VOLPONI, Paolo
– Primogenito di Arturo e Teresa Filippini, nacque a Urbino il 6 febbraio 1924.
Il nonno paterno aveva una fornace di laterizi di cui più tardi diventò proprietario suo padre. La madre proveniva invece da una famiglia di piccoli possidenti della campagna marchigiana nella zona di San Savino.
Abitò con i genitori e la sorella Maria Luisa, nata nel 1925, nel rione San Polo entro le mura di Urbino, ma il suo sguardo e la sua memoria si nutrirono di tutto lo straordinario paesaggio nel quale è immersa la città rinascimentale. Il tenore della vita dei Volponi negli anni Venti e Trenta era tranquillo ed economicamente sereno. Ragazzo curioso e lettore appassionato (Alexandre Dumas père, Emilio Salgari, Jack London, Renato Fucini), nel 1939 Volponi s’iscrisse al ginnasio-liceo Raffaello Sanzio di Urbino. Il rapporto con l’istituzione scolastica fu difficile per il giovane che, pervaso da un senso di avversione e insofferenza nei confronti della rigida disciplina e di certo nozionismo sterile, preferiva la fabbrica del padre, la campagna dei nonni, le strade e le piazzette piene di botteghe artigiane.
Grazie però ad alcune amicizie e ai consigli di un insegnante, Volponi riuscì ad avvicinarsi alla lettura dei classici (di qui la scoperta di Omero e dei lirici greci, e quindi di s. Francesco e Dante, Miguel de Cervantes, Nikolaj Gogol′, Fëdor Dostoevskij, Giovanni Verga) e cominciò a coltivare l’interesse per la letteratura. A partire dagli anni Quaranta iniziò a scrivere sia racconti (poi riuniti in volume nel 2017) sia poesie, in parte confluite nella raccolta Il ramarro, in parte tornate alla luce solo nel 2020 (Poesie giovanili).
Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza di Urbino il 9 settembre del 1943, ricevette poco dopo la convocazione del distretto militare di Fano, ma decise di non rispondere alla chiamata dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Con l’aiuto del padre, dapprima si nascose, poi raggiunse, con altri giovani studenti, una formazione partigiana verso Cantiano, che avrebbe preso la via della montagna, al comando di un commissario politico già reduce dalla guerra civile spagnola. L’esperienza partigiana ebbe breve durata. Dopo uno scontro con milizie nazifasciste la compagnia si sciolse e si disperse nei colli marchigiani. Fu il padre a trovargli un rifugio presso la casa dei nonni materni. Ma Volponi decise di ricongiungersi, oltrepassando le linee, all’altezza di Fabriano, con i reparti alleati e il Corpo italiano di liberazione, con cui poco dopo fece rientro a Urbino.
Nella sua città Volponi passò gli anni immediatamente seguenti alla Liberazione. Tra il 1945 e il 1946 si affacciò alla lettura di Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Giambattista Vico, Pietro Verri, Carlo Cattaneo, oltre a poeti contemporanei italiani e stranieri (tra cui Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Edgar Lee Masters, Federico García Lorca, Juan Ramón Jiménez, Rafael Alberti, Paul Éluard). Nel 1947 terminò velocemente gli esami e l’anno successivo si laureò in legge.
Nel 1948 propose a Carlo Bo i suoi primi testi poetici e pubblicò la sua raccolta d’esordio Il ramarro, edita dalla Scuola del libro di Urbino in una tiratura limitata di 120 esemplari, con la presentazione dello stesso Bo.
Nel 1949 incontrò Adriano Olivetti, grazie alla intermediazione di Franco Fortini, che, allora presidente dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration)-CASAS (Comitato Amministrativo di Soccorso ai Senza tetto), lo fece assumere l’anno successivo con il compito di svolgere inchieste nel Mezzogiorno, in particolare in Abruzzo, Basilicata – dove conobbe Carlo Levi e Rocco Scotellaro –, Calabria e Sicilia. Fra il 1950 e il 1954 fu inviato negli Appennini a coordinare, da Roccaraso a Cassino, le inchieste sulle condizioni sociali delle campagne e dei paesi devastati dalla guerra.
