UNGARI, Paolo
– Nacque a Milano il 25 maggio 1933, da Mario, commercialista di origine fiorentina di spiccato orientamento antifascista, e da Giulia Bistagnino.
Frequentò brillantemente il liceo Parini, dove diresse per anni il giornale studentesco La Zanzara. Ammesso al Collegio Ghislieri dell’Università di Pavia, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma si laureò nel dicembre del 1957 all’Università di Roma sotto la guida di Tullio Ascarelli. Durante quel periodo formativo fu uno dei più giovani e dei più attivi esponenti della ‘democrazia universitaria’, vissuta da Ungari con un robusto spirito laico e da posizioni terzaforziste, con l’intento «di far vivere, [...] reinterpretate creativamente, le grandi alternative del più moderno dialogo di pensiero europeo» (Prefazione all’opera, in G. Quagliariello, Storia della goliardia politica nel dopoguerra (1943-1968), I, Studenti e politica. Dalla crisi della goliardia prefascista al primo congresso nazionale universitario (1925-1946), Manduria 1987, p. XXV). Aderente all’Unione goliardica italiana (UGI), al congresso dell’Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana (UNURI) tenutosi a Grado nel 1955, Ungari riuscì a fare eleggere nove consiglieri su ventuno dell’UGI (tra cui lui stesso); l’anno seguente venne eletto presidente dell’UNURI, carica che mantenne fino al luglio del 1957. Dal 1953 era inoltre responsabile degli studenti medi nella Gioventù liberale, incarico che abbandonò nel 1956 quando fu tra i fondatori, insieme a molti altri transfughi del Partito liberale italiano, del Partito radicale.
Terminata la formazione universitaria, fu prima borsista dell’Istituto Benedetto Croce a Napoli, poi dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma, compiendo anche un lungo soggiorno presso l’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Furono quelli gli anni in cui Ungari iniziò ad affinare una propria innovativa metodologia di studio del diritto: mettendo in discussione le certezze dello studioso ancorato alla norma positiva, Ungari riteneva che solo ampliando in senso diacronico e sincronico la complessità dei fenomeni giuridici era possibile trasformare il giurista da tecnico, avulso dalle vitali esigenze della società, a protagonista moralmente impegnato per il bene comune.
Inizialmente assistente volontario di Giuseppe Maranini all’Istituto Cesare Alfieri di Firenze, dove svolse insieme ad Alberto Spreafico una serie di lezioni dedicate a un tema fino ad allora pressoché sconosciuto, quello della storia della pubblica amministrazione italiana (A. Spreafico - P. Ungari, Profilo storico della pubblica amministrazione nell’Italia moderna, Firenze 1960), nel 1961 risultò vincitore del concorso per revisore alla Camera dei deputati. Assegnato in un primo tempo alla direzione dell’Ufficio processo verbale e resoconti, percorse nella sede parlamentare una brillante carriera, divenendo prima referendario (1964) e poi consigliere (1970) al Servizio studi, legislazione e inchieste parlamentari che finì per dirigere come vicario nel 1972. Insieme alle attività di studio e ricerca connesse al suo incarico, Ungari continuò la propria autonoma riflessione dando alla luce due monografie: nel 1963, Alfredo Rocco e l’ideologia giuridica del fascismo (Brescia; una seconda edizione vide la luce nel 1974), e nel 1967, L’età del codice civile. Lotta per la codificazione e scuole di giurisprudenza nel risorgimento (Napoli).
Con la prima Ungari portava alla luce, senza alcuna compiacenza o indulgenza, il nucleo più serio del pensiero giuridico-politico del guardasigilli del fascismo, remando controcorrente nei confronti di una storiografia tesa perlopiù a guardare al fascismo come mera prassi liberticida. Per Ungari l’ideologia di Rocco non aveva nulla di dilettantesco e parolaio, ma derivava per linea retta da un nazionalismo di destra, dove le idee di gerarchia, di ‘Stato forte’ e dei sindacati come organi statali si saldavano in una coerente armatura che il fascismo al potere cercò malamente di fare propria. Con la seconda, ribadendo la propria predilezione per le epoche più recenti della storia del diritto, affrontava la storia della nostra codificazione unitaria, non tanto dissecando l’origine dei singoli istituti, come era aduso il metodo di ascendenza pandettistica, ma portando alla luce la varietà e difformità di prospettive giuridiche che avevano accompagnato la formazione del codice del 1865: ne risultava un inedito affresco di ‘scuole di giurisprudenza’ dietro le quali traspariva una nozione di pensiero giuridico non tanto inteso come astratto sistema di concetti, ma come un provvisorio travaglio concettuale che trae sostanza dai contesti in cui prende forma e dà veste costituzionale alla società.
