CLEMENTE VII, papa
Figlio postumo naturale (ma poi legittimato) del fratello di Lorenzo il Magnifico, Giuliano de' Medici, nato in Firenze il 26 maggio 1478 e morto il 25 settembre 1534, ebbe nome Giulio. Avviato dallo zio alla carriera ecclesiastica, divenne cavaliere di Rodi, Gran Priore di Capua e, infine, il 23 settembre 1513, cardinale. Sotto Leone X (1513-1521), fu una figura eminente politica e mondana di quel pontificato e spess0 anche l'ispiratore della politica papale. Nel 1521, si vide preferito il fiammingo Adriano di Utrecht, che pontificò per soli due anni; poi, nel 1523, superato il card. Alessandro Farnese, fu eletto papa. Egli ebbe allora l'appoggio di Carlo V, che sperava di poter contare sul nuovo papa nella guerra con Francesco I. Sennonché, C. comprese che uno schiacciamento assoluto della Francia avrebbe condotto all'asservimento dell'Italia e dello Stato della chiesa a Carlo V; il quale avrebbe pure goduto di autorità eccessiva - e quindi dannosa per la S. Sede - anche in materia religiosa in Germania. Perciò annodò pratiche segrete con re Francesco e più apertamente si allontanò da Carlo, dopo la battaglia di Pavia e il susseguente trattato di Madrid (1526). Frutto di questa evoluzione fu l'intervento (maggio 1526) a fianco della Francia nella seconda guerra mossa da Francesco a Carlo V, dal 1526 al 1529. L'esito di questa fu an-he queìta volta sfortunato per Francesco, tuttavia l'atto di C. era stato l'unico atto coraggioso del suo pontificato, degno di lode in quanto esso mirava a difendere l'indipendenza italiana e a incitare ad una riscossa nazionale. Ma gl'Italiani non risposero all'appello. Quanto a C., nel 1526 fu attaccato dal principe Colonna, feudatario e alleato dell'imperatore. L'anno appresso una grossa schiera di lanzi tedeschi luterani obbligarono il loro capo, il connestabile di Borbone, a marciare su Roma: e la città fu messa a sacco. Carlo sconfessò tanto il Colonna quanto i lanzi; ma è certo che non solo nulla fece per impedire quegli atti vergognosi, ma fu quello che più poté approfittare degli eventi e C., che si era ritirato prima in Castel S. Angelo, fu costretto dalla necessità a intavolare pratiche con l'imperatore per l'allontanamento definitivo dei lanzi. Carlo V ne approfittò per avvincere a sé il papa, prima con, pratiche tenute a Barcellona nel 1529; poi dando a tutto il mondo la sensazione dell'alleanza con il convegno di Bologna (1530), e la sua incoronazione imperiale per opera dello stesso C. Nel naufragio degl'ideali politici, Giulio de' Medici fu trascinato dai legami familiari ad ottenere, in cambio della sua dedizione, la distruzione della libertà fiorentina (con il celebre assedio del 1530) e il nuovo insediamento della casa Medici a Firenze nella persona di Alessandro de' Medici, nominato duca (1532).
Ma l'intesa con l'imperatore era dannosa al papa, come principe italiano ed anche come pontefice, date le pressioni che Carlo esercitava in materia religiosa su di lui e le iniziative compromettenti per la S. Sede che egli prendeva in Germania; e non erano passati un paio d'anni che una nuova evoluzione del papa verso la Francia fu ben presto visibile. Essa culminò in un suo convegno con il re di Francia, tenuto a Marsiglia nel 1533, che ebbe a pretesto il matrimonio di Caterina de' Medici con Enrico, figlio del re di Francia, ma che in realtà doveva gettare le basi per una nuova riscossa della Francia con l'adesione di elementi italiani. Non si può dire quello che avrebbe fatto C. se la lotta fosse scoppiata, lui vivo; essendo morto nel frattempo, gli succedette Alessandro Farnese, il fautore più autorevole dell'indirizzo neutrale.
Caratteristiche della linea politica di C., che indubbiamente era inspirata a concetti superiori e larghi, furono l'indecisione e la passività. Egli comprese la necessità di un equilibrio tra le forze avverse europee, ma non seppe sfruttare i momenti favorevoli. Gli si deve riconoscere un vivo sentimento nazionale di fronte alla tenace e pericolosa invadenza spagnola in Italia. Anche nella politica religiosa C. fu anzitutto dominato dallo imperatore. Papa più politico che religioso, sebbene abbia dato impulso alle prime riforme nel clero cattolico e ai primi studî sulle questioni della fede, egli ha considerato un po' troppo dal lato politico il movimento in Germania. Non riuscì ad impedire che l'imperatore nel 1530 e 1532 piegasse ad alcune concessioni ai protestanti, specialmente col modus vivendi di Norimberga (1532); e nel 1530, lo stesso C. si lasciò indurre a promettere la convocazione di un concilio generale che molti stimavano, anche tra i cattolici, il mezzo più idoneo a risolvere la crisi, ma che Carlo voleva anche come mezzo politico per piegare i principi tedeschi. C., per altro, non si decise mai alla sua convocazione, ciò che gli fu molto rimproverato in seguito solo nel penultimo anno del suo pontificato parve voler acquistare una più precisa cognizione delle cose germaniche, inviando come nunzio presso Ferdinando d'Asburgo (e così iniziando definitivamente la nunziatura ordinaria in Germania) il Vergerio.
Ebbe anche da affrontare la grave questione inglese provocata dalla domanda di annullamento di matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona (v.) e anche qui i criterî politici ebbero, per molto tempo, la prevalenza. Il papa inviò nel 1528, in Inghilterra, Lorenzo Campeggi con ordine di conciliare, se fosse possibile, e, in caso contrario, di condurre in lungo le cose per deferire in ultimo la questione alla S. Sede. Ma quando Enrico, il 25 gennaio 1533, volle sposare Anna Bolena (v.), C. pronunciò una sentenza che dichiarava valido il primo matrimonio del re (23 marzo 1534) e le relazioni tra Roma e l'Inghilterra furono definitivamente rotte.
In fatto di religione vanno ascritte a merito di C. alcune riforme da lui favorite nell'ordine francescano, in quello dei cappuccini ed altri; oltre all'interesse da lui preso per la difesa dell'Italia e dell'Ungheria contro i Turchi, specialmente nell'anno 1532.
Bibl.: P. Balan, Clemente VII e l'Italia dei suoi tempi, Modena 1887; Grethen, Die polit. Beziehungen Clemens VII zu Karl V, 1523-1527, Hannover 1887; Hellevig, Die polit. Beziehungen Clemens VII zu Karl. V, 1526, Lipsia 1889; G. Ehses, Die Politik Clemens VII bis zur Schlacht von Pavia, in Hist. Jahrbüch., Monaco 1885-86; L. Pastor, Storia dei Papi, IV, i, trad. it., Roma 1926 (con ricca bibl.).