Nel 1954 fu impiegato a Roma presso il Centro educativo per assistenti sociali. Durante il periodo romano frequentò l’artista e poeta marchigiano Luigi Bartolini, ma soprattutto conobbe Pier Paolo Pasolini: l’amicizia personale e intellettuale con Pasolini durò fino alla morte dello scrittore friulano e si rivelò fondamentale per l’apprendistato letterario e politico di Volponi.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta – quando dette alle stampe per Vallecchi la seconda raccolta di poesie, L’antica moneta (Firenze 1955) – partecipò ad alcune riunioni redazionali, a Roma e Bologna, per la fondazione della rivista Officina, assieme a Pasolini, Roberto Roversi e Francesco Leonetti. Nel febbraio del 1956 pubblicò su questa rivista il poemetto La vita con una interessante dichiarazione di poetica indirizzata ai sodali della rivista.
Sempre nel 1956 assunse la direzione dei servizi sociali dell’Olivetti a Ivrea (da cui prese avvio la lunga esperienza nel mondo industriale che caratterizzò una fase del tutto nuova della sua vita), e si avvicinò al Partito repubblicano italiano (PRI), in favore del quale svolse attività di campagna elettorale.
Nel 1959 si unì in matrimonio con Giovina Jannello, assistente personale di Adriano Olivetti, donna colta e raffinata, nata a Tunisi da padre italiano e madre greca, da cui ebbe due figli: Caterina (nata nel 1959) e Roberto (nato nel 1962). Successivamente, nel 1967, la famiglia si trasferì a Milano.
Tra il 1959 e il 1960 Volponi cominciò a lavorare al suo primo romanzo, Memoriale, ambientato nel mondo della fabbrica. Il 1960 fu però l’anno della pubblicazione della terza raccolta di poesie, Le porte dell’Appennino (Milano), in cui Urbino, con la sua campagna, emerge come tema dominante nella memoria.
Nel 1962 fu invitato da Pasolini a interpretare il ruolo del prete in Mamma Roma, accanto ad Anna Magnani. Nello stesso anno uscì per Garzanti Memoriale (Milano 1962), accolto con grande interesse dalla critica che colse, nelle nevrosi e nelle paranoie del protagonista, il paradossale controcanto alla retorica del boom economico che percorreva quegli anni. I mesi che seguirono la pubblicazione di Memoriale videro Volponi impegnato a collaborare a riviste e periodici: L’Espresso, L’illustrazione italiana, Rinascita, Paragone. Letteratura, Nuovi Argomenti.
A partire dall’estate del 1962 lavorò a «Repubblica borghese», romanzo di formazione, interrompendolo nel 1964 (lo riprese pubblicandolo solo diversi anni più tardi con il titolo La strada per Roma, Torino 1991) per iniziare La macchina mondiale, che dettò alla segretaria in poche settimane e pubblicò sempre con Garzanti (Milano 1965): disperato racconto dell’impotenza del pensiero utopico incarnato nel protagonista, un contadino-profeta di un mondo in via di rapido e inesorabile declino, il romanzo venne insignito con il premio Strega.
Nella seconda metà degli anni Sessanta, tuttavia, la produzione narrativa di Volponi sembrò subire una battuta d’arresto, anche in virtù degli eventi che lo coivolsero sul piano lavorativo e personale. Nel marzo del 1966 il padre perse la vita in un incidente d’auto su un tornante dell’Appennino. Corporale, iniziato proprio nel 1966 e più volte annunciato con altri titoli (tra i quali «L’animale», «Liberare l’animale», «Segnali dell’animale»), apparve, dopo una laboriosa stesura, solo nel 1974 per Einaudi, anche a causa dell’intricata situazione che in quegli anni il poeta dovette affrontare all’Olivetti. Nell’ottobre del 1966, infatti, gli era stato affidato da Bruno Visentini l’incarico di capo del personale, nel quale poté dimostrare ottime doti dirigenziali e grandi idee innovative. Nel 1971 Visentini gli propose la carica di amministratore delegato dell’azienda, ma decise altresì di affiancargli Ottorino Beltrami, con cui Volponi non condivideva la medesima visione dell’industria e del lavoro. Deluso, rassegnò le dimissioni che vennero accettate. L’uscita dall’azienda di Ivrea attirò l’attenzione di Umberto Agnelli, il quale gli propose l’incarico di consulente del presidente e dell’amministratore delegato per i temi del rapporto tra industria e città.
Dopo Corporale, che suscitò non poche perplessità e discussioni, seguirono una quarta raccolta di versi (Foglia mortale, Ancona 1974: edizione tirata in 150 esemplari numerati e impreziosita da un’acquaforte dell’amico Luigi Bartolini, scomparso nel 1963), e il nuovo romanzo, pubblicato ancora per Garzanti, Il sipario ducale (Milano 1975), che, ambientato a Urbino nei giorni della strage di piazza Fontana, riscosse un discreto successo e ottenne il premio Viareggio.
