CARLISTA, PARTITO
. Alla morte di Don Jaime di Borbone (1931), che aveva qualche tempo prima rinunciato ai suoi diritti alla corona spagnola in favore di re Alfonso XIII, non essendo rimasti altri eredi diretti, un ottantenne zio di Don Jaime, il duca Alfonso Carlo di Borbone Austria-Este, non riconobbe l'accordo intervenuto fra il sovrano effettivo e il nipote rinunciatario e sostenne di essere il legittimo erede del titolo. Morto nel 1936, in piena guerra civile, trasmise il titolo al nipote Don Saverio di Borbone-Parma, nono dei diciassette figli del duca di Parma Roberto e della Infanta Maria Antonia di Braganza, il quale fu riconosciuto soltanto come reggente capo della Comunión tradicionalista, che ha tuttora per esponente l'avvocato Manuel Fal Conde di Siviglia; durante la guerra civile, però, la Comunion tradicionalista, anticollaborazionista, avanzò la sua candidatura al trono e il generale Franco mostrò di gradirla. Scoppiata la Guerra mondiale, Don Saverio si arrolò come ufficiale nell'esercito belga e fu fatto prigioniero dei Tedeschi. Non potendosi allora pensare che un pretendente al trono di Spagna fosse prigioniero, si fece in un primo tempo il nome di Luigi, fratello di Saverio e marito di Maria di Savoia, e poi quello di Carlo d'Asburgo, figlio di Leopoldo Salvatore e di Bianca di Castiglia, sorella di Carlo VII, che in quel tempo era ufficiale del genio aeronautico tedesco. Saverio di Borbone ha ormai rinunciato; Carlo d'Asburgo, la cui candidatura in un primo tempo fu caldamente appoggiata, non ha ora molti sostenitori e i tradizionalisti cosiddetti "collaborazionisti" sostengono invece i diritti di Don Juan in quanto egli li ha avuti in eredità dal padre Alfonso XIII. Le complicazioni dinastiche non sono ancora finite, perché se è vero che Don Jaime, secondogenito sordomuto di Alfonso XIII, aveva rinunciato ad ogni diritto in favore del terzogenito Don Juan, c'è chi ora sostiene anche la candidatura di suo figlio, il dodicenne Alfonso.