PARODI
– Originaria di Albisola (Savona), la famiglia cominciò ad affermarsi in ambito economico fin dal XVIII secolo. Alcuni suoi componenti, allo scopo di ampliare e consolidare i loro affari, decisero di trasferirsi a Genova dove si radicarono grazie a non comuni doti di competenza e lungimiranza.
Gli avvenimenti politici che si susseguirono a partire dalla fine del Settecento indebolirono il potere economico dell’aristocrazia genovese. Molte delle grandi famiglie subirono gravi perdite finanziarie, mentre i Parodi riuscirono a rafforzare la propria presenza in una realtà in grande trasformazione.
Il primo a emergere con particolare evidenza fu Giacomo (1754-1830), nato dal secondo matrimonio del padre Bartolomeo di Giuseppe, che, sposatosi in prime nozze con Vittoria Cevasco, si era successivamente unito nel 1753 a Rosa Migone. Giacomo e il fratello Francesco Agostino, sposatosi con Teresa Chiappe, proseguirono affiancati l’attività del padre, esercitando in prevalenza l’attività di cambiavalute. Presero parte alla fondazione della prima Banca di Sconto (1785) – una società anonima con elevato capitale sorta a Genova – impostata su basi moderne e che, seppur destinata a breve vita, fu rilevante nel processo di formazione degli istituti bancari italiani. Nel settembre 1792 – con la sistemazione di ogni pendenza correlata con l’eredità paterna – avvenne un’importante cesura nel rapporto tra i fratelli Parodi. Da quel momento Francesco non avrebbe più avuto pretese sulle attività future di Giacomo, né avanzato alcuna richiesta all’altro fratello Gaetano, prevosto ad Albisola.
Giacomo, sposatosi nel 1776 con Maria Anna Casaretto (di Lorenzo), continuò a operare nel settore bancario, facendosi fama di persona particolarmente abile e accumulando un cospicuo patrimonio: gettò così le basi di un’ingente fortuna che i discendenti avrebbero ulteriormente incrementato.
Scarsa è la documentazione relativa alle banche private italiane in questo periodo, tuttavia a Genova, all’epoca del Congresso di Vienna, il Banco Bartolomeo Parodi vantava già un giro d’affari di circa dieci milioni.
Bartolomeo (1783-1865), unico figlio maschio della famiglia di Giacomo composta da altre tre sorelle (Maria Livia, sposata ad Antonio Romanengo, Bianca, sposata a Stefano Castagnola e Caterina, sposata a Carlo De Filippi) si distinse anche nella vita pubblica: dopo avere ricusato nel 1814 la nomina a senatore della Repubblica Ligure, a partire dal 1831 fece parte, per molti anni, del corpo decurionale della città di Genova. Fu tra i fondatori della camera di commercio e prima del 1844 esplicò l’attività di interprete di lingua tedesca presso il tribunale (1840-1851). Fece altresì parte della commissione camerale per il controllo delle operazioni di borsa. Nella sua proficua attività di banchiere fu affiancato dal primogenito Giacomo (1808-1868), nato dal matrimonio con Marianna Ricci, figlia di Giovanni Battista, anch’egli banchiere. Nel marzo 1833 Bartolomeo affidò al figlio la procura generale per tutte le operazioni e lo coinvolse nella nuova società, la Bartolomeo Parodi e Figlio, attiva fin dal gennaio 1838.
Genova si avviava allora a diventare uno dei poli più dinamici nell’ammodernamento del Regno di Sardegna e d’Italia. Fra i segnali significativi del nuovo clima fu l’istituzione della Banca di Genova (1844), fondata dai principali banchieri privati della città, fra cui vanno ricordati, anche per i legami con la famiglia Parodi, Giuliano Cataldi e Francesco Pavese.
Bartolomeo Parodi – chiamato nel 1845 alla presidenza della nuova Banca di Sconto di Genova – fu il primo presidente della Banca di Genova, un istituto destinato a svolgere un ruolo di primo piano nella saldatura tra le élites genovesi e torinesi: nel 1847 la Banca di Genova e la Banca di Torino, fondendosi, diedero vita alla Banca Nazionale nel Regno d’Italia, embrione della futura Banca d’Italia, istituita nel 1893. I componenti della famiglia Parodi godevano di prestigio e reputazione; lo conferma fra l’altro l’inclusione della ditta bancaria Bartolomeo Parodi e Figlio fra i sette soci fondatori della Cassa Generale, istituto che ebbe vita per alcuni decenni dal 1856, operando prevalentemente come società anonima di investimento mobiliare. Bartolomeo fu anche azionista della Banca di Commissione (1864), della Banca Internazionale e del problematico Banco Commerciale Ligure.
