Villaggio, Paolo
Attore cinematografico e scrittore, nato a Genova il 31 dicembre 1932. Pur avendo dimostrato in molte occasioni di potersi identificare con vari generi e ruoli, il suo istintivo talento da caratterista lo ha portato al successo soprattutto con i personaggi, da lui inventati, di Fantozzi, Fracchia e del prof. Kranz, rappresentazioni di un reale disagio sociale, nonostante la loro forte vena comica e grottesca. La maggior parte dell'attività artistica di V. si è svolta prevalentemente sotto la direzione di Neri Parenti, Sergio Corbucci e Luciano Salce, che hanno collaborato anche alla creazione dei suoi personaggi, ma ha avuto modo di apparire in film di registi come Nanny Loy, Steno, Mario Monicelli, Luigi Comencini, Ettore Scola. Il suo talento ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il David di Donatello conferitogli nell'edizione del 1989-90 per La voce della luna (1990) di Federico Fellini, il Nastro d'argento nel 1994 per Il segreto del bosco vecchio (1993) di Ermanno Olmi e il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia nel 1992.
V. esordì nel cabaret alla fine degli anni Sessanta e debuttò in televisione nella trasmissione Quelli della domenica (1968) di Romolo Siena, cominciando a presentare al pubblico i personaggi di Fracchia, di Fantocci (poi Fantozzi) e del prof. Kranz. Passò al cinema con I quattro del Pater Noster (1969) di Ruggero Deodato, cui seguì Brancaleone alle Crociate (1970) di Monicelli nel quale è un 'alemanno' molto simile al personaggio del prof. Kranz. La sua fisicità e la capacità di rendersi grottesco e di rappresentare figure sgradevoli, lo fecero risultare particolarmente credibile nella parte di un sordido vecchio in Touche pas la femme blanche (1974; Non toccare la donna bianca) di Marco Ferreri. Nel 1971 la casa editrice Rizzoli raccolse i suoi racconti, pubblicati sulla rivista "l'Europeo", che hanno per protagonista il ragionier Ugo Fantozzi; il libro ebbe un grande successo, ma soltanto qualche anno più tardi fu realizzato il primo di una lunga serie di film che mettevano in scena le avventure tragicomiche dello sfortunato impiegato. Fantozzi (1975) venne tratto da due libri di V. (Fantozzi e Il secondo tragico libro di Fantozzi) e sceneggiato da Piero De Bernardi, dallo stesso V. e da Salce, che firmò la regia del film e del successivo capitolo della saga (mentre, al gruppo degli sceneggiatori, si sarebbe aggiunto Leo Benvenuti). Il grande successo di pubblico portò l'attore a riproporsi in una serie di sequels sempre incentrati sulla figura dell'impiegato Fantozzi, sui personaggi che ne condividono l'ambiente di lavoro e sulla sua mediocre e triste famiglia. V. però sa descrivere questa realtà stemperando i dolori della piccola borghesia dei 'colletti bianchi' e prendendo spunto, oltre che da una ricca letteratura del primo Novecento, anche dalle sue vicissitudini personali, quale ex impiegato (ma con mire dirigenziali) dell'Italsider di Genova negli anni Sessanta. La comicità è quella tipica della maschera: il volto di V. si trasforma con smorfie ed espressioni esagerate, ma, a differenza di ciò che succede spesso alle maschere, che tendono a cristallizzarsi senza mutare, Fantozzi, inesorabilmente, invecchia: da Fantozzi va in pensione (1988) di Parenti a Fantozzi 2000 ‒ La clonazione (1999) di Domenico Saverni, il personaggio, pur ripetendo, spesso stancamente, gag e situazioni, adegua le sue vicissitudini ai cambiamenti del proprio fisico. Se, in circa settanta film, V. ha continuato per lo più a delineare personaggi simili a Fantozzi, come in Ho vinto la lotteria di capodanno (1989) di Parenti, o in Io no spik inglish (1995) di Carlo Vanzina, alcune interpretazioni hanno imposto cambiamenti talvolta radicali allo stile della sua recitazione, caratterizzato da toni più dimessi e malinconici, come in La voce della luna e in Il segreto del bosco vecchio, tratto da un racconto di D. Buzzati.