ZACCHIA, Paolo
Medico, nato in Roma nel 1584, morto ivi nel 1659. Laureatosi nell'Ateneo romano, si dette allo studio della medicina legale e fu uno dei medici romani più eminenti del tempo suo. Egli, insieme con G. F. Ingrassia, B. Codronchi e F. Fedele, costituisce una delle quattro pietre miliari negli studi medico-legali in Italia nei secoli XVI e XVII.
Scrisse di teratologia, di dietetica, d'igiene, nonché di clinica medica - in riguardo alle malattie neuropsichiche - e di clinica chirurgica. Ma la sua opera scientifica è prevalentemente medico-legale e le sue cognizioni in materia sono contenute nelle sue Quaestiones medico-legales, opera scritta tanto per i medici che per i giureconsulti. In essa si trovano capitoli sulla pazzia, sulla tossicologia, sulle simulazioni delle malattie, sulla gravidanza, sugli errori professionali e una lunga serie di consigli e decisioni medico-legali. V'è confermata l'esattezza della prova docimastica, per decidere se il feto abbia o no respirato avanti la morte. Riguardo ai posseduti o demoniaci ritiene che questi stati dipendano bensì da condizioni patologiche, ma che il demonio li induca in coloro che vuol perdere.
Scritti principali: Quaestiones medico-legales in quibus omnes eae materiae medicae, quae ad legales facultates pertinere videntur, pertractantur et resolvuntur, Lione 1654, in-fol.; Il vitto quaresimale, ecc., Roma 1737, in-8°; De malis hipocondriacis, ivi 1639, in-4°; La Fenice di Lattanzio Firmiano (traduzione), ivi 1608.
Bibl.: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Roma 1785; G. Marini, Degli Archiatri pontifici, II, Roma 1784; F. M. Renazzi, Storia dell'università degli studi di Roma detta comunemente la Sapienza, ecc., Roma 1803; P. Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, ecc., Roma 192-28.