Nel 1975 Volponi divenne segretario generale della Fondazione Agnelli, ma per un breve periodo di tempo, giacché dalla FIAT gli vennero richieste le dimissioni dopo una sua dichiarazione a l’Unità sulla base della quale alle elezioni amministrative avrebbe votato Partito comunista italiano (PCI). Tuttavia, quando all’indomani del successo del PCI, gli venne proposto di rientrare nella FIAT, Volponi rifiutò. Il 2 novembre 1975 fu assassinato l’amico Pasolini. Dal 1976 collaborò con il Corriere della sera e con l’Unità. Nel 1978 fu per pochi mesi membro nel consiglio di amministrazione della RAI-Radio Televisione Italiana, ma si dimise durante l’estate perché contrario alla lottizzazione dell’azienda. Lo stesso anno pubblicò con Einaudi Il pianeta irritabile (Torino 1978), in cui sperimentò il genere del romanzo distopico postapocalittico.
A partire dalla fine degli anni Settanta Volponi iniziò a frequentare gli intellettuali dei Quaderni piacentini, fu tra i fondatori di Alfabeta e divenne consulente della Finarte, per il mercato dei quadri antichi. Nella primavera del 1980 accettò di farsi eleggere nel consiglio comunale di Urbino, mentre rifiutò l’incarico nel consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia.
Nel 1981 tradusse la Lisistrata di Aristofane in vista di una rappresentazione al teatro Romano di Verona, e dette alle stampe Il lanciatore di giavellotto (Torino 1981), nel quale narrò le difficili vicende di un adolescente negli anni più cupi del regime fascista. Nello stesso anno scrisse per la Unitelefilm la sceneggiatura per un film sull’Umbria, rimasta incompiuta: L’acqua e il motore (edita, per cura di G. Santato, in Studi novecenteschi, XXV (1998), 55, pp. 5-27).
Nel luglio del 1983 fu eletto al Senato nel Collegio di Urbino come indipendente nelle liste del PCI. Prese parte alla Commissione Industria e più tardi alla Commissione Affari esteri del Senato e, tra marzo e giugno del 1984, si batté strenuamente contro il taglio della ‘scala mobile’, voluto da Bettino Craxi. Negli stessi anni presiedette la Cooperativa lettori dell’Unità.
Nel 1985 uscì – per le Arti grafiche Stibu di Urbania, in edizione limitata e con tre incisoni di Renato Buscaglia – Cantonate di Urbino, piccola intensa raccolta di prose che Volponi dedicò alla sua città natale. Seguì, per Einaudi, Con testo a fronte: poesie e poemetti (Torino 1986), raccolta cui lavorava da molti anni, con la passione di uno scrittore che riusciva a tenere insieme, sia pure ai loro estremi, tensione lirica e ardore sperimentale.
Frattanto, il 10 dicembre del 1986 perse la madre. Nell’aprile del 1988 parlò del rapporto tra letteratura e politica in occasione dell’ottavo meeting dell’American Association for Italian studies, nello Utah, dove era stato invitato come ospite onorario.
Nel 1989 pubblicò il romanzo Le mosche del capitale (Torino), spietata denuncia del potere economico-finanziario nella figura di un dirigente emarginato e sconfitto. Il 3 settembre dello stesso anno perse il figlio Roberto in un disastro aereo all’Avana. Da quel momento iniziò a soffrire di attacchi di angina pectoris, ma non cessò di intervenire su grandi questioni politiche e culturali: in particolare si batté contro la legge Mammì sulla disciplina del servizio radiotelevisivo pubblico e privato e contro la legge Vassalli-Russo Jervolino sulle tossicodipendenze.
Nel 1990 si recò a Siena dove incontrò il movimento studentesco della Pantera, e riaffermò l’importanza della gestione pubblica della cultura e della ricerca per arginare la crescente ingerenza dei finanziamenti privati nell’università e nella scuola.
Nello stesso anno diede alle stampe, per Manni, l’ultima raccolta poetica: Nel silenzio campale (con introduzione di F. Bettini, Lecce 1990), con cui tentò di avvicinarsi a una poesia più epica e corale.
