PAPARESCHI, Giovanni cardinale
– Non si hanno notizie certe circa la sua data di nascita. Nell’aprile del 1138 egli sottoscrisse un privilegio di Innocenzo II per il neoeletto arcivescovo di Pisa e cardinale di S. Maria in Trastevere, il cistercense Baldovino, in qualità di «Romanae ecclesiae subdiaconus» (Ughelli, Italia sacra, III, col. 389-391; Acta pontificum Romanorum, II, n. 332). Questo dato della carriera precardinalizia di Giovanni può far pensare che egli sia nato negli anni a cavaliere tra i secoli XI e XII.
Nel medesimo privilegio innocenziano egli è nominato anche come Ioannes Paparo. Giovanni, dunque, faceva parte della famiglia romana dei Paparone o Papareschi, insediata nel rione di Trastevere.
Come ha mostrato la recente storiografia, non è semplice definire con esattezza i diversi rami genealogici di questa famiglia aristocratica dell’Urbe (Bultrini, Scotus Paparonis, p. 5-8; Carpegna di Falconieri, Le trasformazioni onomastiche). Quello che è certo è il ricorrere del nome Ioannes all’interno del gruppo parentale dei Paparoni/Papareschi nel corso di diverse generazioni tra XI e XII secolo. Giovanni di Salisbury, attento conoscitore della corte papale della metà del XII secolo, nella sua Historia pontificalis attesta senza ombra di dubbio l’origine nobiliare del Papareschi, osservando che egli «nobilis erat» (The Historia pontificalis, cap. XXXVI, p. 71). Il cronista inglese scrisse la propria Historia tra il 1149 e il 1152, quando si trovò presso la Curia: la sua testimonianza, perciò, appare più che verosimile. È innegabile, del resto, che l’ascesa al pontificato di Innocenzo II abbia favorito l’affermazione sociale di questa domus, già ampiamente attestata nelle fonti romane nell’XI secolo come legata a consorzi aristocratici dell’Urbe (Schiaparelli, Cartario di S. Pietro in Vaticano, n. 26, p. 490; Ecclesiae S. Mariae in via Lata Tabularium, II, n. 82, p. 2; Carocci, Baroni di Roma, p. 343).
Se da alcuni dati deducibili dalla successiva carriera cardinalizia è più che probabile che Giovanni abbia ricevuto una formazione nell’ambito giuridico, riguardo al suo curriculum ecclesiastico poco si può apprendere, per il periodo precedente alla sua cooptazione nel collegio cardinalizio. Il 17 dicembre del 1143, alla scadenza delle «quattro tempora», egli fu nominato, dal neoeletto Celestino II, cardinale con il titolo diaconale di S. Adriano. In questa veste, la prima sottoscrizione di un privilegio papale è datata 19 febbraio 1144 (Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, II, n. 8496). Come documentano successive sottoscrizioni, egli rimase presso la Curia per tutto il pontificato di Celestino II, partecipando sia all’elezione di Lucio II (marzo 1144) sia a quella di Eugenio III (febbraio 1145).
Nel 1148 fece parte di una commissione curiale per la risoluzione di una vertenza tra il monastero di S. Paolo di Verdun e il cantor del capitolo cattedrale della medesima diocesi (Papsturkunden in Frankreich, I, n. 55, pp. 245 s.) e nell’aprile dello stesso anno fu chiamato a giudicare a Reims, insieme al cardinale prete di S. Marcello, una causa tra gli abati dei monasteri di S. Pietro in Jumièges e di S. Vincenzo di Le Mans (Papsturkunden in Frankreich, V, n. 76, pp. 154-156). Nel medesimo anno Eugenio III lo inviò insieme al cardinale Gregorio di S. Angelo presso il conte di Vermandois, Rodolfo, per concedere a quest’ultimo l’assoluzione dalla scomunica, impartitagli per aver ripudiato ingiustamente la moglie Eleonora, nipote del conte di Blois. Giovanni di Salisbury, che non nasconde una disistima per il cardinale Giovanni, osserva che ciò avvenne «non sine suspitione intervenientis peccunie» (The Historia pontificalis, cap. VI, p. 12). Il fatto in sé attesta, a ogni modo, la grande stima di cui il cardinale doveva godere in Curia (Zenker, Die Mitglieder, p. 80). Questa è documentata anche dall’affidamento di una delicata legazione in Irlanda nel 1150 a seguito della richiesta di riforma avanzata dalla stessa Chiesa ibernica. Il re Stefano I d’Inghilterra, tuttavia, non concesse al legato i salvacondotti necessari per entrare nel regno e Giovanni fu costretto a tornare in Curia (Tillmann, Die papstlichen Legaten in England, p. 52; Ferguson, Medieval Papal Representatives, p. 38).
