Paralipomenon
Titolo di un libre del Vecchio Testamento che nelle Bibbie latine è posto di seguito ai libri dei Re.
Il nome viene dal greco (παραλειπομένων) e significa che in esso è contenuto " ciò che è stato omesso " nei precedenti libri storici della Bibbia. Oggi gli si dà spesso il titolo di Cronache, termine più aderente all'originale ebraico. Il libro, che probabilmente forma un tutto unico con quelli di Esdra e Neemia, è più che altro una reinterpretazione della storia da parte di un teologo di tendenza sacerdotale, fornito di un'impostazione storica. Per l'autore centro dell'esposizione è la casa di David, casa nella quale dovrebbero trovare realizzazione le promesse messianiche. È David infatti che ha organizzato il culto e che è stato il salmista per eccellenza. È proprio nel culto e nel canto dei salmi che si mantiene la fede messianica continuando a preparare l'avvenire. Scritto verso il 250 a.C., il libro ebbe un'influenza piuttosto considerevole sul Nuovo Testamento e particolarmente sul Vangelo di Matteo.
D. cita in Mn II VII 8 la fine della preghiera del re Giosafat di II Paral. 20, 12, con due varianti ignote ai manoscritti della Vulgata: Cum ignoramus [nella Vulgata " ignoremus "] quid agere debeamus, hoc solum habemus residui: quod oculos nostros ad te dirigamus [nella Vulgata " dirigamus ad te "]. La prima variante potrebbe provenire senz'altro da D. stesso, per dare alla citazione un senso temporale e non causale; il secondo tipo di variante, che è una correzione stilistica, è facilmente riscontrabile nelle Bibbie dei secoli XII e XIII.