CRISTIANO-SOCIALE, PARTITO
. Si chiamano cristiano-sociali quei partiti e quelle correnti o formazioni politiche, che tendono a risolvere la questione sociale, così come attualmente si presenta, sulle basi etiche del cristianesimo. Precorse nel campo teoretico dal pensiero del Le Play, queste tendenze hanno preso un vigoroso slancio dal 1892, allorché Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum segnò la Magna charta dell'azione cattolica politico-sociale. In Italia e nel Belgio per designare il cristianesimo sociale si è preferito il termine democrazia cristiana. In Italia, poi, queste tendenze furono rappresentate nel campo politico dal partito popolare e in Germania lo sono dal partito del Centro. Il nome "cristiano-sociale" prevale invece in Austria, in Cecoslovacchia e in Ungheria.
Austria. - Fondato verso il 1880 dal Lueger, affermò la sua tendenza democratica e antisemitica in contrasto con le dominanti tendenze liberali. Divenuto arbitro del municipio di Vienna (1897), il partito cristiano-sociale accentuò la sua tendenza federalistica e si avvicinò alla Corte e all'aristocrazia; si unì ai vecchi gruppi clericali e trasse a sé le masse agricole. Dalle elezioni del 1907, il partito uscì con 98 seggi al Parlamento: diventò, cioè, il più forte partito politico. Dopo la morte del Lueger (1910) il partito fu capeggiato dal Vogelsang e dal principe di Liechtenstein. Nel 1911 subì una grave disfatta. Durante la guerra sostenne l'autorità statale, ma crollato l'Impero si dichiarò decisamente repubblicano. Fino al 1920 il partito cristiano-sociale lasciò al partito socialista la responsabilità del governo, ma divenuto, in seguito alle elezioni del 1920, il partito più forte, assunse, in pieno accordo con i pangermanisti, il governo. Il suo miglior uomo di stato fu monsignor Seipel, il quale, come cancelliere federale (1922-24 e 1926-29), sanò il bilancio dello stato. Nelle elezioni del 1927 il partito cristiano-sociale su 165 seggi ne ottenne 75 nel 1928 il cristiano-sociale Miklas fu eletto presidente della repubblica. Il cristiano sociale è un partito borghese; oggi il suo contenuto sociale e le sue tendenze antisemitiche si sono affievolite. La sua base rimane sempre il basso clero. Le Heimwehren, formazioni militari, sono le squadre d'azione contro i socialisti, specie nelle regioni alpine. Le masse delle provincie aderenti a questo partito e una parte dei suoi dirigenti, favoriscono l'annessione alla Germania; non così i capi che agiscono nella capitale.
Cecoslovacchia. - Anche nella repubblica cecoslovacca esiste dal 1919 un partito cristiano-sociale, costituito dai cattolici tedeschi. Il partito, dalle elezioni del novembre 1925, è rappresentato da 13 deputati e 7 senatori. Appartiene ai partiti tedeschi cosiddetti attivisti, che ritengono la collaborazione allo stato cecoslovacco mezzo utile per garantire ai Tedeschi la piena equiparazione di diritti. A questo partito appartiene il dottor Mayr-Harting che nell'ottobre del 1926 entrò nella combinazione ministeriale presieduta da Svehla, assumendo il portafoglio della Giustizia.
Ungheria. - Dopo la caduta della repubblica bolscevica ungherese (agosto 1919) si formò un aggruppamento di partiti borghesi, che servirono di base ai governi controrivoluzionarî. L'azione di questi partiti costituisce il cosiddetto movimento cristiano-sociale ungherese. Dall'unione del partito popolare (denominato prima del 1913 partito economico cristiano-sociale), che, diretto dal conte Ferdinando Zichy, aveva combattuto nell'ultimo decennio del sec. XIX la politica ecclesiastica liberale, col partito cristiano-sociale (fondato nel 1907) il cui capo Haller aveva (1919) fondato le organizzazioni operaie cristiano-sociali, e col partito cristiano-nazionale, antirivoluzionario, guidato da Stefano Friedrich che fu presidente del consiglio nel 1919, sorse l'Unione cristiano-nazionale (il più forte partito ungherese dopo le elezioni del 1920).
Accanto a questa unione sorse un partito agrario (1919) fondato da Stefano Szabó-Nagyatád, dal quale nel marzo 1920 si staccò un gruppo, costituendosi a parte. Di questi tre partiti il conte Stefano Bethlen costituì un partito unico (luglio 1920) che si chiamò Unione dei partiti rurali cristiano-nazionali; alla quale si appoggiò il governo di Teleki (luglio 1920-aprile 1921). A questo partito si deve la legge del numerus clausus per le università. La questione dinastica determinò la scissione di codesta unione di governo: il gruppo Andrássy, cui aderì anche il gruppo Haller, si staccò dall'unione, costituendo un partito legittimista; alla sua volta Bethlen (dal 1921 presidente del Consiglio) costituì (alla vigilia delle elezioni del 1922) con gli altri gruppi un partito affine che per distinguersi da quello di Andrássy si denominò partito dell'unità. Il programma del partito di Bethlen si può riassumere così: tutela delle basi cristiane e nazionali dello stato, riforma agraria e legge a tutela dei contadini. Nelle elezioni del 1926, il partito di Bethlen, unito al partito economico cristiano-sociale, ottenne la maggioranza (208 seggi contro 37 dell'opposizione di destra e di sinistra).