LABURISTA, PARTITO (Labour Party)
Partito politico britannico. Sorse come partito nel 1900, ma le sue origini sono da ricercare nel cartismo (v.), nel movimento di Robert Owen e nei varî gruppi operai e socialisti del sec. XIX. Il movimento fu sin dagl'inizî essenzialmente ispirato agl'interessi economici della classe operaia anziché ai principî politici socialisti e ha sempre conservato in gran parte questo carattere, che lo ha differenziato quindi notevolmente dai partiti socialisti del continente europeo.
Nel 1881 fu fondata la Social Democratic Federation di carattere marxista capeggiata da Hyndman e la Socialist League diretta da William Morris, e nel 1883 la Fabian Society (v. fabianismo) composta d'intellettuali borghesi che sostenevano la necessità di promuovere il socialismo senza scosse rivoluzionarie; tutte istituzioni, queste, che hanno ispirato molte idee al laburismo e buona parte della legislazione sociale inglese negli ultimi 50 anni; fra i suoi luminari furono Sidney Webb (ora lord Passfield) e sua moglie, G. B. Shaw, H. G. Wells. Seguirono nel 1892 lo Scottish Labour Party, e nel 1893 l'Independent Labour Party (I.L.P.), fondato da Keir Hardie, il quale fin dal 1887 aveva insistito sull'indipendenza dei laburisti dai partiti borghesi; l'I.L.P. riunì le varie associazioni socialiste locali e preparò l'alleanza con le Trade Unions (sindacati operai). Alle elezioni del 1892 furono eletti 13 laburisti liberaleggianti, fra cui Havelock Wilson per la gente di mare, e due indipendenti, John Burns e Keir Hardie; il Burns fu rieletto come liberale nel 1895, e ambedue nella guerra sudafricana osteggiarono la politica governativa. Alla conferenza del 1900 delle Trade Unions e dei gruppi socialisti fu fondato il Labour Representation Committee, presieduto da J. Ramsay MacDonald, e composto di delegati delle Trade Unions, dell'I.L.P., della Social Democratic Federation dei Fabians; nel 1906 il partito laburista divenne autonomo, ma pronto a collaborare con qualsiasi altro partito che promovesse leggi utili alla classe operaia e legato intimamente alle Trade Unions, anzi dominato da esse inquantoché dei suoi 375.000 aderenti 350.000 erano trade-unionisti. Alle elezioni del 1906 il partito ottenne 29 seggi e a quelle del 1910, 42. Il leader dal 1908 fu A. Henderson, cui successe di nuovo MacDonald. I primi deputati laburisti erano esclusivamente operai, e il loro socialismo si limitava a una vaga aspirazione verso la nazionalizzazione dei servizî pubblici e di parte dei mezzi di produzione, ma senza spirito rivoluzionario. Con l'aumentata influenza dell'I.L.P. e di certi elementi borghesi dottrinarî le idee rivoluzionarie vi ebbero maggiore diffusione.
Mentre il partito si stava organizzando e alleando con le cooperative, ciò che aumentò le sue risorse finanziarie, l'opinione pubblica si trovava attratta da altre questioni politiche più urgenti, quali l'agitazione autonomista irlandese e nell'estate del 1914 lo scoppio della guerra mondiale. Il 2 agosto il partito si dichiarò contrario all'intervento britannico, ma il 6 non si oppose al voto per i crediti di guerra; per questo fatto MacDonald si dimise da leader, mentre il resto del partito, capitanato da Henderson, appoggiò il governo, pur tentando di trovare una soluzione pacifica al conflitto; l'I.L.P. invece si dichiarò recisamente pacifista. Nel 1915 il partito laburista inviò suoi delegati al congresso socialista internazionale ed emanò un proclama circa gli scopi di guerra. Costituitosi il ministero di coalizione sotto Asquith, il partito decise a maggioranza di aderirvi e alcuni portafogli furono affidati a suoi membri (Henderson, Barnes e altri): Henderson in seguito fece anche parte del War Cabinet o comitato interno esecutivo del ministero. Nella nuova coalizione del dicembre 1916 i laburisti ebbero ancora altri portafogli, offerti loro da Lloyd George per ottenerne l'appoggio. Nel giugno 1917, al congresso laburista di Leeds, MacDonald propose la formazione di sovieti sul tipo di quelli russi, ma senza successo, e nell'agosto Henderson lasciò il ministero. Nel gennaio 1918 il partito fece una dichiarazione contraria al bolscevismo. Nel giugno successivo pubblicò il manifesto Labour and the New Social Order, il primo vero programma laburista. Esso reclamava un salario minimo, energiche misure per fronteggiare la disoccupazione mediante lavori pubblici, il controllo democratico sulle industrie, la nazionalizzazione delle ferrovie, delle miniere e dell'elettricità, un'imposta sui redditi terrieri e sul capitale, il versamento di ogni profitto oltre un minimo guadagno all'erario, l'abolizione della Camera alta e la trasformazione della burocrazia in organo politico. Tutto il programma mostra chiaramente l'impronta dell'ispirazione di Sidney Webb e della Fabian Society.
