TOLOSA, Paolo
– Nacque a Napoli nel 1558 da una famiglia aristocratica di lontane origini francesi. Al fonte battesimale ricevette il nome del padre, che era morto poco prima che lui nascesse. Si ignora invece il nome della madre, che tuttavia, appartenendo alla famiglia Sanseverino, era anch’essa di estrazione nobiliare.
Compiuta la sua formazione prima a Napoli e poi a Bologna, nel 1573 decise, come aveva già fatto suo fratello maggiore Marcello, di entrare nell’Ordine teatino. Emise i voti solenni il 4 aprile 1575 e, dopo aver portato a termine gli studi di sacra teologia, fu ordinato sacerdote a Venezia il 2 febbraio 1583.
Avendo evidenziato promettenti qualità diplomatiche e di governo, ricevette l’incarico di condurre le trattative per l’apertura di un convento dell’Ordine a Firenze, che concluse felicemente nel 1592, restando superiore della casa neoistituita per il triennio successivo. Proseguendo la sua carriera direttiva, fu quindi superiore dei conventi di S. Siro a Genova (1595-98) e di S. Paolo a Napoli (1598-1600). Contemporaneamente, si mise in luce per le sue qualità oratorie, che lo portarono a svolgere importanti cicli di predicazione in vari luoghi della penisola, tra cui Lecce (1587), Bologna (1592), Brescia (1596) e Roma (1600). Al 1600 risale il suo primo incarico diplomatico: fece infatti parte della delegazione pontificia, guidata dal cardinale Pietro Aldobrandini, inviata a Chambéry e poi a Lione da papa Clemente VIII con lo scopo di risolvere la guerra insorta tra la Francia e il Ducato di Savoia per il possesso del Marchesato di Saluzzo.
Intanto, resasi vacante la cattedra vescovile di Bovino, in Capitanata, fu preconizzato titolare di quella sede il 30 aprile 1601. In un solo anno di governo episcopale, condusse la visita pastorale, celebrò un sinodo, ma soprattutto eresse il seminario diocesano, imponendo per il suo mantenimento una tassa a carico di numerosi luoghi pii, confraternite e chiese locali. Attivo già a partire dal 1602, l’istituto contava in quell’anno sette alunni e una decina di convittori. Questa intensa attività si interruppe nel maggio del 1602, quando papa Aldobrandini lo prescelse come nunzio apostolico presso il Ducato di Savoia.
Svariati furono i problemi con cui Tolosa dovette misurarsi nel periodo della sua nunziatura. In politica internazionale, la sua azione mirò principalmente a preservare i fragili equilibri nei rapporti tra il Ducato di Savoia e la Francia, conseguiti con il trattato di Lione del 1601, e a contenere gli ambiziosi e velleitari disegni espansionistici di Carlo Emanuele I. Per tali ragioni, dopo il maldestro tentativo del duca di impadronirsi della città di Ginevra, nel 1602, Tolosa si adoperò per ricucire lo strappo con la Francia e creare le condizioni per la pace di Saint-Julien (1603), con cui si riconobbe l’indipendenza della città elvetica. Egli si sforzò inoltre di favorire l’applicazione dei decreti disciplinari tridentini, incontrando però particolari resistenze nelle diocesi della Savoia, tradizionalmente arroccate su posizioni gallicane e perciò inclini a contenere entro precisi limiti il controllo di Roma sulla Chiesa locale. Analoghe difficoltà emersero in relazione alla riforma del clero regolare, anch’esso compenetrato di tendenze gallicane, che si traducevano in rivendicazioni di autonomia nel governo dei conventi, ma che spesso fungevano da copertura per situazioni di rilassatezza della disciplina regolare. Tolosa mirò inoltre a contenere le infiltrazioni della religione riformata nel Ducato, consolidando l’attività missionaria dei cappuccini nelle zone valdesi al di qua delle Alpi e sostenendo con aiuti materiali la Casa santa di Thonon, istituita nel 1599 con lo scopo di costituire un solido avamposto del cattolicesimo nello Chablais.
Forti contrasti con Carlo Emanuele emersero in relazione al cosiddetto indulto nicolaiano, un privilegio papale accordato nel 1451 ai duchi di Savoia, che concedeva loro ampi poteri di controllo sulle nomine vescovili e sul sistema beneficiale del Ducato, di cui Tolosa si sforzò (senza grossi risultati) di far valere un’interpretazione restrittiva. Tensioni analoghe furono provocate dalla contestata proroga dell’imposizione di una tassa di 10.000 scudi a carico del clero sabaudo, che Carlo Emanuele I aveva ottenuto nel 1587 da Roma: questa volta Tolosa si adoperò con successo affinché la proroga non fosse concessa e la pressione fiscale sul clero diminuisse.
