QUAGLIATI, Paolo
QUAGLIATI, Paolo. – Di famiglia nobile e benestante, nacque intorno al 1555 a Chioggia, terzo di almeno quattro figli di Francesco.
Non si hanno notizie circa la sua formazione di musicista e di sacerdote. Nel 1594 Quagliati ottenne la cittadinanza romana: nella richiesta dichiarò di risiedere a Roma da vent’anni (Cametti, 1930, p. 30). Nella settimana santa del 1576 il suo nome compare tra i cantanti impegnati nella confraternita di S. Rocco, istituzione con la quale collaborò ancora nel 1586 e nel 1591. La sua presenza in S. Giovanni in Laterano è registrata in un atto capitolare del 22 novembre 1586 (Casimiri, 1984). Un suo madrigale compare nella raccolta collettiva dei Musici della Compagnia di Roma intitolata Le Gioie (Venezia, Amadino, 1589, a cura di N. Pirrotta - G. Gialdroni, Lucca 1993), dedicata da Felice Anerio a Pietro Orsini, vescovo di Spoleto.
Dal dicembre 1591 al marzo 1621 Quagliati fu organista in S. Maria Maggiore: in numerose occasioni gli furono affidati ruoli di responsabilità nel servizio in basilica, come testimoniano pagamenti per varie ‘musiche straordinarie’ promosse tra il 1595 e il 1608. Il 12 luglio 1595 è documentato come organista in S. Apollinare, la chiesa annessa al Collegio Germanico Ungarico. Fu anche attivo come compositore nell’Arciconfraternita del SS. Crocefisso in S. Marcello (pagamenti nel 1595, 1596, 1602, 1603, 1604, 1609, e 1615-18). Il 29 giugno 1598 partecipò alla festa del santo titolare in S. Pietro in Vaticano. È probabile che abbia fatto parte anche della Salve, la formazione musicale amministrata dai Borghese nella Cappella Paolina di S. Maria Maggiore: a quest’istituzione dovette essere legata la raccolta Motecta octonis et psalmus Dixit Dominus duodenis vocibus (Roma 1612), dedicata alla Vergine Maria e al Collegio dei canonici della basilica. Nel 1616 suonò come organista del secondo coro in S. Giacomo degli Spagnoli per la festa del patrono. Lasciato il servizio in S. Maria Maggiore, nel 1621 entrò nell’entourage del nuovo pontefice, Gregorio XV (Alessandro Ludovisi), in veste di protonotario apostolico e ‘aiutante di camera et custode delle gioie’.
La prima attestazione di Quagliati compositore è del 1583, un madrigale a 8 voci incluso dal fiammingo Andreas Pevernage nel florilegio di madrigalisti italiani Harmonia celeste di diversi eccellentissimi musici (Anversa, Phalèse e Bellère). Il resto della produzione musicale di Quagliati vide la luce sotto l’egida di importanti famiglie romane.
Nel 1585 dedicò a Giovanna Gaetana Orsini, contessa di Nerola, un «libro primo» di Canzonette spirituali de diversi a 3 voci (Roma, Alessandro Gardano), parafrasi devote di canzonette profane: ai propri brani ne aggiunse alcuni di musicisti romani eminenti, come Luca Marenzio, Giovanni Maria Nanino e Ruggero Giovannelli. Forse per riguardo all’abito sacerdotale, o per il rango nobiliare dell’autore, i due libri delle Canzzonette [sic] … a tre voci per sonare et cantare composte «a richiesta di varie gentildonne romane» furono editi da Giovanni Luca Conforti, che li dedicò a Isabella Gabrielli de’ Mignanelli e al conte Alessandro Lodovici (Roma, Gardano, 1588); qualche altra canzonetta di Quagliati comparve con l’intavolatura del cembalo e del liuto in due fortunate raccolte collettive promosse dall’incisore romano Simone Verovio nel 1589 e nel 1591, mentre un suo salmo a 8 voci apparve in una collettanea curata dallo stesso Conforti e dedicata a Pietro Aldobrandini, nipote del papa regnante, Clemente VIII (Roma, Coattino, 1592). Nel 1599 Quagliati concorse al Tempio armonico dell’oratoriano Giovenale Ancina (Roma, Muzi). Nel 1601 dedicò al cardinale Ottavio Parravicini, anch’egli affine agli oratoriani, il libro I di Recercate et canzone a 4 voci (Roma, Muzi; a cura di B. Mann, New York-London, 1994; il frontespizio dice «per sonare et cantare», ma i brani non hanno testo poetico).
