PARTHENOPE (Παρϑενόπη)
Una delle Sirene, figlia di Eumelos (Stat., Silvae, iv, 8,48 ss.).
Le fonti letterarie di epoca ellenistica e bizantina (Licofrone, Tzetzes, Stefano di Bisanzio) ricordano il suo sepolcro all'ingresso del porto di Napoli, che avrebbe tratto appunto il suo primitivo nome dalla ninfa; la tomba era annualmente onorata con offerte e sacrifici di animali.
Le rappresentazioni di P. sono assai rare: le teste femminili con i capelli raccolti da un cordone di perle, orecchini e collana, che appaiono sulle monete di Napoli, Cuma e Nola e che dall'Eckhel e dal de Luynes erano state identificate con P. rappresentano, più verosimilmente, le personificazioni delle rispettive città, per analogia con monete della Magna Grecia. Forse raffigura P. la sirena che appare su una gemma di provenienza sconosciuta, con una torcia fiammeggiante e un monile nella destra, un'anfora appuntita sulla spalla sinistra.
Bibl.: J. Ilberg, in Roscher, III, i, 1897-909, c. 1653-1655, s. v., n. i. Sulle presunte monete con P.: J. Eckhel, Doctrina numorum veterum, I, Vienna 1792, p. 111; Duc de Luynes, in Ann. Inst., XIII, 1843, p. 132; P. Gardner, The Types of Greek Coins, Cambridge 1883, tav. XI, nn. 11, 19. Sulla gemma: Th. Panofka, Parthenope's Leichenspiele, in Arch. Zeit., XLIII, 1852, coll. 477-480, tav. LXIV, n. 3.