Nel novembre 1918 il partito richiamò i suoi membri dal ministero, e alle elezioni tenute dopo l'armistizio i deputati laburisti salirono a 61. Nelle elezioni del 1922 i deputati laburisti erano 142, onde alla Camera dei comuni il laburismo divenne il secondo partito per numero e rappresentò l'"opposizione di Sua Maestà" con MacDonald come leader. Alle elezioni del 1923, i seggi conquistati furono 191, e con l'appoggio dei liberali il partito sconfisse il ministero conservatore Baldwin e il 24 gennaio 1924 MacDonald divenne primo ministro e ministro degli Esteri; una delle ragioni principali del successo laburista fu la dichiarazione di Baldwin a favore del protezionismo, ancora ostico alla maggioranza del paese. Il nuovo ministero non fece troppo buona prova, ma i suoi seguaci lo scusarono per il fatto che non aveva la maggioranza assoluta e dipendeva dai liberali. Il tentativo di ristabilire le relazioni diplomatiche con la Russia sovietica gli suscitò molta ostilità. Il ministero fu più volte battuto su questioni secondarie, ma l'8 ottobre 1924 si trovò in minoranza su una interpellanza circa il suo intervento per sospendere i procedimenti giudiziarî contro il comunista Campbell accusato di propaganda sovversiva e dovette dimettersi. Alle elezioni del novembre i seggi laburisti scesero a 151, onde i conservatori, con 420 seggi, tornarono al potere. Motivo principale della sconfitta laburista, oltre alla sua impopolarità generale, fu il fatto che era caduta nelle mani delle autorità britanniche una lettera di Zinoviev a nome della Terza internazionale, incitante i comunisti britannici alla rivoluzione e i militari all'ammutinamento.
Il partito comunista britannico, fondato nel 1920, aveva da tempo cercato di penetrare nel laburismo e nelle Trade Unions, conquistandovi le posizioni dominanti. Al congresso laburista dell'ottobre 1924 l'affiliazione di detto partito a quello laburista fu respinta, come pure la proposta che un comunista potesse essere ammesso al partito laburista, e al congresso di Liverpool del 1925 furono respinte a forte maggioranza altre proposte del genere. Ciò nonostante i comunisti continuarono i loro tentativi di penetrazione nel laburismo non senza successo, e l'ala sinistra del partito manifestò tendenze comuniste. Nel maggio 1926, in seguito a un conflitto fra minatori e proprietarî di miniere, scoppiò uno sciopero minerario, seguito da uno sciopero generale promosso dalle Trade Unions e appoggiato senza troppo entusiasmo dal partito laburista: questo sciopero fallì dopo 10 giorni per l'insurrezione della massa dell'opinione pubblica, ma cagionò gravissimi danni economici al paese. Seguì la conferenza promossa da sir Alfred Mond (poi lord Melchett) e del laburista Turner per tentare di concludere un'intesa generale fra datori di lavoro e operai, che però non portò a risultati concreti.
Nel 1928 fu pubblicato un nuovo programma del partito, Labour and the Nation, il quale - conseguenza dell'esperienza del potere - era molto più moderato del primo; le riforme elettorali chieste erano assai anodine, non si parlava più dell'abolizione della Camera alta né di dare carattere politico alla burocrazia, perchè i ministri laburisti, consci della loro inesperienza, avevano lasciato mano libera al Civil Service il quale si era mostrato ben disposto verso di loro. Maxton, capo dell'I.L.P., divenuto ala sinistra del Labour Party, disapprovò questo programma perché accordava a un futuro ministero laburista la facoltà di agire come governo del re. Anche come aspirazione finale i laburisti britannici miravano solo all'abolizione del capitalismo e all'eguaglianza nel campo dell'istruzione, ma non ad alterare la posizione del singolo lavoratore nella produzione né a dare all'operaio manuale il controllo dell'azienda; allo stesso tempo conservavano gran parte della tradizione religiosa dei vecchi puritani, malgrado le scuole domenicali atee organizzate dai gruppi estremisti.