Nel primo decennio del secolo fu al servizio del cardinale Odoardo Farnese, come testimonia la dedica del Primo libro de’ madrigali a quattro voci (Venezia 1608, a cura di J. Cohen, Middleton, Wis., 1996), composti «per dare una virtuosa recreatione e dilettevole trattenimento» alla cugina del porporato, Serafina di Braganza (era giunta a Roma a fine 1603, consorte del nuovo ambasciatore spagnolo, il marchese di Villena, ed era deceduta nei primi giorni dell’anno dopo).
Accanto a un sonetto di Francesco Petrarca e ad alcuni sdruccioli dall’Arcadia di Iacopo Sannazaro, nel libro abbondano le rime amorose di Battista Guarini. L’avvertenza ai lettori contempla la possibilità dell’esecuzione sia a quattro sia a voce sola con il basso seguente.
Risale al 1611 la pubblicazione del Carro di fedeltà d’amore rappresentato in Roma da cinque voci per cantar soli et insieme, testo di Pietro Della Valle: in coda al dialogo di Apollo, Amore, Arione, Orfeo e Fama, che era stato cantato più volte per le strade di Roma nel Carnevale 1606, il curatore dell’edizione (dedicata a Giustiniana Orsini) aggiunse «alcune arie dell’istesso auttore» a 1, 2 e 3 voci, su rime di Guarini, Sannazaro, Luigi Tansillo, Gabriello Chiabrera e Ansaldo Cebà (cfr. La sfera armoniosa e Il carro di fedeltà d’amore, a cura di V. Gotwals - P. Keppler, Northampton, Ma, 1957; il solo testo poetico in Solerti, 1903, pp. 180-185). Gli Affetti amorosi spirituali a 1, 2 e 3 voci (Roma 1617; ed. parziale in Rorke, 1980) contengono madrigali devoti di Angelo Grillo e del Guarini, villanelle, una romanesca, una terzina e un dialogo: sono dedicati a suor Anna Maria Cesi, monaca nel convento di S. Lucia in Selci (su di lei cfr. Annibaldi, 1999, p. 390 n. 41).
Su tutti i rapporti di clientela prevalse l’«antica servitù» con i Ludovisi (così nella dedica della Sfera armoniosa). Ad Alessandro, arcivescovo di Bologna dal 1612 e cardinale dal 1616 (il futuro Gregorio XV), Quagliati dedicò un libro di mottetti e dialoghi a 2, 3, 4, 5 e 8 voci (Roma 1620; rimane la sola parte del Bassus ad organum). Al cardinal nipote Ludovico Ludovisi lo stampatore romano Robletti dedicò la collettanea sacra Lilia campi a 2-4 voci (Roma 1621) su sprone di Quagliati, «vir non minus musicae quam probitatis antiquae tibi optime notus». Al medesimo cardinale, di cui rimase familiare dopo la morte di Gregorio XV, il musicista dedicò l’ultima sua raccolta, il secondo libro di Motetti e dialoghi a otto voci, concertati con voci sole (Roma 1627). Nel 1623, a cura di Paolo Tarditi, venne in luce La sfera armoniosa, composizione epitalamica per le nozze di Nicolò Ludovisi con Isabella Gesualda principessa di Venosa (l’ultima discendente diretta di Carlo Gesualdo), celebrate l’anno prima (cfr. l’edizione del 1957 citata; contiene anche alcune rielaborazioni vocali e strumentali di madrigali del 1608).
L’edizione, oggi perduta, conteneva un ritratto calcografico di Ottavio Leoni (il disegno originale è a Firenze, Accademia La Colombaria; un altro ritratto a Genova, Palazzo Rosso; cfr. Tordella, 2011). Che sotto la protezione dei Ludovisi il musicista protonotario calamitasse il favore dei musicisti romani traspare anche dalla dedica del Giardino musicale di vari eccellenti autori indirizzatagli nel 1621 dallo stampatore Robletti (vi figurano, tra gli altri, Girolamo Frescobaldi e Stefano Landi).
Morì il 16 novembre 1628 nel palazzo della Cancelleria, dove abitava, lasciando «qualche ricchezza» (Cametti, 1930, p. 33), e fu sepolto a S. Maria Maggiore. Nel testamento olografo aveva nominato erede di gran parte dei suoi averi il cardinale Ludovisi, con la condizione di creare una cappellania nella basilica liberiana.
