PAOLO Veneto
Paolo Nicoletti, detto Paolo Veneto o Paolo di Venezia, nacque a Udine intorno al 1372. Monaco eremitano, ebbe gran fama, nel sec. XV e nella prima metà del XVI, come commentatore d'Aristotele. Compiuti gli studî a Oxford e quindi a Padova, in quest'ultima città professò fra il 1408 e il 1415 come artium liberalium et sacrae theologiae doctor, dapprima nelle scuole del suo ordine e quindi nel pubblico Studio, polemizzando col suo antagonista Antonio d'Urbino. Intorno al 1408 fu nominato da Gregorio XII vicario generale degli Eremitani, ma per breve tempo; tenne poi per circa un ventennio la carica di provinciale. ll 25 gennaio 1413 fu designato ambasciatore di Venezia presso il re di Polonia. Il 6 giugno 1415, il Consiglio dei Dieci dovette prendere un provvedimento contro di lui, perché da due mesi s'era allontanato da Padova; l'anno successivo gl'impose di non lasciare Venezia; ma la proibizione fu presto tolta, a condizione però ch'egli non si recasse al concilio di Costanza. Il 10 luglio 1426, mentr'era probabilmente a Ferrara, il governo della Serenissima lo citò a discolparsi di accuse mossegli, e l'8 agosto lo confinò a Ravenna. Ma il Nicoletti abbandonò questa dimora, e si diede a peregrinare a Firenze, a Siena, a Bologna, a Parma e a Perugia, insegnando negli studî di queste città. A Siena sostenne un'aspra lotta contro Francesco Porcari, arso vivo come eretico. Nel 1428 ottenne di ritornare a Padova, dove morì il 15 giugno 1429.
Opere principali: l'Expositio super octo libros physicorum Aristotelis necnon super comento Averois (del 1409); la Summa naturalium, sommario di tutte le opere fisiche di Aristotele (anteriore al 1421); commenti al De generatione et corruptione, al De caelo e al De anima. Ma l'opera cui egli deve la sua celebrità è la Logica magna, della quale è compendio la Logica parva, più comunemente nota col titolo di Summulae logicae (del 1428), che nel 1496 ebbe l'onore d'essere adottato per decreto come testo d'insegnamento nello Studio padovano. A lui viene talora attribuito anche un trattato De compositione mundi, che non è che un rifacimento latino dell'opera di Ristoro d'Arezzo. Spirito superficiale, senza originalità, Paolo Veneto subì, in diversi periodi della vita, l'influenza della scuola terminista, quella d'Averroè, d'Alberto di Sassonia e d'altri, ma senza conservarne un'impronta ben definita.
Bibl.: G. Tiraboschi, St. d. lett. it., Modena 1790, VI, i, pp. 330-34; E. Renan, Averroès et l'averroïsme, Parigi 1860, pp. 273-75; T. F. Momigliano, P. V. e le correnti del pensiero religioso e filosofico nel suo tempo, Torino 1907, intorno alla quale opera cfr. G. Gentile, Studi sul Rinascimento, Firenze 1923, pp. 76-85; P. Duhem, Le mouvement absolu et le mouv. relatif, in Revue de philos., Montligeon (Orne) 1909, pp. 139-56; id., Le système du monde, IV, Parigi 1916, pp. 280-89; L. Thorndike, A history of magic and experimental science, II, Londra 1923, pagine 874-947.