Gli attriti con Carlo Emanuele furono all’origine della brusca conclusione del suo incarico presso la corte savoiarda: fu infatti il duca a chiederne formalmente la destituzione a Roma nel febbraio del 1606, accordata nel giugno successivo. Egli peraltro non ebbe altri incarichi diplomatici, circostanza che va probabilmente letta alla luce dell’ostilità del nuovo papa Paolo V verso il cardinale Aldobrandini, a cui Tolosa era considerato vicino.
Avendo inoltre mancato di poco la nomina a cardinale nel 1604, Tolosa dovette tornare nella povera e periferica diocesi di Bovino, dove sarebbe rimasto per un decennio, pur alternando la presenza in diocesi con lunghi soggiorni a Napoli, giustificati, agli occhi delle autorità romane, con motivi di salute. Gli atti più rilevanti del suo lungo governo episcopale furono la celebrazione dei sinodi con cadenza annuale (con la sola eccezione del 1611) e il favore accordato all’insediamento di nuove comunità di religiosi a Bovino, nella fattispecie i fatebenefratelli (1608) e i gesuiti (1607). Con la loro presenza, questi ultimi avrebbero non solo provveduto all’istruzione superiore, ma anche supplito alla formazione del clero, essendo stato nel frattempo dismesso, per mancanza di rendite, il seminario eretto da Tolosa nel 1602.
Il 16 dicembre 1615 fu trasferito alla chiesa arcivescovile di Chieti. Anche qui si impegnò a consolidare il seminario, aggregando all’istituto le rendite di numerosi benefici semplici, compì la visita canonica del vasto territorio diocesano e celebrò un sinodo nel 1616. Morì a Chieti il 3 ottobre 1618.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale dei teatini, ms. 152: L. Guarini, Storia di Mons. D. Paolo Tolosa vescovo di Bovino, nunzio al duca di Savoia, ed indi arcivescovo di Chieti.
V. Giliberti, La Torre. Orazione funebre in lode di Monsignor P. T. cherico regolare e arcivescovo di Chieti, recitata in Firenze nella chiesa di S. Michele de’ Teatini, Firenze 1619; D. Pietropaoli, Historia della vita, morte e miracoli e traslatione di S. Marco confessore, vescovo di Lucera e protettore della città di Bovino [...] con un catalogo nel fine delli vescovi di Bovino, Napoli 1631, pp. 59 s., 120-132; I. Silos, Historiarum Clericorum Regularium a congregatione condita, I, Romae 1650, p. 536, II, 1655, pp. 64, 92, 100 s., 108 s., 137, 365, 423 s., III, Panormi 1666, pp. 627, 629; G. Nicolino, Historia della città di Chieti, Napoli 1657, pp. 198-201; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae, VI, Romae 1659, coll. 960-962; F. Vezzosi, I scrittori de’ cherici regolari detti Teatini, II, Roma 1780, pp. 346 s.; G. Ravizza, Memorie istoriche intorno la serie de’ vescovi ed arcivescovi teatini, Napoli 1830, pp. 37 s.; V. D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1848, pp. 88 s.; C. Padiglione, La biblioteca del Museo nazionale nella Certosa in S. Martino in Napoli, Napoli 1876, pp. 227, 513, 526, 547; H. Biaudet, Les nonciatures apostoliques permanentes jusqu’en 1648, Helsinki 1910, pp. 256, 289; G. D’Annunzio, I sinodi teatini dopo il Concilio di Trento, in Bollettino diocesano teatino, XXXII (1926), pp. 323-329; P. Gauchat, Hierarchia catholica Medii et recentioris aevi, IV, Monasterii 1935, pp. 120, 332; A. Erba, La chiesa sabauda tra Cinque e Seicento. Ortodossia tridentina, gallicanesimo savoiardo e assolutismo ducale (1580-1630), Roma 1979, passim; V. Maulucci, Mons. P. T. vescovo di Bovino, nunzio apostolico in Savoia, arcivescovo di Chieti, in Regnum Dei, XLVII (1991), pp. 65-364; G. Meaolo, I vescovi di Chieti e i loro tempi, Vasto 1996, pp. 149-158.