I Parodi ebbero una diffusa e capillare presenza nelle principali attività avviate nei settori trainanti dell’economia, a partire dall’industria metalmeccanica e dall’attività cantieristica, inizialmente incentivate da Camillo Benso conte di Cavour, consentendo il reperimento di capitali di cui la famiglia disponeva largamente. L’influenza della famiglia si manifestò anche in termini indiretti ‘formando’ nel proprio ambito figure professionali destinate a giocare un ruolo di primaria importanza nel paese come, fra gli altri, Carlo Bombrini.
Con Bombrini – inizialmente impiegato del Banco Parodi e sin dalla fondazione direttore della Banca di Genova e direttore generale della Banca Nazionale nel Regno, carica mantenuta fino alla morte (1882) – i Parodi mantennero sempre stretti legami e condivisero cospicui interessi nella principale industria meccanica genovese, l’Ansaldo.
I Parodi non si limitarono a operare in ambito ligure, ma già nel Settecento comparvero associati in rapporti d’affari con i Torlonia di Roma. La coincidenza di interessi si manifestò anche nella partecipazione al progetto della ferrovia Milano-Monza. Nel complesso si mostrarono attenti a tutte le opportunità d’investimento in ambito assicurativo, chimico, immobiliare oltre che bancario.
Bartolomeo morì nel 1865 a Genova nel palazzo Parodi, già Lercari, in Strada Nuova, da lui acquistato vent’anni prima, divenuto nel frattempo abitazione e sede del Banco Parodi, trasferito da piazza Posta Vecchia. Dal 1849 al 1851 Giacomo surrogò il padre nel consiglio di reggenza della Banca Nazionale di cui, dal 1857 al 1859, fu vicepresidente.
Dal già ricordato matrimonio con Marianna Ricci, Bartolomeo ebbe un altro figlio maschio, Giovanni Battista (1812-1837), e tre figlie femmine: Luigia, sposata nel 1835 al barone Giuliano Cataldi, banchiere, Laura, coniugata con Giuseppe Cataldi, fratello di Giuliano, e Marianna, sposa di Agostino Pavese, banchiere anch’egli. Giovanni Battista morì lasciando la moglie Anna Francisca Pavese in attesa di un figlio, Bartolomeo (1838-1912), nato postumo. Nel 1838 il fratello maggiore Giacomo sposò la cognata Anna Francisca, dal matrimonio con la quale nacquero: Giacomo (1842-1921), sposato con Maria Luisa Gambaro, Giovanni Battista (1845-1910), sposato con Enrica Faccini, Carlo (1849-1898), sposato con Matilde Fontana, Luigi (1851-1894), coniugato con Maria Pastorino, cui si aggiunsero Marianna (1850-1887), sposata con il marchese Michelangelo Cambiaso e Carlotta (1853-1930). Poco si sa di un figlio Francesco, nato nel 1843, probabilmente di breve vita.
Bartolomeo (1838-1912), figlio di Giovanni Battista e di Anna Pavese, sposò nel 1864 la cugina Maria Anna Cataldi, figlia di Giuliano Cataldi e Luigia Parodi. Nel giro di pochi anni si articolarono intrecci matrimoniali, che coniugarono affetti personali e affari, caratteristica, questa, che accompagnò la famiglia anche in tempi successivi, sviluppando relazioni familiari che coinvolsero i protagonisti di attività imprenditoriali e finanziarie nazionali e internazionali, garantendo protezione economica e sociale.
Nel 1868 alla morte di Giacomo fu liquidata la vecchia ditta e la nuova società, pur mantenendo la precedente dicitura, coinvolse come soci e come finanziatori molti componenti della famiglia. Il 14 agosto 1874 la società fu sciolta per ricostituirsi il 30 novembre dello stesso anno con la ragione Società bancaria Bartolomeo Parodi e Fratelli. Scomparso Carlo dalla nuova ditta, si precisò nell’atto costitutivo il divieto per tutti i soci di fare operazioni commerciali di qualsiasi specie tanto in proprio quanto in partecipazione.