Tra il 1990 e il 1991 visse in maniera sofferta la fine del PCI e la nascita del Partito democratico della sinistra (PDS). Nel febbraio del 1991 partecipò a Rimini all’ultimo Congresso del PCI, senza condividere la svolta prospettata da Achille Occhetto, aderendo invece al Partito della Rifondazione comunista (PRC). Nello stesso anno donò alla Galleria nazionale delle Marche parte della propria collezione privata di pittura, comprendente artisti dal Trecento al Seicento, che aveva coltivato nel corso degli anni.
Sempre nel 1991 Volponi pubblicò il romanzo La strada per Roma, con cui tornò a Urbino, ricordando i difficili anni della sua giovinezza, dopo la fine della guerra: il romanzo venne insignito con il premio Strega, e Volponi fu il primo scrittore a conseguirlo per due volte, ventisei anni dopo averlo vinto, nel 1965, con La macchina mondiale.
Nel 1992, nonostante le precarie condizioni di salute, fu impegnato a girare le Marche per la campagna elettorale di PRC. In aprile fu eletto alla Camera, ma poco dopo subì l’applicazione di tre bypass coronarici, all’ospedale Niguarda di Milano. A seguito di tale intervento dovette sottoporsi a dialisi. L’acuirsi della malattia e le complicazioni postoperatorie ebbero il loro effetto nell’attività dello scrittore urbinate, il quale iniziò a vivere un periodo di ‘blocco’ nella scrittura. Le precarie condizioni fisiche lo costrinsero, inoltre, ad abbandonare l’attività parlamentare a partire dal 1993, anche se già da qualche tempo non si sentiva in sintonia con le direttive di Rifondazione.
Nel corso del suo ultimo anno di vita, riunì in volume diversi scritti giornalistici risalenti al periodo 1977-90, che uscì per Manni con il titolo Scritti dal margine (a cura di E. Zinato, Lecce 1994), e diede vita a un’avvincente ‘conversazione’ con Francesco Leonetti, Il leone e la volpe: dialogo nell’inverno 1994, poi pubblicata per Einaudi (1995).
Trascorse gli ultimi mesi di vita tra Milano e Urbino. Ricoverato nell’ospedale di Torrette di Ancona, nel pomeriggio del 23 agosto del 1994 morì a causa di un infarto cardiaco.
Riposa nel cimitero di San Cipriano di Urbino, accanto all’amato figlio Roberto e alla moglie Giovina, morta nel gennaio del 2018.
Opere. Della produzione poetica di Volponi non esiste ancora una raccolta complessiva. In versione integrale si possono leggere Il ramarro, Urbino 1948, L’antica moneta, Firenze 1955 e Le porte dell’Appennino, Milano 1960. Una prima selezione è Poesie e poemetti 1946-66, a cura di G. De Santi, Torino 1980, seguita da Con testo a fronte: poesie e poemetti, Torino 1986. Una nuova selezione aggiornata è Poesie. 1946-1994, a cura di E. Zinato, prefazione di G. Raboni, Torino 2001. Inoltre: Testi e poesie inedite dedicati a Carlo Ceci, in Accademia Raffaello. Atti e studi, 2002, n. 1, pp. 43-54; «T’impongono i potenti un’anima contadina» (1980?). Poemetto inedito, a cura di E. Zinato, in Studi novecenteschi, XXXII (2005), 69, pp. 233-237; Poesie giovanili, a cura di S. Ritrovato - S. Serenelli, Torino 2020.
L’opera narrativa, con una scelta di saggi, racconti e interventi, è stata edita in Romanzi e prose, I-III, a cura di E. Zinato, Torino 2002; da integrare, sempre per cura di Zinato, rispettivamente con: Scritti dal margine, Lecce 1994; Del naturale e dell’artificiale, Ancona 1999; La zattera di sale e altri frammenti inediti o rari, in Istmi, 2003-2004, n. 13-14; Parlamenti, Roma 2011; I racconti, Torino 2017. Inoltre: Discorsi parlamentari (1984-1992), a cura di M.L. Ercolani - P. Giannotti, Lecce 2013; Il linguaggio sportivo e altri scritti (1956-1993), a cura di A. Gaudio, introduzione di M. Raffaeli, postfazione di D. Pastorin, Pollena Trocchia 2016. Per quanto riguarda l’attività epistolare: Scrivo a te come guardandomi allo specchio. Lettere a Pasolini (1954-1975), a cura di D. Fioretti, Firenze 2009.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei manoscritti volponiani è conservata a Urbino nella casa dello scrittore e presso l’Università degli studi di Urbino, nell’archivio della Fondazione Carlo e Marise Bo. Altri documenti manoscritti sono conservati rispettivamente a: Roma, Biblioteca nazionale centrale, Archivio Morante; Università di Pavia, Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta; Harry Ransom Center at the University of Texas at Austin.
