ADRIANO III, papa
Pochissime notizie ci sono rimaste di questo papa, consacrato il 17 maggio 884. Della sua famiglia sappiamo solo che era romana e che suo padre si chiamava Benedetto. Quanto alla situazione interna di Roma, s'intravede il persistere, nel tempo del suo pontificato, delle violente lotte di fazioni ed il loro ripercuotersi nel patriarchio lateranense con le opposizioni di palazzo al papa e con gli accaniti antagonismi personali dei maggiorenti, che avevano portato alla tragica fine (15 dic. 882) di Giovanni VIII e macchiato di sangue la stessa basilica di S. Pietro, per l'assassinio, perpetrato nel suo atrio, del "superista" Gregorio ad opera di un suo collega, al tempo del successore di Giovanni VIII e predecessore di A., Marino I (882-884). Per ordine di A., infatti, venne accecato un altro alto dignitario del palazzo lateranense, il "magister militum" e "vestararius" Giorgio, detto "de Aventino".
Era stato fra i capi della fazione avversa a Giovanni VIII, a fianco del "nomencuilator" Gregorio, suo suocero, del "secundicerius" Stefano, fratello, e di Costantino, figlio di Gregorio, e del "magister militum" Sergio; insieme con loro si era sottratto al pericolo di essere eliminato da quel papa, fuggendo nell'876 da Roma, e vi era potuto ritornare, e riprendere le cariche in precedenza ricoperte, durante il breve pontificato di Marino.
Ancora per ordine di A. una dama dell'aristocrazia romana legata di parentela con i potenti del Laterano, Maria, moglie di un "superista" (vedova dell'assassinato Gregorio?), subì la pena oltraggiosa di esser tratta nuda a ludibrio e fustigata attraverso tutta Roma. Evidentemente l'ascesa al papato di A. segnò una reazione alla politica interna di Marino I, in quanto questa era stata alla sua volta una reazione alla politica interna di Giovanni VIII.
Grave era anche lo stato dei rapporti con Bisanzio. Basilio I il Macedone ed il patriarca Fozio, contrariati dal fatto che la successione di Giovanni VIII era toccata ad un uomo di propositi presumibilmente assai meno concilianti nei loro riguardi, sostenevano che la chiamata di Marino I alla cattedra di S. Pietro era avvenuta in violazione delle norme canoniche. I propositi di Giovanni VIII condivideva invece, probabilmente, A.; ma non ebbe tempo bastante per concretarli, in atti positivi che fossero più del semplice invio a Costantinopoli della comunicazione ufficiale del proprio avvento: non da lui, bensì dal suo successore Stefano V, fu ricevuta la risposta dell'imperatore orientale, nella quale Marino veniva trattato piuttosto male.
Ancor più spinoso si presentava il problema politico dell'impero occidentale, in vista della successione di Carlo III il Grosso.
Questi, nel giugno 885, per il suo riconoscimento in Francia a successore del nipote di Carlo il Calvo, Carlomanno (morto il 12 dicembre dell'anno precedente in un incidente di caccia), aveva riunito, nelle sue mani, la prima volta dopo Carlomagno, quasi tutti i territori sui quali il fondatore di quell'impero aveva esercitato il suo alto dominio; ma, oltre a non essere sovrano capace di fronteggiare le grandi difficoltà interne e le incursioni dei Normanni, non aveva figli maschi legittimi. La sua idea di assicurare la propria successione ad un figlio naturale, Bernardo, appena quindicenne, urtava contro l'opposizione di chi avrebbe preferito Arnolfo, nato dall'altro Carlomanno, re di Baviera, fratello di Carlo il Grosso e figlio di Ludovico il Germanico, bastardo anch'egli, uomo però già provato nella difesa dei confini orientali dell'impero.