La composizione della famiglia Parodi si articolò ulteriormente poiché dall’unione di Giacomo e Maria Luisa Gambaro nacquero Bartolomeo (1871-1913), Anna (nata nel 1872), sposata con il conte Paolo De Rege di Donato, e Francesca (1873-1913). Da Giovanni Battista ed Enrica Faccini nacquero: Giacomo (1870-1942), sposato ad Anna Bombrini, figlia di Carlo Marcello Bombrini, Anna (1871-1953), Giuseppe (1872-1944), Luigia (1873-1962), Carola (1876-1960) sposata con il duca Angelo De Ferrari, Maria (1878-1969) sposata con Pietro Romanengo. Dal matrimonio fra Luigi e Maria Pastorino nacquero Carola (1876-1967) e Giacomo (1881-1961).
La morte di Luigi (1894) segnò un progressivo assestamento della società, anche in conseguenza di un atto di rinuncia da parte di Giacomo (1842-1921), il quale dichiarò che per sue particolari ragioni cessava di fare parte della ditta bancaria. Dietro questo gesto vi era l’esteso coinvolgimento, al pari di altri finanzieri genovesi, nelle operazioni immobiliari a Roma e a Napoli e al loro così grave fallimento che, come ha osservato Giorgio Doria (1969-1973, 1973, p. 101), «perfino uno degli istituti più solidi e antichi, il banco Parodi, par(v)e sul punto di sciogliersi». Terminò con lui una presenza continuativa dei rappresentanti della famiglia Parodi nel principale istituto bancario italiano fin dalla costituzione. In particolare nella Banca Nazionale Giacomo ricoprì la carica di consigliere (1881-87), segretario (1888-89), vicepresidente (1890-1901), presidente (1892) e infine di consigliere della Banca d’Italia (1894), anche se rimasero nelle mani della famiglia cospicui pacchetti azionari.
Dunque nel 1894 la Bartolomeo Parodi e Fratelli vide la presenza di due soci, i cugini Bartolomeo fu G.B. e Giovanni Battista fu Giacomo. Alla stessa data nel bilancio della società comparve la dicitura creditori parenti, distinta da quella di creditori esterni, in cui fra gli altri risultò compresa Maria Pastorino, vedova di Luigi Parodi.
Dopo il 1910, per la morte di Giovanni Battista, i soci della ditta furono Bartolomeo fu G.B. e due figli di Giovanni Battista: Giacomo (1870-1942) e Giuseppe (1872-1944). Alla morte di Bartolomeo (1912) restarono soci i figli di Giovanni Battista: Giacomo e Giuseppe. Tale assetto rimase immutato fino a quando si arrivò alla liquidazione del Banco nel 1928, svoltasi in termini problematici.
Nel corso degli anni la banca dei Parodi si era ormai imposta come una sorta di cassaforte della famiglia; fino a quella data a ogni cambio generazionale si ridefinirono le quote di partecipazione senza mutamenti di rilievo nella strategia adottata. Dopo avere svolto un ruolo dinamico nello sviluppo dell’economia ligure e nella costruzione del Regno d’Italia, superata la congiuntura critica dei primi anni Settanta, nel momento di svolta alla fine dell’Ottocento la famiglia Parodi scelse di operare prevalentemente nell’ambito del credito alle imprese.
Nei decenni successivi gli investimenti finanziari si moltiplicarono e diversificarono per tipologia e sotto il profilo geografico, passando da generici titoli di stato e valori industriali a società di assicurazioni fino alle società ferroviarie. A partire dal 1889 si intensificarono i rapporti con il Banco Italiano dell’Uruguay che, fondato nel 1887, ebbe un ruolo importante nella gestione delle rimesse degli emigrati. All’inizio del Novecento la fama assunta dal banco era tale che nel romanzo di Anton Giulio Barrili, I rossi e i neri (p. 202), si attribuiva a un personaggio la dote di essere «puntuale come il banco Parodi». Tuttavia questo venne sempre più a costituire un’attività secondaria per molti componenti della famiglia.
In particolare fu Giacomo Parodi, il già ricordato figlio di Luigi e di Maria Pastorino, a gestire con successo le notevoli disponibilità pervenute dai genitori. Continuò così a operare nei settori tessile, saccarifero, chimico, assicurativo come il fratello della madre, il finanziere Carlo Pastorino, le cui numerose partecipazioni industriali nel 1927 passarono in termini considerevoli alla diretta gestione del nipote.
