ALESSANDRO II, papa
Anselmo, nato di nobile famiglia a Baggio, presso Milano. ordinato prete in quella città, vi sostenne con dottrina ed eloquenza il movimento riformatore della Pataria (v.). Allontanato da Milano per il suo zelo e inviato dall'arcivescovo Guido alla corte imperiale, dovette alla fiducia in lui riposta da Enrico III la nomina al vescovato di Lucca (1057). Ritornò due volte, come legato papale, nell'antica sua sede per promuovere l'opera della riforma: la prima nel 1087, con Ildebrando; la seconda, nel 1059, con Pier Damiani. Morto Niccolò II (27 luglio 1061), fu eletto papa (30 settembre) per volontà d'Ildebrando, contro le pretese dell'aristocrazia locale, con l'aiuto di Cencio Frangipani, di Leone di Benedetto Cristiano, delle armi normanne di Riccardo di Capua. Questa elezione (la prima dopo il decreto emanato in materia da Niccolò II nel 1059), avvenuta senza preventive intese con l'imperatrice Agnese, reggente in nome di Enrico IV, fu in certo modo la dichiarazione di guerra del partito riformatore contro l'Impero, e provocò il risentimento della corte tedesca, che il 28 ottobre 1061, nella dieta di Basilea, levò alla tiara il vescovo di Parma, Cadaloo, col nome di Onorio II. Sebbene questi mantenesse le sue pretese al papato fino alla morte, avvenuta nel 1072, praticamente lo scisma si risolse assai prima. Infatti, per iniziativa di Annone, arcivescovo di Colonia, che nell'aprile 1062 aveva strappato la reggenza ad Agnese, nel sinodo di Augusta dell'ottobre di quell'anno furono avviate pratiche per il riconoscimento di A., effettuato poi nel sinodo tedesco e italiano di Mantova del maggio 1064; mentre Onorio, che per due volte, nel 1062 e nel 1063, aveva messo piede in Roma, e che scomunicato da A. in un sinodo lateranense del 1063, l'aveva a sua volta scomunicato, vedeva a poco a poco ristretta la sua autorità alla diocesi di Parma.
Più che in singoli atti politici di grande rilievo, che tuttavia non mancano, l'importanza del papato di A. risiede nello zelo per la riforma, nelle vaste, intense relazioni col clero locale e con i potentati laici, nell'impulso dato all'autorità papale. L'opera della Santa Sede si estende non solo all'Italia, alla Francia, alla Germania, alla Spagna, all'Inghilterra, ma anche alla Danimarca, alla Norvegia, alla Boemia, alla Dalmazia. Le legazioni, i concilî, i monasteri esenti, le regolari relazioni con alcuni metropoliti rafforzano la sua autorità, moltiplicano le sue fonti d'informazione e i suoi mezzi d'azione. La lotta per la riforma, di cui il primo atto solenne sono i decreti del concilio lateranense del 1063 contro la simonia e il concubinato, prorompe in mille episodî in tutto il mondo cattolico: degni fra essi di particolare ricordo l'alleanza della Chiesa coi capi della Pataria: Arialdo, Landolfo, Erlembaldo; la deposizione di Pietro, vescovo di Firenze, nel 1068, in omaggio alle proteste di San Giovanni Gualberto e dei suoi seguaci; la citazione a Roma degli arcivescovi di Magonza e di Colonia e del vescovo di Bamberga, accusati di simonia (1070). L'attività religiosa si fonde con l'attività politica, e, di fronte alle potestà laiche, si viene affermando quella del papato, che trionferà con Gregorio VII e Innocenzo III. In una bolla diretta a Filippo I di Francia, si precisa che ai decreti papali dev'essere attribuito il medesimo valore che ai canoni; nel 1070 si dichiara esplicitamente il diritto dei clerici di non essere tradotti avanti ai tribunali secolari. In Italia la potenza del papa si appoggia soprattutto su Beatrice di Toscana e suo marito Goffredo di Lorena, sopra Montecassino e i non sempre fedeli Normanni. Trionfo di A. nell'Italia meridionale e simbolo dell'alleanza stretta fra il papa e i Normanni da Desiderio, abate del grande monastero, fu, il 10 ottobre 1071, la consacrazione della nuova chiesa di Montecassino. L'intervento di Enrico IV contro la Pataria a Milano, il rifiuto del pontefice di consentire al divorzio dell'imperatore da Berta di Savoia (1069), i conflitti per le investiture dei benefici ecclesiastici, sono le prime avvisaglie della prossima lotta fra Papato e Impero. In Francia l'attivissima politica ecclesiastica trova di fronte a sé una monarchia ancora fragile e di mediocre prestigio, salvo nelle terre soggette al suo diretto dominio. In Inghilterra, il papato riformatore presta il suo appoggio a Guglielmo il Bastardo, duca di Normandia, nella conquistȧ del regno (1066). La Chiesa favorisce le spedizioni dei cavalieri francesi contro i Mori di Spagna e conclude con Ebles de Roncy, genero del Guiscardo, una convenzione per cui le terre conquistate dovranno tornare, di pieno diritto, all'apostolo Pietro. Da Svenone, re di Danimarca, reclama il censo dovuto alla Santa Sede, insistendo sul suo carattere permanente.
Alessandro II morì il 21 aprile 1073.
Bibl.: J. Gay, Les Papes du XI siécle et la Chrétienté, Parigi 1926, pp. viii segg., 192 segg.; Dict. d'histoire et de géographie ecclésiastiques, I, s. v.; Hauck, in Realencyclopädie für protestantische Theologie und Kirche, I, s. v.; H. Hemmer, in Dict. de théol. cathol., I, i, s. v.