Vinta la libera docenza nel 1967, Ungari affiancò ai propri lavori parlamentari l’insegnamento universitario: fu professore incaricato all’Istituto superiore di scienze sociali di Trento (1967-68) e poi, a partire dal 1969, a Roma, prima all’Istituto di filosofia e poi alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari; in seguito approdò a Padova, dove dal 1972 ricoprì la prima cattedra italiana di storia del diritto moderno e contemporaneo, e dove venne chiamato una volta vinto l’ordinariato nel 1975. A partire dai primi anni Sessanta Ungari aveva aderito al Partito repubblicano italiano (PRI), in quanto riteneva che il Partito radicale, soprattutto per influenza di Marco Pannella, avesse abbandonato la sua originaria matrice liberale, perdendo in tal modo ogni ragion d’essere nella vita pubblica e riducendo i suoi effettivi a un ingrato ruolo di «socialisti di complemento» (lettera a Eugenio Scalfari, Milano 7 ottobre 1959, Roma, Archivio centrale dello Stato, Archivio Ugo La Malfa, b. 3, f. 19).
Data a questo periodo il suo matrimonio con la sociologa della letteratura Graziella Pagliano (Parigi, 1° luglio 1964), da cui non ebbe figli e da cui avrebbe divorziato alla fine del 1986.
In quegli stessi anni Ungari compiva una felice sintesi tra impegno politico, studi preparatori dell’attività parlamentare e prospettiva storica di cui entrambi dovevano alimentarsi. Nel 1970, all’avvio dei dibattiti che portarono cinque anni dopo alla nuova legge sul diritto di famiglia, diede alle stampe Il diritto di famiglia in Italia. Dalle costituzioni giacobine al Codice civile del 1942 (Bologna; ristampato, senza l’apparato documentario e con il titolo Storia del diritto di famiglia in Italia, 1796-1942, ancora nel 1974), fornendo una sua particolare interpretazione alla documentazione raccolta dal Servizio studi della Camera dei deputati nei tre volumi Ricerca sul diritto di famiglia, pubblicati tra il 1966 e il 1969. L’anno successivo il Profilo storico del diritto delle società di capitali in Italia (Roma), anch’esso germinato dalla documentazione raccolta nel 1968 dal Servizio studi e ristampato ampliato nel 1974 con il titolo Profilo storico del diritto delle anonime, quasi a legittimare l’istituzione della Commissione nazionale per le società e la borsa avvenuta in quell’anno. Nel 1971 fu la volta del Profilo storico del diritto parlamentare in Italia. Corso universitario 1970-1971 (Roma), dove approfondiva da un punto di vista storico l’idea del segretario generale della Camera di allora, Francesco Cosentino, che intendeva fissare lo stato del diritto parlamentare vigente prima della grande riforma di Sandro Pertini del 1971.
In tutte queste ricerche Ungari dava prova di una rinnovata storia giuridica finalizzata a dar conto dell’ordinamento ‘di fatto’, ovvero in che modo una società storicamente data abbia espresso la propria dimensione giuridica. Superando le secche formalistiche di una storia della legislazione che ritiene che la norma posta coincida con la norma effettiva, Ungari recuperava la lezione del suo maestro Ascarelli in base alla quale il diritto dei privati evolve in continua dialettica tra la struttura e la funzione, in risposta al divario tra la realtà pratica e il sistema giuridico positivo. Compito del giurista è allora quello di portare a compimento, calandosi nella propria realtà storica, l’unità dell’ordinamento giuridico, adattando gli istituti alla realtà sociale e mediando tra conservazione e creazione: il giurista diviene, in base a questa concezione, il soggetto deputato per antonomasia a operare sul piano della medietà delle riforme e la ricerca storica si pone al servizio di una specifica politica del diritto, che per Ungari doveva indirizzarsi verso sempre più stringenti conclusioni in tema di garanzia della libertà.
Accanto ai contributi prettamente storici che avrebbero dovuto condizionare il varo delle numerose riforme sul tappeto, in quegli stessi anni Ungari collaborò attivamente con il PRI, sia commentando quasi settimanalmente gli avvenimenti politici su La Voce repubblicana (con lo pseudonimo Il Principe in Repubblica), sia lavorando all’interno della Commissione studi costituzionali del partito: in buona parte suo è lo schema di legge sulla disciplina giuridica dei partiti predisposto dalla commissione nel 1965, i cui elementi qualificanti sono l’acquisizione della personalità giuridica di diritto privato, conseguita con il deposito dello statuto presso la Corte costituzionale, e la rappresentanza delle minoranze in tutti gli organi deliberativi e di controllo: d’altronde, Il diritto dei partiti in Italia (1945-1970) è stata l’ultima ricerca da lui coordinata presso il Servizio studi della Camera nel 1975, prima di entrare in maniera definitiva nei ruoli universitari. Suo inoltre è il documento sui problemi istituzionali approvato dal XXXI Congresso del PRI tenutosi nel novembre del 1971, nel quale affrontava una lucida disanima delle disfunzioni dello Stato italiano al fine di approntare istituzioni «idonee alla realizzazione di politiche di decentramento autonomistico, di programmazione democratica, di inserimento in aree internazionali sempre più vaste» (Una prospettiva: il 31. Congresso nazionale del PRI, Roma 1971, p. 79). Capo di gabinetto di Ugo La Malfa, vicepresidente del Consiglio nel quarto governo Moro negli anni 1974-75, all’interno del governo Spadolini del 1981-82 è stato consulente per gli Affari costituzionali nello staff del capo di gabinetto Andrea Manzella e da allora ha fatto parte nella direzione del partito con la delega per la riforma dello Stato.
