ODDONE, Pascale
ODDONE, Pascale. – Ignote sono la data di nascita e la formazione di questo pittore originario del borgo di Trinità (Fossano), documentato a Savigliano (Cuneo) dal 1523 al 1546 (Bartoletti, 1999).
Secondo le notizie riportate da Casimiro Turletti (1883, p. 803), nel 1523 eseguì per la Confraternita (o Compagnia) di S. Maria del Sepolcro di Savigliano «molti e grandi ornati in dipinto, intarsio ed oro» (Schede Vesme, 1968, p. 781) destinati ad arricchire una pala d’altare realizzata in precedenza per la medesima Confraternita da Gandolfino da Roreto. Sempre stando a Turletti (1883, p. 803), per la stessa Confraternita Oddone realizzò anche una scultura lignea raffigurante un Ecce Homo «che durò poi due secoli» (Schede Vesme, 1968, p. 781). Dipinse poi, nel 1524, un ciclo di affreschi con la Passione di Cristo (Turletti, 1883, p. 840), forse in collaborazione con un certo «pittore Giorgio» (Schede Vesme, 1968, p. 781). Alcuni dubbi circa il ruolo svolto in qualità di scultore da Oddone nelle commissioni appena ricordate sono stati avanzati da Simone Baiocco (2002, p. 106), il quale ha individuato nel Libro de’ conti della Confraternita di Savigliano alcuni pagamenti relativi proprio al 1523 a favore dell’intagliatore Antonio Ghiota e di «Georgio pictore» forse connessi alle commissioni accostate invece da Turletti al nome di Oddone. Le note d’archivio infatti «non evidenziano, in questo momento, alcun ruolo di Oddone Pascale» (ibid.), come priva di conferme parrebbe, secondo Baiocco, la notizia riguardante il ciclo di affreschi compiuto nel 1524 (ibid., p. 107).
Nel Libro de’ conti della Confraternita di S. Maria del Sepolcro di Savigliano sono presenti nell’anno 1525 vari pagamenti a favore di Oddone, relativi alla realizzazione di due candelieri lignei destinati sempre alla sede della Confraternita, opere che l’artista doveva eseguire prendendo come modelli analoghi manufatti conservati presso l’abbazia di S. Maria di Staffarda (Turletti, 1883, p. 445; Schede Vesme, 1968, p. 781). Al medesimo anno risale un’ulteriore segnalazione, rintracciata da Baiocco (2002, p. 116 n. 21) nello stesso Libro de’ conti, riguardante l’assegnazione a Oddone e a Ghiota di una somma «pro imagine pacis» che rivela forse «un rapporto di collaborazione tra un intagliatore e un pittore» (ibid., p. 107).
Il 31 marzo 1531 gli furono consegnati 10 fiorini da un certo Giovanni Galatieri, priore della chiesa di S. Andrea di Saluzzo, per la realizzazione di quattro immagini rappresentanti Angeli e per due candelieri (Brizio, 1942, p. 248; Schede Vesme, 1968, p. 781; Bartoletti, 1999, ma ivi citato come 1539). Nel giugno 1531 risulta ricoprire la carica di massaro nell’ambito della Confraternita di Savigliano (Baiocco, 2002, p. 116 n. 11) mentre, nel dicembre dello stesso anno, il suo nome compare nuovamente «in occasione della elezione di rettore e massari» (ibid., p. 114 n. 9).
Nel 1531 firmò e datò l’articolata pala posta sull’altare maggiore dell’abbazia di S. Maria di Staffarda. L’opera, contrassegnata dall’iscrizione «(o)donus paschalis d. trinitate savilliani 1531», è caratterizzata da una complessa carpenteria lignea nel cui insieme spettano a Oddone i dipinti sulle ante interne raffiguranti la Resurrezione, la Pentecoste, l’Ascensione e l’Incoronazione della Vergine e quelli sulle ante esterne con la scena dell’Annunciazione e le immagini dei Dottori della Chiesa «rilegati da un’imponente quinta architettonica che ancora risente dell’esempio gandolfiniano» (Caldera, 2008, p. 245); l’ancona centrale, scolpita da intagliatori attivi intorno al 1531 con scene raffiguranti momenti della Vita della Vergine e della Vita di Cristo, presenta, sul bordo inferiore, otto episodi neotestamentari dipinti da Oddone e, nella parte superiore, due raffigurazioni dei profeti Davide e Isaia, sempre di sua mano.
