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BORDONE, Paris

di Cecil Gould - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)
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BORDONE (Bordon), Paris

Cecil Gould

Figlio di Giovanni, sellaio, e di una Angelica, veneziana, nacque a Treviso e fu battezzato il 5 luglio 1500. Dal 1518 risulta residente a Venezia (doc. in Bailo-Biscaro, pp. 85 s.), dove era forse arrivato qualche tempo prima, ed è in questa città che trascorse la maggior parte della sua vita. È d'altra parte errore evidente ritenere - seguendo il Vasari - il B. operante in Venezia contemporaneamente a Giorgione (morto nel 1510), anche se l'influenza di Giorgione su di lui fu eccezionalmente forte e duratura. Secondo il Vasari, fu allievo di Tiziano, alla cui arte s'ispirò più che a qualsiasi altra. Lo stesso biografo ricorda che riceveva commissioni dai luoghi più lontani, che fu, oltre che in varie città del Veneto, a Milano e ad Augusta e che nel 1538 si recò in Francia presso il re Francesco I. L'Orlandi scrive invece che il viaggio in Francia avvenne nel 1559 al tempo del breve regno di Francesco II: questa data, confermata dal Federici (pp. 41 s.), è generalmente ritenuta più esatta dalla critica moderna (cfr., per tutta la questione del viaggio in Francia, Béguin, in Revue du Louvre, 1968, pp. 202-204).

Le numerosissime opere superstiti del B., pale d'altare, affreschi, soggetti mitologici e ritratti (il Berenson nell'ultima edizione dei suoi elenchi ne cita oltre cento), sono per la maggior parte firmate, ma rarissime quelle datate, e lo stile dell'artista sembra aver subito una evoluzione relativamente scarsa. Attualmente si conoscono solo tre pitture firmate e datate: il Ritratto maschile di Vaduz (coll. Liechtenstein) del 1532 (un secondo nella stessa collez. è solo datato), il ritratto di Girolamo Crofft (Louvre, n. 1179; cfr. Béguin, 1964) del 1540 e Betsabea alla fontana (Amburgo, Kunsthalle, già coll. Wedells), del 1552, per il quale esiste anche il disegno con la stessa data nel Gabinetto degli Uffizi.

Databile intorno al 1525 è la Madonna in trono con i ss. Giorgio e Cristoforo nell'Accademia Tadini di Lovere, che sarebbe quindi la prima opera importante del B., eseguita quando già aveva venticinque anni (probabilmente si può identificare con la pala dipinta a Crema per la chiesa di S. Agostino, con Giulio Manfrone ritratto come s. Giorgio, citata dal Vasari). Gli elaborati sfondi architettonici dei Gladiatori (Vienna, Kunsthistorisches Museum) e della Betsabea con le ancelle (Colonia, Wallraf Richartz Museum; identificabile con uno dei quadri per Carlo da Rho citati dal Vasari), che riprendono alcuni elementi del terzo libro dell'Architettura del Serlio, pubblicato nel 1540, possono far datare queste opere intorno a questo anno, mentre La consegna dell'anello al doge (Venezia, Accademia, n. 320), sempre per i riferimenti al Serlio, è databile (Gould, 1962) poco dopo il 1545.

Il B. morì a Venezia il 19 genn. 1571 (1570 moreveneto; Zanetti, p. 96 nota).

Vista in una prospettiva storica, la personalità del B. appare quella di un pittore alquanto raffinato, ma non di prim'ordine: a paragone di Tiziano, Tintoretto e Veronese, tutti operanti contemporaneamente a lui, gli spetta senz'altro un posto di secondo piano; Vasari, del resto, spiega che il B. stesso si rese conto dei suoi limiti e non apprezzò l'atmosfera vivacemente competitiva della vita artistica veneziana. Il suo stile, infatti, non è certo rivoluzionario: nei numerosi soggetti pastorali, con figure disposte entro calmi e idillici paesaggi, si continua a sentire l'influsso di Giorgione, mentre sono quasi assenti nel B. gli eccessi di tecnica e schematizzazione comuni al manierismo dell'Italia centrale e presenti in certa misura anche a Venezia con il Pordenone e il Tintoretto. D'altra parte, nei colori più scuri e stridenti delle sue ultime opere può rintracciarsi qualche riflesso degli anni turbolenti della sua epoca.

Non esiste una raccolta importante di opere del B.: le migliori rimangono nelle città in cui visse, Treviso e Venezia, anche se ottimi esemplari sono nelle pinacoteche italiane oltre che a Parigi, Londra, Berlino-Dahlem e Leningrado. Pochi disegni superstiti gli sono stati attribuiti.