Nella sua terza promozione cardinalizia (Ferentino, 2 marzo 1151), Eugenio III lo promosse a cardinale prete di S. Lorenzo in Damaso, incontrando (per motivi non chiari) le resistenze dell’interessato.
Una volta ordinato, tuttavia, Giovanni riottenne l’incarico legatizio e partì alla volta dell’Irlanda portando con sé quattro pallii da consegnare agli arcivescovi dell’isola (ibid.; Roberti de Monte Chronica, p. 500). Il legato riuscì a evitare l’opposizione del re Stefano I, mettendosi sotto la protezione del re scozzese Davide I, che favorì il suo tragitto verso l’Irlanda (Iohannes prior Hagulstandensis, Historia, p. 326). Una volta giunto sull’isola, Giovanni insieme al cistercense vescovo di Lismore, nonché legato per l’Irlanda, Giolla Crist o Conairce, si fermò una settimana ad Armagh con quello che sarebbe divenuto il primate della Chiesa irlandese, Giolla mac Liach, arcivescovo di Armagh, per preparare un sinodo da tenersi a Kells nel mese di marzo. L’assise, che vide la partecipazione di venticinque vescovi e numerosi tra abati, priori e membri dell’aristocrazia irlandese, iniziò il 6 marzo e si concluse il 23 marzo 1152 (Holland, The Synod of Kells, p. 166), raggiungendo l’importante obiettivo di avvicinare sempre di più la Chiesa ibernica al modello romano, in particolare per quanto riguardava la sua struttura interna e le modalità di riscossione delle decime da inviare alla Curia romana, e di condannare le pratiche simoniache (Gwynn, The Irish Church, pp. 218-233). Nonostante il sinodo avesse suscitato dissidi con la sede di Canterbury (Roberti de Torigneio Cronica, p. 166), esso si rivelò sia per la Sede apostolica sia per lo stesso cardinale un vero e proprio successo.
Di ritorno dalla legazione irlandese, al cardinale prete fu richiesto da Ponzio, abate dell’abbazia di S. Maddalena di Vezélay, un intervento nella causa che lo vedeva contrapposto al conte di Nevers Guglielmo III (Cartulaire, in Monumenta Vizeliacensia, n. 29; Chronique, ibid., pp. 432 s.). Nonostante il coinvolgimento di Giordano, legato a latere per il regno di Francia nonché cardinale di S. Susanna, a fianco dell’influente cardinale di S. Lorenzo in Damaso, l’atteggiamento ostinato del conte necessitò che la causa fosse rimessa direttamente al giudizio del papa il quale non mancò di fare le proprie rimostranze al re di Francia stesso, Luigi VII (Cartulaire, in Monumenta Vizeliacensia, n. 30).
Negli anni seguenti, come documentano le sottoscrizioni ai privilegi di Eugenio III, Giovanni rimase in Curia a Roma dove partecipò all’elezione di Anastasio IV. L’ultima sottoscrizione a un privilegio papale è datata 24 gennaio 1154 (Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, II, n. 9821). È probabile che egli sia morto proprio in questo anno.