Suoi campi di intervento furono i principali settori strategici del capitale genovese sin dalla fine dell’Ottocento, in particolare collegamento con la famiglia Piaggio con la quale si era pure stabilita una stretta parentela. Intensi furono i legami con il gruppo Piaggio anche in una delle più importanti imprese meccaniche private liguri: la Officine Elettromeccaniche, sorta a Genova nel 1907 per la costruzione di motori elettrici per piroscafi. In questo ambito la presenza di Giacomo si consolidò ulteriormente allorché, nel 1923, fu coinvolto in un forte apporto finanziario nella nuova società San Giorgio stabilimenti riuniti-San Giorgio officine elettromeccaniche nata dalla fusione delle due imprese liguri, in cui sedette nel consiglio di amministrazione fino al 1949. Sempre con questo gruppo Giacomo costituì nel 1946 La Gaiana, società nata per rilevare e gestire dei terreni in Emilia e ben presto impegnata in attività immobiliari anche nel capoluogo ligure.
Rilevante altresì fu la presenza nel mercato delle public utilities, vale a dire nell’acquedotto De Ferrari Galliera al cui consiglio di amministrazione dal 1928 al 1960 Giacomo prese parte come consigliere prima e come amministratore delegato poi, e nell’acquedotto Nicolay, del quale fu presidente negli ultimi anni della sua vita (1957-1959). Giacomo Parodi non ebbe figli, mentre dal matrimonio del cugino Giacomo, figlio di Giovanni Battista, sposato con Anna Bombrini, nacquero Maria (1908-1998), Carlotta (1914-2009), coniugata con il conte Costanzo Mapelli Mozzi, e Giovanni Battista (1910-1998). Quest’ultimo, sposatosi nel 1937 con Eleonora Lodolo D’Oria, ebbe quattro figli: Giacomo, Alfonso, Marianna e Costanza.
Fin dal 1936, all’età di soli ventisei anni, Giovanni Battista (1910-1998) partecipò alle adunanze annuali della Banca d’Italia e nel 1939 diventò reggente della sede di Genova. Dal 1966 al 1993 fu membro del Consiglio superiore della Banca d’Italia, dando un importante contributo grazie alla sua competenza unita a correttezza ed equilibrio mostrati nell’affrontare complessi problemi economici e finanziari.
Giovanni Battista ereditò quote consistenti del patrimonio finanziario e immobiliare della famiglia e toccò a lui svolgere molte delle attività esercitate fino allora da altri suoi componenti. Operò nel settore edilizio tramite la Parodi & De Rege, impresa avviata dal cugino Giacomo, e alla morte di questi (1961) subentrò nel consiglio di amministrazione dell’acquedotto De Ferrari Galliera, rafforzando ulteriormente la sua posizione, seguitando – secondo la tradizione – a costituire il punto di riferimento della famiglia; prese parte all’importante acquisizione dell’altro acquedotto genovese, il Nicolay (1956). Estese anche autonomamente altri campi di intervento e negli anni Settanta fu chiamato alla presidenza della Eternit.
Il suo prestigio in ambito cittadino, quale rappresentante delle famiglie della borghesia imprenditoriale genovese, fu siglato anche dalla sua presenza in organismi come la camera di commercio, l’associazione industriali, il consiglio di amministrazione dell’ospedale Galliera. Negli anni Novanta si ritirò da tutte le cariche ricoperte fino allora.
Fonti e Bibl.: Le carte relative all’attività bancaria della famiglia Parodi sono conservate nell’omonimo fondo presso il Centro di studi e documentazione di storia economica “Archivio Doria” (Dipartimento di Economia, Università degli studi di Genova); particolarmente utili sono le Guide coeve: Poligrafo, giornale di scienze, lettere ed arti, tomo IV, Verona 1831, p. 225; L’Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri, a. IV, 1831, p. 184; L’Indicatore, ossia Guida per la città e ducato di Genova, a. III, Genova 1834, pp. 270, 294; Ibid., a. IV, Genova 1835, p. 271; Lunario Genovese compilato dal signor Regina & C. per l’anno 1891. Guida amministrativa e commerciale di Genova e provincia, Genova 1892, p. 430; F. Mancardi, Reminiscenze storiche: edite ed inedite, documentate, II, Torino 1892, p. 108.