Nel 1981, dopo un breve distacco nel 1976 alla Scuola superiore della pubblica amministrazione di Caserta, Ungari approdò a Roma alla facoltà di scienze politiche della Libera Università internazionale delle scienze sociali (LUISS), dove fu vicepreside dal 1982 al 1986 e preside dal 1986 al 1992, insegnando alternativamente storia del diritto italiano, storia delle istituzioni politiche e storia delle codificazioni a giurisprudenza. Durante la sua presidenza, riuscì a rilanciare la facoltà (minacciata di soppressione nel 1987) dando vita a un ordinamento in cui confluivano studi storici, studi politico-sociali, studi giuridici e studi economici, ciascuno sviluppato in chiave critico-comparativa e introducendo anche insegnamenti inediti nel panorama italiano, come il corso di storia della questione femminile, inaugurato nel 1985, o quello di diritti umani, da lui stesso assunto a partire dal 1987. Per sua iniziativa venne inoltre istituita nel 1983 presso la facoltà una scuola di giornalismo, volta a formare i giovani ai nuovi media, e il corso di perfezionamento per funzionari parlamentari, realizzando un progetto che aveva invano tentato di introdurre alla Sapienza quando era funzionario parlamentare.
Iniziato alla massoneria nel 1978, un’istituzione che Ungari intendeva come avamposto della difesa dei diritti sulla scia del ruolo da essa svolto durante l’esilio degli anni Trenta del Novecento, nell’ultima parte della sua vita si dedicò integralmente alla tutela dei diritti umani. Nominato nel 1982 da Bettino Craxi presidente della commissione per i diritti umani presso la Presidenza del Consiglio, compì numerose missioni specie in Asia e in Europa orientale sia come osservatore elettorale sia per compiti ispettivi per conto dell’Italia e dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Nel 1990 fondò alla LUISS il Centro di ricerca e di studi sui diritti umani, dove fu promotore di una serie di convegni (L’Unione europea e i diritti dell’uomo: l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Roma, Roma 1995, con M.P. Pietrosanti Malintoppi; Razzismo, xenofobia, antisemitismo, intolleranza e diritti dell’uomo, Roma 1996; Verso un tribunale permanente internazionale sui crimini contro l’umanità: precedenti storici e prospettive di istituzione, Roma 1998; Dalla dichiarazione universale del 1948 alle odierne ipotesi di convergenza mediterranea sui diritti umani, Roma 2000, con M. Modica). Presiedette inoltre dal 1991 il gruppo di lavoro costituito all’interno della Commissione per la difesa dei diritti dell’uomo dell’Accademia dei Lincei, allo scopo di realizzare un’inchiesta, durata cinque anni, sull’insegnamento e sull’informazione dei diritti dell’uomo in Italia. Fece parte del gruppo tecnico italiano che cooperò alla creazione, nel 1999, a Roma del tribunale penale internazionale.
Nel frattempo, il 25 luglio 1992, si era unito in seconde nozze a San Pietroburgo con Fiammetta Geddes da Filicaia.
Morì a Roma, in circostanze che non sono mai state chiarite, precipitando nel vano dell’ascensore di un immobile di via dell’Ara Coeli 12, il 6 settembre 1999.
Fonti e Bibl.: Roma, Fondazione Magna Carta, Archivio delle associazioni e rappresentanze studentesche universitarie. UNURI, bb. 29, 231, 279, 281; UGI, bb. 13, 25, 37, 48; Partiti politici e loro movimenti giovanili, bb. 21bis, 43; Partito radicale, b. 2; Archivio del Servizio del Personale della Camera dei deputati, ad nomen; Archivio centrale dello Stato, Archivio Ugo La Malfa, bb. 3, f. 19; 36, f. 167; 63, f. 444; Archivio storico dell’Accademia dei Lincei, Commissione per la difesa dei diritti dell’uomo, bb. 19-32; Firenze, Fondazione Nuova Antologia - Giovanni Spadolini, Archivio Giovanni Spadolini. Ministro fondatore dei beni culturali, b.1; LUISS, Ricordo di Paolo Ungari, Roma 2000.
F. Sofia, Introduzione a P. Ungari, Storia del diritto di famiglia in Italia, 1796-1975, Bologna 2002; M. Nardozza, Codificazione e cultura giuridica nel pensiero di P. U., in Honos alit artes. Studi per il settantesimo compleanno di Mario Ascheri. L’età moderna e contemporanea. Giuristi e istituzioni fra Europa e America, a cura di P. Maffei - G.M. Varanini, Firenze 2004, pp. 79-87; Id., U. P., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (secc. XII-XX), a cura di I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1999 s.; P. Pastorelli, L’Unione goliardica italiana (1946-1958). Biografie di protagonisti, Bologna 2015, pp. 142-144 e passim.