Nonostante la loro sconfitta elettorale e il fallimento dello sciopero generale, i laburisti riguadagnarono terreno per la debolezza e le incertezze dei conservatori che non erano riusciti a risolvere alcuno dei grandi problemi dell'ora, soprattutto la disoccupazione, e per i dissensi in seno al partito. Alle elezioni del 1929 la forte maggioranza conservatrice si convertì in leggiera minoranza, onde Baldwin si dimise e MacDonald formò di nuovo un ministero; egli si contentò della sola presidenza, affidando gli Esteri ad A. Henderson, incaricando J. H. Thomas del problema della disoccupazione e nominando Ph. Snowden cancelliere dello Scacchiere. Ma anche questa volta era un governo di minoranza che si reggeva solo in virtù dell'appoggio dei 40 liberali di Lloyd George, con il quale però non fu possibile concludere una vera alleanza. Non poté quindi svolgere un programma laburista né risolvere il problema della disoccupazione, che anzi s'intensificò, perché frattanto era sopraggiunta la crisi mondiale; il governo fu ritenuto in parte responsabile per aver largheggiato eccessivamente nei sussidî ai disoccupati. I disordini in India furono affrontati con mezze misure, la conferenza navale di Londra del 1930 non riuscì al suo scopo, e la ripresa delle relazioni con la Russia non diede i risultati sperati, onde l'impopolarità del ministero andò intensificandosi. Esso poté reggersi solo perché Lloyd George continuava ad appoggiarlo, temendo egli l'esito delle elezioni per il suo gruppo. Intanto la crisi finanziaria precipitava, e quando MacDonald, Snowden e Thomas si convinsero della necessità impellente di rigide economie, specialmente nei sussidî ai disoccupati, gli altri ministri, dopo essersene anche loro persuasi, non seppero sottrarsi alla dittatura del Trade Union Congress e respinsero il programma. MacDonald si dimise, ma il re non accettò le sue dimissioni e lo incaricò di formare un nuovo ministero nazionale, facendo appello a tutti i partiti. Così egli fece; ma mentre tutti i conservatori e parte dei liberali (escluso il gruppo di Lloyd George) vi aderirono, dei laburisti solo Snowden, Thomas e qualche altro gli rimasero fedeli. Il nuovo ministero si trovò ad avere una maggioranza di 50 voti, con la quale poté emanare le misure economico-finanziarie più urgenti per far fronte alla crisi. Il 7 ottobre fu sciolta la camera, e alle elezioni successive il ministero nazionale riportò una completa vittoria; furono infatti eletti 471 conservatori, 68 liberali fautori del ministero, 2 "nazionali" e 13 laburisti ancora fedeli a MacDonald, mentre i laburisti socialisti ostili a lui non ebbero che 52 seggi e il gruppo di Lloyd George, pure ostile al ministero, 4. Il partito laburista subì quindi una sconfitta disastrosa; nessuno degli ex-ministri ostili al governo fu rieletto, salvo Lansbury, che divenne il leader dei laburisti ai comuni. Vaste masse di operai votarono per il governo. I laburisti membri del nuovo ministero furono espulsi dal partito. Ma si costituì un piccolo gruppo di laburisti nazionali sotto MacDonald; esso ha un suo organo quindicinale, la New Letter. Il quotidiano Daily Herald divenne l'organo del laburismo di opposizione.
Bibl.: The Book of the Labour Party, a cura di H. Tracey, voll. 3, Londra 1925; The Encyclopaedia of the Labour Movement, voll. 3, Londra 1928; M. Beer, A History of British Socialism, voll. 2, Londra 1929; S. e B. Webb, Industrial Democracy, nuova ed., Londra 1920; E. R. Pease, History of the Fabian Society, 2ª ed., Londra 1925; G. H. D. Cole, A Short History of the British Working-Class Movement, 1789-1925, voll. 3, Londra 1925-27; gli "Annual Reports" del Labour Party, compresi i Conference Reports; Labour Year Year Book (pubblicazione annuale); E. Wertheim, Portrait of the English Labour Party, Londra 1929; il giornale quotidiano londinese The Daily Herald.