Partito conservatore (Conservative party)
(Conservative party) Partito politico del Regno Unito. All’inizio del 19° sec. aveva il nome di Partito tory, per poi assumere, sotto la direzione di R. Peel, il nome di P.c. (1834). Nella seconda metà del 19° sec. il suo maggiore leader fu B. Disraeli, ex liberale, che portò al partito una spinta riformistica sia sul terreno sociale sia su quello democratico, facendosi promotore – da capo del governo – di un allargamento del diritto di voto (1867). Nel 1886 il partito si alleò coi liberali unionisti di J. Chamberlain, e sotto la guida di R.C. Salisbury e A. Balfour conservò il potere anche nell’ultima fase dell’epoca vittoriana, facendosi sostenitore del mantenimento dell’impero coloniale britannico e opponendosi all’indipendenza irlandese. La sua politica protezionistica sul piano economico fu però punita dall’elettorato nel 1906. I conservatori tornarono al governo coi liberali, durante la Prima guerra mondiale e fino al 1922, per poi tornare a governare da soli e infine, dinanzi all’avanzare della crisi economica, ricostituire la coalizione, allargandola agli stessi laburisti, nel 1931. Nel 1937-40 la leadership fu assunta da N. Chamberlain, che si fece promotore di quella politica dell’appeasement nei confronti del nazismo che finì per accelerare lo scoppio della guerra. Durante la Seconda guerra mondiale la leadership del partito e la guida del Paese passarono a W. Churchill (1940-45), che seppe impostare un’efficace politica di mobilitazione nazionale antifascista, tessendo al contempo le necessarie alleanze internazionali. La vittoria della guerra non diede però ai conservatori il successo elettorale nelle prime elezioni postbelliche. Solo nel 1951 Churchill tornò premier, conservando il potere fino alla sua scomparsa (1955), allorché gli subentrarono prima A. Eden (1955-57) e poi H. Macmillan (1957-63). Dopo una breve fase di opposizione, nel 1970 il partito tornò al governo, ingaggiando un duro scontro coi sindacati e portando la Gran Bretagna nella CEE. Nel 1975 alla guida del partito giunse M. Thatcher. La vittoria elettorale del 1979 riportò i conservatori al potere sulla base di una politica economica monetarista e liberista, con un programma di privatizzazioni e tagli allo stato sociale che aprirono un forte scontro con le organizzazioni operaie, minatori in primo luogo, da cui la Thatcher, detta la «lady di ferro» uscì vincitrice, venendo confermata come primo ministro nel 1983 e nel 1987. Nel 1990 la Thatcher fu sostituita da J. Major, ma nel 1997 i conservatori subirono una dura sconfitta. Solo a partire dal 2005, sotto la guida di D. Cameron, il partito iniziò a superare la crisi. Alle elezioni del 2010 i conservatori hanno ottenuto il 36,1% dei voti, tornando a essere il primo partito britannico. Privi tuttavia della maggioranza assoluta dei seggi, sono stati costretti a creare un governo di coalizione coi liberali, guidato dal loro leader D. Cameron.