parvenza
Dal provenzale parvensa, è voce propria della lirica anteriore a D., in cui il valore del termine s'incrocia con quello latino di apparentia (v. anche APPARENZA), comune nel linguaggio scolastico. In quest'uso apparentia vale anche species in quanto manifestazione visibile di un'essenza e, più in generale, l'aspetto sotto cui appare un oggetto al senso della vista. In senso forte vale anche " ciò che sta ‛ per ' l'oggetto ", anche in assenza di esso, e come tale denota un'apparizione ingannevole. Ricorre solo nel Paradiso, con significato sempre connesso al senso di " ciò che appare ".
Una sola volta è al plurale: XIV 71 al salir di prima sera / comincian per lo ciel nove parvenze, " apparenze di stelle " (Porena: il valore del sostantivo inclina dunque al concreto); XXXIII 113 per la vista che s'avvalorava / in me guardando, una sola parvenza, mutandom'io, a me si travagliava: " l'identico aspetto (parvenza, apparizione) di Dio, col mutare della mia capacità visiva... mi si trasformava " (Chimenz); Scartazzini-Vandelli accostano questa occorrenza a quelle di XXVIII 74 - dove si allude a un aspetto che non corrisponde alla realtà: cfr. PARERE (verbo) 2. - e XXX 106 Fassi di raggio tutta sua parvenza, " tota apparentia illius luminis ", Benvenuto. E ancora: l'interna riva del Primo Mobile era talmente lontana da D. e Beatrice, che la sua parvenza / ... ancor non appariva (XXIII 116: il Mattalia nota qui il " calibrato gioco verbale ", ribadendo per p. il valore di " ciò che appare, è visibile, e quindi ... aspetto, sembianza ". Cfr. Cavalcanti Fresca rosa novella 36 " per che vostra parvenza / ver' me non sia luntana ").
Più esattamente per " visione " (Scartazzini-Vandelli), " veduta " (Tommaseo), nel passo di XXIV 71 Le profonde cose / che mi largiscon qui la lor parvenza, cioè " mi si manifestano "; e per " visibilità " nella similitudine tra il carbon che fiamma rende, / e per vivo candor quella soverchia, / sì che la sua parvenza si difende (XIV 54) e il folgór dei beati che fia vinto in apparenza [ancora " visibilità "] da la carne (vv. 55-56).