Una toccata di Quagliati uscì nel Transilvano di Girolamo Diruta, organista nel Duomo di Chioggia (Venezia, Vincenti, 1592). Alcuni mottetti e salmi apparvero nelle collettanee promosse da Fabio Costantini, maestro di cappella orvietano (opp. III, 1616; IV, 1618; XIII, 1639). Sono perduti un libro di mottetti a 1-2 voci (Roma, Robletti, 1625), uno di arie (Le delitie musicali) e uno di «poesie e madrigali concertati» (Il plettro canoro; cfr. Pitoni, 1988).
Sulla scorta del ricordo che nel 1640 ne offrì Pietro Della Valle, suo discepolo (in Solerti, 1903), la storiografia musicale otto-novecentesca ha talvolta voluto ergere Quagliati al rango di un pioniere della monodia moderna in Roma.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchia di S. Lorenzo in Damaso, Liber mortuorum, 1628, c. 135v; Basilica di S. Maria Maggiore, Cappella, voll. IV, 1589-1600; VII, 1620-1631; Giustificazioni, 3-12 (1581-1624); Libro dei Morti, 1003, c. 11r; Archivio di Stato di Roma, Camerale I, Giustificazioni di tesoreria, b. 51, f. 51, c. 3r; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (circa 1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 226 s.
A. Solerti, Le origini del melodramma, Torino 1903, pp. 154-156, 158, 162, 180-185; J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate Fortunato Santini, Düsseldorf 1910, ad ind.; A. Cametti, P. Q., organista e compositore, in Rassegna Dorica, II (1930), pp. 28-34; D. Alaleona, Storia dell’oratorio musicale in Italia, Milano 1945, pp. 334-338; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, pp. 690, 856-858; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana, Firenze 1952, ad ind.; O. Mischiati, Per la storia dell’Oratorio a Bologna. Tre inventari del 1620, 1622 e 1682, in Collectanea Historiae Musicae, III, Firenze 1963, pp. 138, 140; T. Culley, Jesuits and music. A study of the musicians connected with the German College in Rome during the 17th century, Rome-St. Louis, 1970, p. 61; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma 1970, pp. 21, 25 s., 30, 33, 36 s., 44, 46, 52, 54, 59, 63, 118 s., 121 s., 128; A.M. Rorke, The Spiritual madrigals of P. Q. and Antonio Cifra, Ann Arbor, Mi., 1980; J. Lionnet, La “Salve” de Sainte Marie Majeure: la musique de la Chapelle Borghese au 17ème siècle, in Studi musicali, XII (1983), p. 99; J. Burke, Musicians of S. Maria Maggiore Rome, 1600-1700, in Note d’archivio per la Storia musicale, n.s., II (1984), suppl., pp. 21, 30, 36-38, 71, 76; R. Casimiri, Cantori, maestri, organisti nella Cappella Lateranense negli Atti Capitolari (secoli XV-XVIII), a cura di L. Callegari, in Quadrivium, XXV (1984), 2, p. 244; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, p. 258; C. Assenza, La canzonetta dal 1570 al 1615, Lucca 1992, pp. 61, 83, 86, 185-187, 191; R.R. Holzer, «Sono d’altro garbo… le canzonette che si cantano oggi»: Pietro Della Valle on music and modernity in the seventeenth century, in Studi musicali, XXI (1992), pp. 259-264, 288-290; F. Noske, Saints and sinners. The latin musical dialogue in the seventeenth century, Oxford, 1992, pp. 3, 10-12, 17, 25, 30 s., 64, 74 s.; J. Lionnet, La musique à San Giacomo degli Spagnoli au XVIIème siècle, in La musica a Roma attraverso le fonti d’archivio, a cura di B.M. Antolini - A. Morelli - V.V. Spagnuolo, Lucca 1994, pp. 479-505; N. O’Regan, Music at the Roman archconfraternity of San Rocco in the late sixteenth century, ibid., pp. 523 s., 526, 533, 539 s.; C. Annibaldi, recensione a J.W. Hill, Roman monody, cantata, and opera from the circles around Cardinal Montalto, in Early Music History, XVIII (1999), p. 390; L. Della Libera, Repertori e organici nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, in Studi musicali, XXIX (2000), pp. 10-12, 25, 28-32, 34-37, 40, 53 s.; The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 655 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, coll. 1103-1105; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana, I: Edizioni di musica pratica dal 1601 al 1650, Roma 2006, ad ind.; P.G. Tordella, Ottavio Leoni e la ritrattistica a disegno protobarocca, Firenze 2011, pp. 142-144, 154, 175; figg. 50, 104, 150 s.; G. Rostirolla, Musica e musicisti nella basilica di San Pietro. Cinque secoli di storia della Cappella Giulia, Città del Vaticano, 2014, pp. 256, 281 s., 1167.