Carlo il Grosso si appellò a A., invitandolo a recarsi da lui in Germania per trattare insieme la possibilità di legittimare il figlio Bernardo. Si offriva così ancora una volta ad un papa l'occasione di erigersi ad arbitro delle sorti della dignità imperiale, ed in circostanze tali che gli permettevano di chiedere ad un sovrano carolingio, in contraccambio dell'appoggio promessogli contro i suoi avversari interni, di esserne alla sua volta appoggiato contro i propri avversari dentro Roma. Che un'intesa preliminare in questo senso fosse stata almeno abbozzata risulta dal fatto che A., quando nell'estate inoltrata dell'885 si mise in viaggio, affidò il governo di Roma in sua assenza ad un "missus" imperiale, che si trovava allora nella città, il vescovo di Pavia, Giovanni. Ma i possibili sviluppi della situazione vennero bruscamente troncati dalla morte, che colse A., mentre stava ancora percorrendo le vie italiane, a San Cesario sul Panaro, nel Modenese, intorno alla metà dell'agosto o del settembre 885.
Si è affermato come assai probabile che questa morte fosse dovuta a una vendetta del marito della donna offesa da Adriano. Le fonti non offrono appigli a suffragare una simile ipotesi; il fatto tuttavia che la sua salma venne sepolta nella non lontana abbazia di Nonantola, e qui lasciata, può forse apparire di per sé tale da gettare una luce significativa sullo stato delle cose in Roma.
Fonti e Bibl.: Per A. III: Chronica S. Benedicti Casinensis, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rer. Langobardicarum et Italicarum. Hannoverae 1878, n. 23 p. 483; Annales Fuldenses ad a. 885, in Scriptores rerum Germanicarum in usum schol., Hannoverae 1891, p. 103 e, nella Continuatio Ratisbonensis, p. 113; Liber, Pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 225 (pp. LXXV dell'Introduction e 191, 197, nn. 4-5). - Per Giorgio "de Aventino": Iohannis VIII papae Epistolae passim collectae, in Monumenta Germ. Hist., Epistolae VII (Karolini Aevi V), Berolini 1928, pp. 326-329; Auxilii In defensionem sacrae ordinationis papae Formosi Libellus prior, c. 4, a cura di E. Dümmier, Auxilius und Vulgarius, Leipzig 1866, p. 63. - Per la sinodica di A. III: Photii De S. Spirirus Mystagogia, in Migne Patr. Graeca, CII, col. 381. - Regesti di A. III: Jaffé-Ewald, Regesta Pontif. Rom. I, Lipsiae 1885, pp. 426 s.; per Carlo il Grosso: Böhmer-Mühlbacher, Regesta Imperii, I, Innsbruck 1908, p. 708. - Per la lettera di risposta di Basilo I il Macedone alla sinodica di A. III: F. Dölger, Regesten der Kaiserurkunden des Oströmischen Reiches von 565-1453, München und Berlin 1924, p. 61 (ove per errore è detto "an den Papst Maximus" anziché "hafrian III" - E. Dümmler, Geschichte des Ostfränkischen Reiches, III, Leipzig, 1888, pp. 245 s.; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, trad. ital. di R. Manzato, I, Roma 1900, pp. 844 s.; L. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalrer, III, 2, Gotha 1911, pp. 99 s.; L. Duchesne, Les premiers temps de l'état pontifical, Paris 1911, pp. 267 s., 270, 282 s.; H. K. Mann, Hadrian III, in The lives of the Popes in the early Middle Ages, III, London 1925, pp. 360-366; F. Dvornik, Lo scisma di Fozio. Storia e leggenda, Roma 1953, pp. 257-261; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano 1940, p. 659;E. Amann, L'époque carolingienne, Paris 1947, pp. 420 s., 441 s., 498; P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Roma 1948 pp. 84 s. - Si possono vedere anche le voci relative ad A. III in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I. col. 624 e in Encicl. Cattolica, I, coll. 344-345. - Non hanno valore scientifico le due pubblicazioni di G. Quatrini, Dello scambio di papa A. I con s. A. III venerato a Nonantola, Modena 1890, e Del Pontificato e del culto di s. A. III, ibid. 1892.