VAIANI, Paolo
VAIANI (Vayani, Vagiani, Vigiani, Bayani; de Vayanis), Paolo. – Nacque a Roma, probabilmente nel primo quarto del XIV secolo da Pietro, esponente di una facoltosa famiglia dell’aristocrazia municipale romana che nel corso del Trecento si distinse nelle professioni giuridiche, in particolare ricoprendo gli uffici di vertice dell’ordine giudiziario capitolino.
I Vaiani risiedevano nel rione Ponte, nei pressi dell’antico Canale di Ponte, dove erano proprietari di un complesso di edifici: la Cronica dell’Anonimo Romano menziona, nel racconto dell’inondazione del Tevere del 1345, la «casa delli Vaiani» (un documento del 1399 fa riferimento alla casa di Paolo Vagiani, collocata nel medesimo rione).
Pietro Vaiani, padre di Paolo, compiuti gli studi giuridici probabilmente a Bologna, fu a lungo camerarius Urbis («miles Petrus Bay[a]nus... camerarius in Urbe», 1317, de Boüard, 1920, p. 303; «Petro Bayano juris perito [...] camerarius Urbis», 1334, Vitale, 1791, pp. 243 s.; «Petrus Varani iudex palatinus et camerarius Urbis», 1335, Vendettini, 1778, p. 30) e, a partire almeno dal 1312, ricoprì l’ufficio di iudex palatinus de assectamento, ossia giudice monocratico e membro del tribunale collegiale della curia capitolina. Svolse per il Comune romano varie ambascerie ad Avignone: nel giugno del 1327 il governo dei «52 di popolo», salito al potere con una sommossa, lo inviò con due altri ambaxiatores alla corte papale per chiedere il ritorno a Roma di Giovanni XXII. Bartolomeo Vaiani, quasi certamente fratello di Paolo, anch’egli residente e proprietario di case nel rione Ponte, approvò nel 1346 gli statuti dell’arte della lana di Roma in qualità di giudice palatino e di vicario dei due senatori in carica.
Della formazione di Vaiani, dei suoi studi giuridici, del conseguimento del titolo dottorale non si hanno notizie. Egli fa la sua prima apparizione nelle fonti nel novembre del 1337, insieme al padre, in veste di testimone di una tregua stipulata in Campidoglio tra le fazioni baronali.
La prima attestazione di un suo incarico pubblico risale al 25 ottobre 1342. In questa data il miles e legum doctor Vaiani, giudice palatino super appellationibus et aliis extraordinariis causis, e un suo collega parteciparono al consilium Urbis, in qualità di vicari dei due senatori in carica, assenti da Roma (Falco, 1913-1916, 1988, p. 78). Vaiani ricoprì ripetutamente l’ufficio di giudice della curia capitolina, almeno fino al 1365 («sapiens vir dominus Paulus Vayani judex palatinus et collateralis [...] dominorum septem reformatorum», 25 giugno 1365: Statuti della città di Roma, a cura di G. Re, 1880, p. XLIII, nota 1; «Paulus Varani miles et legum doctor, iudex palatinus», 6 luglio 1365: Biblioteca apostolica Vaticana, Ott. lat. 2554, I, c. 165r). La perdita dell’archivio capitolino non consente una completa ricostruzione dell’esperienza professionale prestata per il Comune romano.
Quanto al rango sociale di Vaiani e alla sua integrazione nella vita economica e sociale della città i protocolli dei notai romani mettono bene in luce questi aspetti.
Egli compare come testimone in atti privati di particolare rilievo: accordi matrimoniali, prestiti, compravendite di cospicue unità immobiliari, atti nei quali i contraenti sono eminenti personalità cittadine. La sua partecipazione ad alcuni atti importanti della famiglia Orsini fa supporre uno speciale legame dello iudex con questa famiglia.
Il titolo distintivo di miles che lo designa nelle fonti attesta la sua appartenenza ai cavallerotti (cavallarocti), un aggregato di famiglie che si collocava in una posizione mediana, tra i lignaggi cittadini più eminenti – i barones Urbis o magnates – e i populares. Era un gruppo eterogeneo quanto a composizione sociale, costituito da famiglie del tradizionale cavalierato cittadino e da altre come i Vaiani di più recente arricchimento. I cavallerotti – cui gli statuti comunali riconoscevano uno specifico status giuridico – sostennero in alleanza con i populares l’esperienza politico-istituzionale del tribunato del 1347.
Cola di Rienzo si avvalse, dopo l’ascesa al potere (20 maggio 1347), della collaborazione di Vaiani. Il tribuno lo inviò come ambasciatore presso alcune città dell’Italia centrale e settentrionale, tra cui Firenze, per raccogliere consensi intorno al progetto di elezione a Roma di un imperatore italiano. La menzione di Vaiani è contenuta nella lettera-manifesto del 19 settembre 1347, nella quale Cola, forte di un parere del collegio dei giudici romani e di altri giuristi – tra i quali certamente lo stesso Vaiani – affermava la sopravvivenza nei cittadini romani dell’originaria potestas del populus Romanus.
Anche dopo la caduta di Cola Vaiani ottenne importanti incarichi pubblici fuori città: tra l’inizio del 1352 e i primi mesi del 1353 ricoprì l’ufficio prestigioso di podestà di Firenze («Paulus Petri de Vaianis de Urbe»); nel 1354 fu nominato podestà di Todi («Paolo di Vaiano di Roma»), nel 1356 di Arezzo («Paolo di Vajano da Roma). Più tardi fu podestà di Pistoia (1367, «Paolo dei Vaiani da Roma») e nel 1376 rifiutò la podesteria di Lucca.
