VOLPONI, Paolo
Narratore e poeta, nato il 6 febbraio 1924 a Urbino dove ha compiuto gli studi fino alla laurea in giurisprudenza nel 1947. Assunto nell'azienda di A. Olivetti, ha condotto alcune inchieste nel Meridione per conto dell'UNRRACASAS. Nel 1953 si è trasferito a Roma dove ha continuato a occuparsi di problemi di assistenza sociale. Nel 1956 ha assunto a Ivrea il compito di direttore dei servizi sociali della Olivetti; nel 1966, sempre presso la Olivetti, ha occupato il posto di direttore delle relazioni aziendali che ha lasciato nel 1971. Dal 1972 al 1975 si è trasferito a Torino per lavorare presso la Fondazione Agnelli, come direttore, carica da cui si è dimesso nel giugno 1975. Dal recupero di moduli stilistici e tematici caratteristici della poesia tra Ottocento e Novecento, tra certo D'Annunzio panico e un Pascoli impressionista, nasce la prima raccolta in versi di V., Il Ramarro (Urbino 1948). Nella seconda raccolta, L'antica moneta (Firenze 1955), è già avvertibile invece la conquista di toni più personali, ispirati a un realismo rappresentativo che fornisce le prove migliori in Le porte dell'Appennino (Milano 1960), dove la concretezza della visione di un mondo contadino abbandonato e depresso si combina con la memoria favolosa di un passato mitico e immobile tuttora operante.
Alla narrativa V. si dedica successivamente, con Memoriale (Milano 1962), dove l'utilizzazione di una sorta di monologo paranoico, attraverso cui la realtà esterna si frammenta deformandosi, denuncia un superamento della poetica realista perdurante nelle raccolte in versi. Al linguaggio destrutturato del monologo si sovrappone però, nella seconda parte del romanzo, il discorso logicamente articolato che, insinuandosi a tratti in funzione di astratto commento, finisce per disgregare l'unitarietà del romanzo. Più compatto invece nella struttura e nel linguaggio La macchina mondiale (Milano 1965), in cui si riaffaccia la tematica contadina già presente nella poesia, vista qui attraverso il passaggio dal mondo rurale al mondo urbano. Anche in questo romanzo il filtro narrativo è offerto dallo sguardo allucinato di un protagonista in preda alla follia la cui scomposizione ricomposizione della realtà appare tuttavia meno convincente e più artificiosamente costruita della sintassi alogica del personaggio centrale del primo romanzo.
Con Corporale (Milano 1974) e Sipario ducale (ivi 1975), l'ottica del narratore si sposta dall'analisi degli stati di coscienza, sia pure in rapporto al problema del normale e del "diverso", a una sorta di recupero di un'oggettività volta a condurre, attraverso le azioni dei personaggi, una lucida analisi del meccanismo sociale. Con l'ultimo romanzo, Il pianeta irritabile (Torino 1978), V. assume lo schema del romanzo avveniristico per collocarvi una favola a protagonisti animali che, nel tracciare l'immagine di un mondo sconvolto e distrutto dal trionfo di un dogmatico razionalismo, recupera il sentenzioso didascalismo del genere.
Bibl.: G. Mariani, La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962; A. Guglielmi, Vero e falso, Milano 1968; G.C. Ferretti, Volponi, Firenze 1972; F. Camon, Letteratura e classi subalterne, Venezia-Padova 1974; E. Golino, Letteratura e classi sociali, Bari 1976; A. Balduino, Messaggi e problemi della letteratura contemporanea, Venezia-Padova 1976.