Partito socialista rivoluzionario russo
(Partija socialistov-revolucionerov, PSR) Partito politico russo, attivo tra il 1901 e il 1918. Il PSR sorse nel 1901 dalla fusione tra l’Unione settentrionale dei socialisti rivoluzionari e il Partito dei lavoratori per la liberazione politica della Russia di Ekaterina Breškovskaja e Grigorij Geršuni. Questi ultimi furono i primi leader del partito, assieme a Viktor Černov, che ne fu anche il maggior teorico e il responsabile del primo giornale dei socialisti rivoluzionari, Revolutsionnaya Rossiya («Russia Rivoluzionaria»). Erede della tradizione populista russa, il PSR si radicò in particolare tra gli intellettuali e i contadini, e teorizzò la complementarità tra l’azione di massa e il terrorismo individuale. A tal fine Geršuni costituì un’ala militare del partito, l’Organizzazione di combattimento del socialismo rivoluzionario (OCSR), la quale già nel 1902 si rese responsabile dell’omicidio del ministro dell’Istruzione Sipjagin ad opera dello studente Balmašev, che finì impiccato. La presenza tra le file dell’OCSR di un agente infiltrato della polizia segreta zarista, E. Azev, portò all’arresto di Geršuni, il quale fu sostituito dallo stesso Azev alla testa dell’organizzazione terroristica del partito. Nel 1904 fu il presidente del Consiglio Pleve a essere ucciso da una bomba del socialista rivoluzionario E. Sazanov. Nel corso della rivoluzione del 1905, il PSR ebbe un ruolo attivo, in particolare a Mosca e San Pietroburgo, e rivendicò la convocazione di un’Assemblea costituente. Dopo la sconfitta della rivoluzione riprese la tattica degli attentati (93 nel 1906 e 74 nel 1907), mentre subiva la scissione della componente anarchica, che fondò l’Unione dei massimalisti. Il PSR riuscì anche a eleggere 37 deputati nella seconda Duma (1907), ma boicottò la terza e la quarta. Nel 1909 il venire alla luce del ruolo di Azev gettò il partito nello scompiglio, e nel 1911 l’OCSR venne definitivamente sciolta. Nonostante la clandestinità e le divisioni interne dinanzi alla Prima guerra mondiale, il partito riuscì comunque ad allargare i suoi consensi, soprattutto fra i contadini. Dopo la rivoluzione del febb. 1917 i socialisti rivoluzionari si divisero nettamente, tra un’ala destra che sostenne i governi provvisori (primo fra tutti quello guidato dal socialista rivoluzionario di destra A. Kerenskij), e un’ala sinistra che invece fu alleata dei bolscevichi. La scissione si consumò nell’ott. 1917, e di lì a poco i socialisti rivoluzionari di sinistra parteciparono alla Rivoluzione d’ottobre, entrando poi nel governo guidato dai bolscevichi. Alle elezioni per l’Assemblea costituente i socialisti rivoluzionari col 57% dei voti risultarono il partito più votato, ma le divisioni interne e lo scioglimento dell’Assemblea da parte dei bolscevichi vanificarono questo successo. L’ala destra del partito finì per partecipare alla guerra civile contro i bolscevichi, mentre la sinistra uscì dal governo in occasione del Trattato di pace di Brest-Litovsk con la Germania. Tornati all’uso del terrorismo, i socialisti rivoluzionari colpirono prima l’ambasciatore tedesco W. Mirbach, tentando poi l’insurrezione contro il potere sovietico (1918). Nell’ag. 1918 una ex iscritta al PSR, Fanja Kaplan, attentò alla vita dello stesso Lenin, ferendolo gravemente. Sebbene l’attentato fosse sconfessato dal partito, il suo ruolo nella vicenda rimase poco chiaro. Il PSR finì comunque per essere screditato da tale azione e, dopo aver tentato di dar vita a un governo parallelo a Samara, finì ai margini della vita politica sovietica e infine scomparve.