Fonti e Bibl.: Regesto dei documenti in L. Bailo-G. Biscaro, P. B., Treviso 1900, pp. 85-96; e in G. Canova, P. B., Venezia 1964, pp. 69-71 (pp. 137-143 bibl.); per una dettagliata bibl. si veda anche U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 346-351. Vedi inoltre: P. Aretino, Lettere sull'arte, commentate da E. Pertile, a cura di E. Camesasca, II, Milano 1957, p. 267 (lettera CDLXXXV); III, 2, ibid. 1960, p. 301; G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, pp. 461-466; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico..., Bologna 1704, p. 311; D. M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere di disegno, Venezia 1803, II, pp. 41-45; G. Liberali, Lotto,Pordenone e Tiziano a Treviso, in Memorie dell'Istituto veneto di scienze lettere e arti, XXXIII, 3 (1963), p. 118; M. Rembaud, Documents du minutier central concernant l'histoire de l'art, Paris 1964, pp. 527, 528, 578 n. 4; A. M. Zanetti, Della pittura veneziana…, Venezia 1771, pp. 96, 210; L. Fröhlich-Bume, Are-discovered work by P. B., in The Burlington Magazine, LXIV (1934), p. 282; W. Suida, Anmerkungen zu P. B., in Belvedere, XII (1934-37), pp. 207 ss.; W. Arslan, Osservazioni su... P. B. …, in Le Arti, I (1938), p. 76; H. Tietze-E. Tietze Conrat, The Dranings of the Venetian Painters…, New York 1944, pp. 118-121; W. Suida, Clarifications and identifications of works by Venetian painters, II, Bernardino Licinio and P. B., in Art Quarterly, IX (1946), pp. 284 ss.; M. Muraro, Affreschi di P. B. a San Simon de Vallada, Venezia 1953; B. Berenson, Ital. Pictures of the Renaissance. Venetian School, London 1957, I, pp. 45-49; G. Gamulin, Il Redentore di P. B. nella cattedrale di Ragusa (Dubrovnik), in Arte veneta, XII (1958), pp. 192-4; Id., Contributi al Cinquecento... P. B.,ibid., XIII-XIV(1959-60), pp. 88-95; National Gallery Catalogues, C. Gould, The Sixteenth-Century Venetian School, London 1959, pp. 20-25; L. Venturi, Un quadretto di P. B., in Commentari, X (1959), p. 189; G. Canova, I viaggi di P. B., in Arte veneta, XV (1961), pp. 77-88; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere d'arte del sec. XVI, Venezia 1962, pp. 70-74; C. Gould, Sebastiano Serlio and Venetian Painting, in Journal of the Warburg and Courtauld Instit., XXV (1962), pp. 56 ss.; G. Canova, P. B., Venezia 1964 (cfr. recens. di F. Valconover, in Arte veneta, XVIII[1964], pp. 207-209); M. Bonicatti, Per la formaz.di P. B., in Boll. d'arte, XLIX (1964), pp. 249-51; S. Béguin, A propos de quelques peintures attribuéesà P. B. au Musée du Louvre, in Bulletin du Laboratoire du Musée du Louvre, 1964, pp. 31-41; Id., Une Annonciation de P. B., in La Revue duLouvre et des Musées de France, XVIII (1968), pp. 195-204; Id., L'Annonciation de P. B. auMusée de Caen, in Bulletin du Laboratoire duMusée du Louvre, 1968, pp. 26-31; G. Mariani Canova, Nuove note a P. B., in Arte veneta, XXII (1968), pp. 171-176.

Vedi anche
Iacopo Robusti detto il Tintorétto Tintorétto, Iacopo Robusti detto il. - Pittore (Venezia 1518 - ivi 1594), dovette il soprannome alla professione di tintore esercitata dal padre. Uno dei massimi innovatori del Rinascimento veneziano, fin dalle sue prime opere si nota una forte impronta della cultura figurativa del manierismo. Il pittore ... Bernardino Licìnio Licìnio, Bernardino. - Pittore (forse Poscante, Zogno, 1489 circa - Venezia prima del 1565). Seguace del Pordenone, guardò anche a Tiziano e a Palma il Vecchio distinguendosi tuttavia per le tinte brillanti e per le tipologie più convenzionali e massicce. Efficace soprattutto nei ritratti (ritratto di ... Meldòlla, Andrea, detto lo Schiavone Meldòlla, Andrea, detto lo Schiavone. - Pittore e incisore (Zara 1515 circa - Venezia 1563). Non si hanno notizie sulla sua formazione, ma la produzione grafica e pittorica rimanda all'arte del Parmigianino che Meldolla, Andrea, detto lo Schiavone, dopo un'iniziale adesione ai modi di Bonifacio Veronese, ... Altobello Melóne Melóne (o Melóni), Altobello. - Pittore e incisore cremonese, attivo dal 1497 al 1517. La Deposizione di Brera rivela influssi lombardi e ferraresi, in partic. dell'Ortolano; nel Viaggio a Emmaus (Londra, National Gallery) Melone, Altobello si ricollega al Romanino; negli affreschi del duomo di Cremona ...
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Vocabolario
bordóne²
bordone2 bordóne2 s. m. [prob. voce onomatopeica; cfr. il fr. bourdon, che accanto al sign. musicale ha anche quello di «calabrone»]. – La canna di cornamusa o la corda di ghironda che emettono un solo suono, grave e prolungato, il quale...
bordóne³
bordone3 bordóne3 s. m. [etimo incerto], non com. – Quasi soltanto al plur., le penne degli uccelli appena spuntate: domandate agli uccelli ... come abbian mutato in penne i primi b. (Carducci); fig., venire, rizzarsi i b., rabbrividire,...
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