Fonti e Bibl.: London, British Library, Add. 4783, c. 34; A. Chacon, Vitae et res gestae pontificum, I, Romae 1630, col. 527, 543; F. Ughelli, Italia sacra, III, Venetiis 1718, col. 389-391; Roberti de Monte Chronica, ed. L. C. Bethmann, in MGH, SS, 6, Hannoverae 1864, ad indicem; Matthaei Parisiensis Historia anglorum, I, ed. F. Madden, in Rolls Series, 44, London 1866, p. 292; Magistri Rogeri de Houdene Chronica, I, ed. W. Stubbs, ibid., 51, London 1868, p. 212; Iohannes prior Hagulstandensis, Historia, in Symehonis monachi Opera omnia, ed. Th. Arnold, ibid., 75, II, London 1885, ad indicem; Roberti de Torigneio Cronica, ed. R. Howlett, ibid., 82, London 1882, ad indicem; Chartulaires of St. Mary’s Abbey Dublin, ed. J. T. Gilbert, ibid., 80, 2. voll., London 1884, ad indicem; L. Schiapparelli, Le carte antiche dell’archivio capitolare di S. Pietro in Vaticano, in Archivio della Società romana patria, XXIV (1901), n. 26, p. 490; Ecclesiae S. Mariae in via Lata Tabularium, II, ed. L. M. Hartmann-M. Merores, Wien 1901, n. 82, p. 2; J. M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130 bis 1181, Berlin 1912, ad indicem; Papsturkunden in Frankreich, I, ed. H. Meinert, Berlin 1932, n. 55, p. 245; per le sottoscrizioni cardinalizie ai privilegi di Celestino II, Lucio II, Eugenio III e Anastasio IV si veda Ph. Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, II, Graz 1956, pp. 1-102; Papsturkunden in Frankreich, V, ed. J. Ramackers, Göttingen 1956, n. 76, p. 154; Acta pontificum Romanorum, II, ed. J. von Pflugk-Harttung, Graz 1958, n. 332; Monumenta Vizeliacensia. Textes relatifs a l’histoire de l’Abbaye de Vézelay, ed. R.B.C. Huygens, Turnholti 1976 (CCCM, 42), ad indicem; John of Salisbury, Historia pontificalis, ed. M. Chibnall, Oxford 1986, ad indicem; San Bernardo, Lettere, II, ed. F. Gastaldelli, Milano 1987, n. 290; H. Tillmann, Die papstlichen Legaten in England bis zur Beendigung der Legation Gualas, Bonn 1926, p. 52; G. Marchetti Longhi, I Papareschi e i Romani, Roma 1947; E. Kartusch, Das Kardinalkollegium in der Zeit von 1181–1227. Ein Beitrag zur Geschichte des Kardinalates im Mittelalter, Wien 1948, ad indicem; R. Elze, Die päpstliche Kapelle im 12. und 13. Jahrhundert, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtgeschichte, Kan. Abt., XXXVI (1950), p. 145-204; B. Zenker, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130 bis 1159, Würzburg 1964, ad indicem; H. Tillmann, Ricerche sulle origini dei membri del collegio cardinalizio nel XII secolo, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, XXVI (1972), pp. 347-350; W. Maleczek, Papst und Kardinalskolleg von 1196 bis 1216, Wien 1984, ad indicem; A. Gwynn, The Irish Church in the Eleventh and Twelfth centuries, ed. G. O’Brien, Dublin 1992, ad indicem; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993; T. di Carpegna Falconieri, Le trasformazioni onomastiche e antroponominiche dei ceti dominanti a Roma nei secoli X-XII, in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, CVI/2 (1994), pp. 595-640; P.C. Ferguson, Medieval Papal Representatives in Scotland: Legates, Nuncios, and Judges-Delegate 1125-1286, Edinburgh 1997, pp. 38 s.; T. di Carpegna Falconieri, Il clero di Roma nel Medioevo. Istituzioni e politica cittadina (secoli VIII-XIII), Roma 2002; M. Holland, The Synod of Kells in MS BL, Add. 4783, in Peritia: Journal of Medieval Academy of Ireland, XIX (2005), pp. 164-172; E. Bultrini, Scotus Paparonis Romanorum consul, in Archivio della Società romana di storia patria, CXXXIII (2010), pp. 5-29.