I cronisti fiorentini ne sottolinearono l’azione decisa e il rigore nell’esercizio della giurisdizione e della funzione esecutiva: Matteo Villani nella Cronica lo rappresenta come «uomo aspro e rigido nella giustizia» (M. Villani, Cronica..., a cura di G. Porta, I, 1995, p. 393); Marchionne di Coppo Stefani – che lo descrive «uomo savio ed astuto e pratico» – riferisce nella Cronaca fiorentina (a cura di N. Rodolico, I, 1903, p. 243) alcuni episodi che ne mettono in luce l’intransigenza e la scaltrezza.
L’adesione di Vaiani al regime popolare insediatosi a Roma nel 1358, destinato a reggere il governo cittadino per un quarantennio, è attestata – oltre che dalla sua posizione istituzionale di giudice e collaterale della nuova magistratura dei Sette riformatori rei publicae Romanorum (estate del 1365) e più avanti nel tempo (1379) da un acquisto collettivo del sale a sostegno delle casse comunali – soprattutto dall’incarico affidatogli dai consigli cittadini dello status popularis («ex deliberatione privati et generalis consilii Urbis», Archivio storico capitolino, Camera Capitolina, cred. XV, t. 45, c. 4r) di redigere gli statuti cittadini in collaborazione con altri due legum doctores. Gli statuti del Comune di popolo, promulgati negli anni 1360-63, costituiscono il primo corpus statutario del Comune romano pervenuto, forse il primo organicamente concepito, alla cui realizzazione Vaiani – unico componente romano della commissione di dottori – diede un contributo preminente. Ancorché ampliati, emendati, in varie parti modificati e integrati da disposizioni successive al ritorno del Comune romano sotto la signoria pontificia, gli statuta Urbis del 1360-63 restarono per secoli alla base della legislazione comunale romana.
Proprietario di terreni fuori porta Castello in «prata Sancti Petri», Vaiani era membro della Società dei Raccomandati del Salvatore ad Sancta Sanctorum, esclusivo sodalizio confraternale romano che egli beneficò con un sostanzioso lascito testamentario. Nell’ultimo atto in cui compare in vita, del 3 dicembre 1379, Vaiani acquistò una quota del sale da estrarre da una salina comunale, che la Camera Urbis pose in vendita per immediate esigenze di liquidità del Comune.
Dal Liber anniversariorum della Società del Salvatore, che registrava l’elenco degli anniversari dei soci e i loro lasciti, si evince che egli fu seppellito nella chiesa dei Ss. Celso e Giuliano, nel rione Ponte.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Ott. lat. 2554: D. Jacovacci, Repertorii di famiglie, I, c. 165r; Vat. lat. 8040: P.L. Galletti, Storia dei magistrati Romani dall’anno 917 al 1577, I, c. 80r; Archivio S. Angelo in Pescheria, not. Scambi, I, 11, c. 99rv; Archivio di Stato di Firenze, Atti del podestà del Comune di Firenze, nrr. 850-897 (1352-1353); Archivio di Stato di Roma, Collezione delle pergamene (Ospedale S. Spirito in Sassia), cass. 61¸ perg. 136; Roma, Archivio storico capitolino, Camera Capitolina, cred. XV, t. 45 (Statuta Urbis), c. 4r; Notai, Sezione I, not. Paolo de Serromanis, vol. 649/7, cc. 31r-33r; 649/12, cc. 51v-52r; 649/14, cc. 60r-86v; Statuti della città di Roma, a cura di C. Re, Roma 1880 (sed 1880-1883), p. 1; Statuti dei mercanti di Roma, a cura di G. Gatti, Roma 1885, p. 69; S. Riezler, Vatikanische Akten zur deutschen Geschichte in der Zeit Kaiser Ludwigs des Bayern, Innsbruck 1891, p. 336; Statuti delle arti dei merciai e della lana di Roma, a cura di E. Stevenson, Roma 1893, p. 165; Gli archivi della storia d’Italia, a cura di G. Mazzatinti, III, Rocca San Casciano 1900-1901, p. 122, n. 154; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico, I, in RIS, XXX, 1, Città di Castello 1903, p. 243; C. De Cupis, Regesto degli Orsini, in Bollettino della Società di storia patria Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi, s. 2, XV (1903), pp. 192-196, XVI (1904), pp. 77-85, XVIII (1906), p. 174; Liber anniversariorum societatis Salvatoris ad Sancta Sanctorum, in Necrologi e libri affini della provincia Romana, a cura di P. Egidi, I, Roma 1908, pp. 317-541 (in partic. pp. 324-326); Briefwechsel des Cola di Rienzo, a cura di K. Burdach - P. Piur, I-V, Berlin-Leipzig 1912-1929, II, 3, pp. 152-157, II, 5, p. 236; Regesta chartarum. Regesto delle pergamene dell’Archivio Caetani, a cura di G. Caetani, I-VI, Perugia - San Casciano Val di Pesa 1922-1932, II, San Casciano Val di Pesa 1922, pp. 134, 148 s., 185, 225, III, 1928, pp. 9-11; A. Mercati, Nell’Urbe dalla fine di settembre 1337 al 21 gennaio 1338. Documenti seguiti da altre “Varia” dall’Archivio Segreto Vaticano, in Miscellanea Historiae Pontificiae, X (1945), p. 71; Anonimo Romano, Cronica, a cura di G. Porta, Milano 1979, p. 138; Il protocollo notarile di Lorenzo Staglia (1372), a cura di I. Lori Sanfilippo, Roma 1986, pp. 125-127; M. Villani, Cronica, con la continuazione di F. Villani, a cura di G. Porta, I, [Milano]-Parma 1995, p. 393.
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