PARAFISCALITÀ
. La parola "parafiscalità" è stata usata solo in tempi relativamente recenti, per designare tutta una serie di prelievi obbligatorî che vengono effettuati da molti enti e organismi creati, in numero sempre più notevole, a fianco dello stato e degli enti pubblici territoriali tradizionali (comuni, province, regioni), per conseguire scopi ben determinati e circoscritti: prelievi di natura eminentemente, anche se non nettamente, fiscale, che non rientrano però nel bilancio dello stato. Si è valutato, per l'Italia, che la somma di tali prelievi superava nel 1960 largamente la metà delle entrate effettive dello stato. Tale dato dimostra l'importanza assunta nei tempi recenti dalla parafiscalità.
Il gruppo di enti parafiscali più importanti è quello degli enti assistenziali. Dalla Relazione generale sulla situazione economica del Paese (1961) si può trarre il seguente quadro dei contributi obbligatorî per le assicurazioni sociali degli enti previdenziali più importanti (contributi percepiti nel 1960).
A fianco di questi organismi a carattere assistenziale e previdenziale, ne sussistono poi molti altri, il cui prelievo è certamente di minor importanza, che sfuggono molto più facilmente ad ogni controllo e perfino identificazione, tanto che un elenco esatto e completo riesce difficile perfino alle stesse autorità governative.
Si possono citare a titolo d'esempio: le esattorie comunali e ricevitorie provinciali, la S. I. A. E., l'A. C. I. e la Banca nazionale del lavoro per gli aggi ad essi dovuti per il servizio di riscossione delle imposte e tasse ad essi affidato, le Camere di commercio, l'Associazione nazionale per il controllo del combustibile, l'Ente nazionale per la cellulosa e per la carta, l'Istituto per il commercio con l'estero, l'Istituto cotoniero italiano, l'Ente autotrasporti merci, le molteplici Stazioni sperimentali (pelli e concia, consumi alimentari, delle essenze e dei derivati da agrumi, del combustibile), l'Ente zolfi italiano, l'Ente nazionale risi, l'Ente nazionale protezione animali, ecc.; e inoltre vanno ricordati i contributi per la comunità israelitica, i contributi per il soccorso invernale e i diritti di statistica, segreteria e casuali ancora sopravvissuti e gestiti fuori bilancio, ecc.
Caratteristica di tali organismi è di gestire il loro bilancio, alimentato da veri e proprî prelievi fiscali al cui pagamento i contribuenti non si possono sottrarre, al di fuori di ogni controllo rigoroso circa la spesa e l'impiego dei proventi. Nell'assenza di un controllo adeguato sulla loro attività, essi continuano talvolta a mantenersi in vita anche quando la loro funzione è cessata o meglio potrebbe venir esplicata da altri.
Lo sviluppo assunto nella finanza degli stati moderni da questi prelievi fiscali a favore di organismi pubblici o servizî pubblici non statali dipende da una serie di circostanze. Non vi è dubbio che vi ha influito il desiderio di conferire alla gestione dei fondi pubblici una maggiore elasticità e snellezza, attribuendo a taluni organismi una autonomia tale da consentire una libertà di azione adeguata, senza passare per i controlli e le formalità troppo lunghe e pesanti proprie della gestione del bilancio pubblico. Inoltre, con questi prelievi specifici si è voluto accollare l'onere relativo ad un servizio pubblico direttamente alle categorie economiche che beneficiano di tale servizio. E non si può escludere che vi abbia influito anche l'intenzione di attuare processi di illusione finanziaria, cioè di mascherare, da un punto di vista psicologico, il prelievo, spezzettandolo in mille piccoli rivoli, ciascuno dei quali sembra relativamente modesto.
È generalmente riconosciuto che la p. così intesa viene a violare uno dei canoni fondamentali del bilancio dello stato, quello della sua unità, per cui tutte le entrate coattive e tutte le spese pubbliche devono venir conteggiate al lordo nel bilancio dello stato. Naturalmente questa elusione dei principî più sani della contabilità di stato dà luogo ad una serie di critiche, accentuatesi soprattutto in questi ultimi tempi, in quanto tale libertà, per quanto contenuta entro certi limiti, costituisce un efficace motivo di sperpero del denaro pubblico, soprattutto permettendo l'attribuzione ai dipendenti di detti enti di rimunerazioni sproporzionate rispetto a quelle di coloro che esercitano le medesime funzioni nello stato.
Inoltre, anche da un punto di vista più strettamente economico, tale tendenza a creare e moltiplicare gli enti con autonomia fiscale è nettamente contraria alle direttive più razionali della finanza moderna, la quale si propone un costante intervento nella vita economica del paese per un più intenso sviluppo economico e per una eliminazione delle fluttuazioni economiche. Per conseguire tale finalità è necessario che lo stato possa sempre disporre della manovra del prelievo e della spesa in modo da poter influire sullo sviluppo del reddito nazionale, modificando opportunamente la domanda globale. Tanto più il reddito viene prelevato da altri enti, tanto meno efficacemente si può esercitare l'intervento dello stato, per la percentuale crescente di reddito nazionale che sfugge alla manovra statale.
Si è osservato che il termine "parafiscalità" è molto ambiguo e si è cercato di precisarlo su di un piano scientifico; taluno si è spinto anche fino ad elaborare una teoria economico-finanziaria della parafiscalità.
Così, si è detto che le entrate parafiscali sarebbero caratterizzate dalla mancata contabilizzazione nel bilancio dello stato e dal prelievo di scopo. Il primo requisito è evidentemente un elemento puramente formale, in quanto vi sono anche molte entrate dello stato che non figurano nel bilancio generale e che pur tuttavia non si fanno rientrare nella parafiscalità (Amministrazioni autonome). D'altro lato le finanze locali non si fanno rientrare nella categoria che ci interessa, ma le entrate relative, pur non passando per il bilancio dello stato, sono vere e proprie entrate fiscali. Anche per quel che riguarda il secondo requisito, ossia la destinazione per legge di date entrate fiscali a carico di un gruppo particolare di soggetti, al conseguimento di uno scopo particolare, si può dire che la stessa finanza statale ha una serie di queste destinazioni particolari in vista di dati scopi, a parte il fatto che numerosi servizî pubblici vengono ceduti agli utenti addossando agli stessi il relativo costo.
Sta di fatto che la parola p. è un termine del linguaggio corrente, che indica in modo espressivo tutti i molteplici prelievi fiscali che prosperano, più o meno legittimamente e razionalmente, a fianco e all'ombra dello stato. Ma razionalmente tali prelievi non hanno una fisionomia propria: alle volte sono vere e proprie imposte, che per nulla si differenziano da quelle tradizionali, alle volte hanno la netta caratteristica di contributi o prezzi pubblici o politici.
Bibl.: E. Morselli, Le finanze degli enti pubblici non territoriali, Padova 1943; id., Le point de vue théorique de la parafiscalité, in Revue de science et de législation financières, 1951, seguito da una polemica col Laufenburger; J. Merigot, Eléments d'une théorie de la parafiscalité, in Revue de science et de législation financières, 1949; M. Lauré, Charges fiscales et parafiscales dans le commerce international, in Banque et Bourse, 1955; R. Ducos-Ader, La notion juridique de parafiscalité, in Revue de science financière, 1956.