PARAVENTO e PARAFUOCO
. Il paravento è per lo più costituito da un numero variabile di piccoli telai rettangolari di legno o di metallo, ricoperti nelle due facce da stoffa di vario genere, carta, ecc., uniti fra loro per mezzo di cerniere, così da potersi piegare in tutti i sensi; ma nelle forme più semplici e più antiche doveva essere costituito da un semplice schermo su un piede, come iI parafuoco, che invece mantenne codesta forma pur seguendo nella decorazione tutte le vicende avute dal paravento. Questo diede infatti occasione a svariatissimi modi di decorazione nella forma e nella copertura dei telai, anche nello studio di armonizzarlo con gli ambienti.
Sembra che l'uso del paravento e del parafuoco risalga al Medioevo. Più tardi esso si estese, tanto che in Francia, sotto il regno di Luigi XII, molti documenti li ricordano. Un paravento di vimini, rotondo, è rappresentato nelle Très riches Heures del duca di Berry. I paraventi di forma più complessa erano spesso usati per dividere i letti dei personaggi del seguito di qualche nobile, quando erano collocati in un'unica vasta sala.
Il paravento fu usato molto durante il Cinquecento, nelle chiese, ponendolo da un lato dell'altare, per proteggere il celebrante dalle correnti d'aria. Nel Seicento l'uso si estese anche alle dimore private; nel Settecento e nella prima metà dell'Ottocento la sua diffusione fu tale, da costituire uno degli elementi caratteristici della decorazione degli ambienti. Esso fu favorito dall'influenza dell'arte dell'Estremo Oriente, dove il paravento aveva e ha un'importanza essenziale nell'uso dell'abitazione (v. oltre). Oggi l'uso del paravento è quasi tralasciato, non solo per il fatto che le stanze sono molto più piccole, ma principalmente per il gusto diverso dell'arredamento.
Il paravento, nella sua decorazione, dovette seguire le fasi e lo svolgimento del mobilio; ma nessun esemplare dell'epoca più antica ci è rimasto, e possiamo farcene un'idea molto approssimata solo dalle descrizioni degl'inventarî.
Opera di legnaiolo e di decoratore insieme, il paravento ha una grazia squisita specialmente nel Settecento, nella finezza dell'intaglio delle cornici - generalmente dorate - culminanti in medaglioni, stemmi, fregi, ghirlande, ecc., e nella ricca decorazione delle stoffe.
Queste erano tessute - broccati e damaschi di vario colore, armonizzanti con le stoffe delle portiere, delle tende, delle coperte delle singole stanze - o ricamate dalle dame del tempo, su rasi e velluti, o ancora dipinte con stemmi, ornati, scene di vita galante o pastorale, perfino da grandi maestri, come, per esempio in Francia, il Watteau, che ne dipinse uno raffinatissimo con le quattro stagioni, il Moreau, ecc.
Vi sono poi alcuni paraventi di una ricchezza straordinaria: laccati, con incrostazioni d'avorio, corallo, pietre dure. Ricordiamo fra i tanti uno del museo di Cluny che fu del marchese d'Effialt (1625); quello mirabilmente descritto da Madame di Sevigné nelle sue lettere, che fu donato dal cardinale D'Estrée a una principessa di Savoia. La raccolta di A. Bacchi di Milano ne possiede uno graziosissimo, veneziano del Settecento, gentilmente intagliato, nelle cornici rococò, i cui pannelli sono dipinti con spiritose figure galanti, fra sottili decorazioni arabescate. Famosi sono quello ricamato da Giuseppina Beauharnais poco prima delle sue nozze con Napoleone I, e l'altro della regina Maria Antonietta, ricoperto di stoffa a delicato intreccio di ghirlande fiorite, ora nel Museo delle arti decorative di Parigi. In molti di questi - se ne togliamo quelli di gusto orientale cinese e giapponese, che, venuti in moda negli ultimi anni del Seicento si trovano anche durante l'Ottocento - le forme più schiette dell'inquadratura, il materiale ligneo differente - mogano, ebano, ecc. - e la semplicità del disegno delle stoffe, già rivelano il passaggio alle forme ottocentesche.
Bibl.: E. Viollet-le-Duc, Dict. du mobilier franåais, Parigi s. a., I, p. 196 segg.; H. Havard, Dict. de l'ameublement et de la décoration, ecc., ivi s. a., III, p. 1204 segg.; IV, p. 93 segg.; G. Morazzoni, Il mobile veneziano del '700, Milano 1927, tav. 272; A. Feulner, Kunstgeschichte des Möbels, Berlino 1927, II, pp. 505, 509; S. De Ricci, Le style Louis XVIe Mobilier et décoration, Parigi 1913, tavv. 27, 191, ecc.
Cina e Giappone. - Nel Libro del Cerimoniale (I-li), che raccoglie le più antiche tradizioni della Cina, è detto (trad. Couvreur, Ho-kien fu 1916, p. 376) che nella sala d'udienza dell'imperatore un paravento color rosso, ricamato con asce (fu-i), era collocato dietro al trono dell'imperatore. Dalla dinastia Han in poi si fabbricarono in Cina paraventi di forma, materia e dimensioni assai varie, da piccoli paraventi a un solo pannello, sostenuti da un leggiero piede, da posarsi sul tavolo, a grandi paraventi con due, quattro, sei, fino a dodici grandi pannelli, alti più di due metri, che potevano circondare un gruppo di persone. La materia, fin dai tempi più antichi fu spesso la seta, decorata con ricami o pitture; talvolta seta bianca decorata con iscrizioni di celebri calligrafi o poeti. A poco a poco nella vita comune si diffusero paraventi a più pannelli, di carta dorata o dipinta, leggieri e facilmente trasportabili. Erano di uso comune durante la dinastia T'ang (618-906 d. C.), come appare dalle allusioni dei poeti e dalle raffigurazioni dei pittori.
Di maggior lusso e più costosi, seguirono paraventi di legno verniciati di lacca, intagliata o incrostata di pietre dure o di madreperla. Questi ultimi furono una specialità della provincia del Kiang-si, specialmente durante la dinastia Ming. Durante il regno di Ch'ien-lung (1736-1795), nella fabbrica imperiale di lacche, in Pechino, si fabbricarono splendidi paraventi intagliati, alti m. 2,40. Nel secolo XIX l'Europa fu invasa da paraventi di lacca dipinta provenienti dalle fabbriche di Canton (ove si producevano fino dal secolo XIV), o da quelle di Fu-chow.
Due paraventi in lacca dorata e a colori varî, della fine del sec. XVII, sono nel Victoria and Albert Museum di Londra. Dalla Cina la fabbricazione dei paraventi si estese e divenne popolare specie in Corea e nel Giappone.
I Giapponesi chiamano tsuitate un paravento a un solo pannello, incorniciato; e byōbu un paravento pieghevole, a più pannelli. Sono famosi i paraventi dipinti di Soga Jasoku (morto nel 1483), ora nel Museo di Boston, e quelli di Sesshu (1420-1506) illustrati da E. Fenollosa. (V. tavv. LXXIII-LXXVI. E v. anche lacche, XX, p. 340, figura, e giappone, XVII, tavola XXIX).
Bibl.: A. Severini, Uomini e paraventi, Firenze 1872; E. Fenollosa, Epochs of Chinese Art, II, Londra 1913, p. 84; O. Münsterberg, Chinesische Kunstgeschichte, II, Esslingen 1912, p. 436; E. F. Strange, Catalogue of Chinese Lacquer, Londra 1925.