Tra i molti testi utili a inquadrare la vita aziendale e personale della famiglia Parodi: V. Vitale, Informazioni di polizia sull’ambiente ligure (1814-1816), in Atti della Società ligure di storia patria, LXI (1933), pp. 417-453; M. Da Pozzo - G. Felloni, La Borsa Valori di Genova nel secolo XIX, Torino 1964, ad vocem; L. Bulferetti - C. Costantini, Industria e commercio in Liguria nell’età del Risorgimento (1700-1861), Milano 1966; E. Poleggi, Strada Nuova. Una lottizzazione del ’500 a Genova, Genova 1968, pp. 315-325; M. Calzavarini, Bombrini Carlo, in Dizionario biografico degli Italiani, XI, Roma 1969, pp. 391-395; G. Doria, Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della prima guerra mondiale, I-II, Milano 1969-1973, ad vocem; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, 1894-1906, I, Le premesse: dall’abolizione del corso forzoso alla caduta del credito mobiliare, Milano 1974, p. 124; M.E. Tonizzi, L’industria dello zucchero in Italia dal blocco continentale alla vigilia della grande guerra (1807-1914), in Annali di storia dell’impresa, 4 (1988), pp. 211-278; G.L. Bruzzone, Una rapina in banca oltre cent’anni fa, in A Compagna, XXI (1989), n.s., n. 4-5, luglio-ottobre, pp. 8-13; D. Felisini, Le finanze pontificie e i Rothschild 1830-1870, Napoli 1990, pp. 110 s.; M. Nones, Dalla San Giorgio all’Elsag. Da grande gruppo meccanico ad industria elettronica avanzata (1905-1969), Milano 1990, ad vocem; Gli istituti di emissione in Italia. Tentativi di unificazione (1843-1892), a cura di R. De Mattia, Roma-Bari 1990, ad vocem; B. P., uno dei più stimati banchieri genovesi, in A Compagna, n.s., XXIII (1991), n. 3, p. 9; A. Botto, G.P., banchiere e benefattore, in A Compagna, n.s., XXIV (1992), n. 3, maggio-giugno, p. 9; E. Costa, G. P., uno dei più accreditati banchieri genovesi, in Liguria, Rivista mensile di attualità e cultura, 59 (1992), n. 10, p. 19; A. Polsi, Alle origini del capitalismo italiano. Stato, banche e banchieri dopo l’Unità, Torino 1993; R.P. Coppini, Carlo Bombrini finanziere e imprenditore, in Storia dell’Ansaldo. 1. Le origini. 1853-1882, a cura di V. Castronovo, Bari-Roma 1994, pp. 51-75; G.L. Bruzzone, B. P., banchiere e decurione civico, in A Compagna, XXVIII (1996), n.s., n. 2, marzo-aprile, p. 9; A.M. Falchero, Materiali per un dizionario storico-biografico dei banchieri italiani nella prima metà del ’900, in Banche e reti di banche nell’Italia post unitaria, a cura di G. Conti - S. La Francesca, I-II, Bologna 2000, I, pp. 353-371 e cd rom allegato ad vocem; M.E. Tonizzi, L’industria dello zucchero. La produzione saccarifera in Italia e in Europa 1800-2000, Milano 2001; A.G. Barrili, I rossi e i neri, Genova 2004, pp. 202, 212; D. Felisini, Quel capitalista per ricchezza principalissimo. Alessandro Torlonia principe, banchiere, imprenditore nell’Ottocento romano, Soveria Mannelli 2004, pp. 103 s.; G.L. Podestà, L’evoluzione del sistema creditizio dalla Restaurazione alla legge bancaria del 1936, in Attori e strumenti del credito in Liguria. Dal mercante banchiere alla banca universale, a cura di P. Massa, Genova 2004, pp. 143-173; M. Bottaro, Palazzo Pastorino e Gino Coppedè a Genova, Genova 2006, pp. 44-46; R. Tolaini, G.B. P., in Assindustria Genova. Oltre un secolo con le imprese: 1901-2006, Genova [2006], pp. 60 s.; M. Doria, L’acqua e la città. Storia degli acquedotti genovesi De Ferrari Galliera e Nicolay (secc. XIX-XX), Milano 2008, ad vocem; R. Scatamacchia, Azioni e azionisti. Il lungo Ottocento della Banca d’Italia, Bari 2008, ad vocem; R. Giulianelli, I Piaggio. La parabola di un grande gruppo armatoriale e cantieristico italiano (1875-1972), Bologna 2012, p. 183.
Si ringrazia Stefano Patrone per la collaborazione artistica.