PARODO (πάροδος, parŏdus)
La parola (da παρά "presso" e ὁδός "via") indica un accesso laterale al luogo delle rappresentazioni, ma, quando venne costruita una scena, passò a indicare l'entrata all'orchestra.
Polluce (IV, 27) distingue due parodoi: una dall'agorà, o dalla città, a destra, e l'altra a sinistra, dalla campagna; a volte è indicata con pýlon, (Athen., XIV, 622 b). Non tutti i teatri antichi possedevano questi ingressi laterali, destinati agli spettatori, chiusi da porte: celebri sono quelli di Epidauro, del sec. IV a. C., per l'ottima conservazione della porta con tre pilastri corinzî, di Efeso, di Pergamo. Ma né Tindari né Termesso né Ezani hanno parodoi. In periodo romano le parodoi divennero delle gallerie chiuse, dette anche itinera (Vitr., V, 3 segg.). V. teatro.
Dal nome dell'ingresso laterale per il coro, si chiamò anche parodo quella parte del dramma antico in cui il coro faceva il proprio ingresso sulla scena, ciò che nella fase più antica costituiva l'inizio stesso del dramma, ma più tardi fu preceduto dal prologo. Nei versi della parodo scenica così intesa avevano largo uso i metri anapestici, particolarmente adatti al ritmo di marcia.
Bibl.: v. teatro.