Fra le numerose interviste che Volponi ha rilasciato: F. Camon, Il mestiere di scrittore. Conversazioni critiche, Milano 1973, pp. 109-126; A lezione da P. V., in Poesia, I (1988), 2, pp. 7-15; Intervista radiofonica a P. V., a cura di M. Gulinucci - M. Cecchi, in Paesaggio con figure. Testimoni e interpreti del nostro tempo (RAI - Radio Tre, dicembre 1993); Sperimentalismo e tradizione. Intervista a P. V., a cura di P. Cataldi, in Allegoria, V (1993), 14, pp. 97-105; la ‘conversazione’ con Francesco Leonetti, Il leone e la volpe: dialogo nell’inverno 1994, Torino 1995; E. Marongiu, Intervista a P. V., prefazione di E. Ferrero, Milano 2003; P. V. L’inedito di New York, conversazione con Luigi Fontanella, a cura di L. Fontanella - G. Mobili, Torino 2012. In merito alla bibliografia critica si rimanda, per vie generali e per la ricerca di saggi su riviste in particolare, sia ai motori di ricerca on-line, sia al ricco spoglio bibliografico, relativo tanto all’opera volponiana quanto alle letture critiche, redatto da E. Zinato nel primo volume di Romanzi e prose (cit., pp. LXXXI-CIX). Tra i profili complessivi dello scrittore, si vedano: G.C. Ferretti, V., Firenze 1972; E. Baldise, Invito alla lettura di V., Milano 1982; E. Zinato, P. V., in Studi novecenteschi, XIX (1992), 43-44, pp. 7-50; Id., P. V., Palermo 2001. Monografie: F. Muzzioli, Poesia allegorica e antagonista di P. V., in Cuadernos de filología italiana, IV (1997), pp. 185-201; M.C. Papini, P. V. Il potere, la storia, il linguaggio, Firenze 1997; M. Raffaeli, Don Chisciotte e le macchine. Scritti su P. V., Ancona 2007; A. Gaudio, Animale di desiderio. Silenzio, dettaglio e utopia nell’opera di P. V., Pisa 2009; G. Fichera, Tolto dall’io, preso dalla storia. Studio sul saggismo di V., prefazione di E. Zinato, Cuneo 2012; M. Pistilli, P. V., uno scrittore dirigente alla Olivetti di Ivrea, Fano 2014; G. Santato, Pasolini e V. (e variazioni novecentesche), Modena 2016; S. Ritrovato, All’ombra della memoria. Studi su P. V., Pesaro 2017; M.L. Ercolani, P. V. Le sfide del Novecento. L’industria prima della letteratura, prefazione di G. Berta - F. Butera, Milano 2019; T. Toracca, P. V.: “Corporale”..., Perugia 2020. Miscellanee e numeri monografici: P. V.: scrittura come contraddizione, a cura di Gruppo Laboratorio, Milano 1995; V. e la scrittura materialistica, a cura di F. Bettini et al., Roma 1995; P. V. Il coraggio dell’utopia. Atti del Convegno di studi, Urbino... 1996, a cura di M. Raffaeli, Ancona 1997; L’immaginazione, 1997, n. 143, a cura di E. Zinato; Omaggio a V., in Studi novecenteschi, XXV (1998), 55; Nell’opera di P. V., in Istmi, 2004-2005, n. 15-16; Pianeta V.: saggi interventi testimonianze. Atti del Convegno..., Urbino-Urbania-Cagli... 2004, a cura di S. Ritrovato - D. Marchi, Pesaro 2007; P. V., in L’illuminista. Rivista di cultura contemporanea, VIII (2008), n. 24; P. V.: lessico dell’immagine. Atti del Seminario di studi..., 2012, a cura di M. Verdenelli - G. Vincenzi, Macerata 2013; V. estremo, a cura di S. Ritrovato - T. Torraca - E. Alessandroni, Pesaro 2015 (volume miscellaneo che ha preso forma grazie agli interventi e ai lavori in occasione del Convegno Volponi estremo, tenutosi a Urbino nel 2014).