Al 1533 risale l’esecuzione del polittico con il Martirio di s. Caterina destinato all’altare maggiore della chiesa dei Domenicani di Finalborgo (Savona), ora conservato presso la collegiata di S. Biagio. Dal complesso di Finalborgo provenivano anche quattro tele a monocromo (Portofino, Castello di S. Giorgio e collezione privata) raffiguranti Storie di Ester e Storie di Giuditta (Castelnovi, 1982, pp. 62 s.), le quali «facevano verosimilmente parte della cortina di protezione del polittico» (Caldera, 2008, p. 247 n. 137).
Nel dicembre 1534 risulta inserito tra i confratelli appartenenti alla Confraternita del Sepolcro di Savigliano (Baiocco, 2002, p. 116 nn. 10 s.), nell’ambito della quale nel luglio 1535 fu nominato massaro dal rettore Tommaso Carlevari.
Firmata e datata 1535 è la pala con la Madonna del Rosario nell’omonima cappella della chiesa di S. Giovanni a Saluzzo, la quale, rimaneggiata nel XVII secolo, venne commissionata dal marchese Francesco «per esaudire il voto formulato dal padre durante l’assedio di Saluzzo del 1487« (Caldera, 2008, p. 247).
Tra il 1536 e il 1538, secondo Turletti (1883, p. 840), Oddone ottenne la carica di vicerettore della Confraternita «facendo ogni volta spendere al sodalizio in pitture e altre decorazioni interne ed esterne» (Schede Vesme, 1968, p. 782). Al 27 agosto 1537 risale la sua elezione a rettore (Baiocco, 2002, p. 116 n. 12). Nel luglio 1539 è nominato nell’elenco dei confratelli della Compagnia del Sepolcro, dove ricompare nel dicembre successivo come «lector capitulorum» (Baiocco, 2002, p. 116 n. 10). Nel 1540 ricoprì invece l’incarico di «ostiario» (ibid., p. 116 n. 20), mentre il 2 maggio dello stesso anno ottenne un saldo riguardante una somma che aveva speso «per conto del rettore» (ibid., pp. 107, 116 n. 22). A testimonianza del ruolo di primo piano ricoperto all’interno della cultura manierista saluzzese rimangono due opere entrambe conservate nella collegiata di Revello: il polittico, datato 1541, raffigurante nello scomparto centrale la Trinità e l’ancona, firmata «Odono Pascalis», con al centro la Deposizione (Caldera, 2008, p. 247).
Nel dicembre 1541 e nel giugno 1542 fu «hostium tenetor» all’interno della Confraternita saviglianese (Baiocco, 2002, p. 116 n. 10). Il 5 gennaio 1542 è documentato, sempre a Savigliano, in qualità di testimone in due testamenti (Turletti, 1883, p. 840; Brizio, 1942, p. 249; Schede Vesme, 1968, p. 781). Nell’agosto dello stesso anno «Magistro Odono pictori de Saviliano» ricevette l’ultimo pagamento in relazione all’ancona raffigurante il Martirio di s. Caterina eseguita nel 1533 per la comunità domenicana di Finalborgo (Murialdo, 1976-78). Nel gennaio 1543 fu «lector capitulorum» per la Confraternita del Sepolcro (Baiocco, 2002, p. 116 n. 10). Secondo alcuni studiosi il 27 settembre 1545 venne rinominato vicerettore della stessa Compagnia (Schede Vesme, 1968), da cui il 30 maggio 1546 ottenne un compenso per aver rinnovato la cornice che racchiudeva una pala realizzata da Gandolfino da Roreto (Turletti, 1883, p. 803; Bartoletti, 1999). Il 27 giugno 1546 gli venne nuovamente affidato l’incarico di rettore della Confraternita del Sepolcro (Baiocco, 2002, p. 116 n. 12).
Morì a Savigliano nel 1546, secondo Turletti (1883, p. 840) l’8 agosto, secondo Baiocco (2002, p. 106) il 18 ottobre, quando gli subentrò come rettore Tommaso Carlevari.
Gli sono stati attribuiti, oltre a una predella con La comunità di Villar ai piedi della Vergine conservata nella chiesa parrocchiale di Villar Bagnolo (Griseri, 1992B), gli affreschi conservati nella cappella di S. Giovanni Evangelista a Centallo, nei quali è evidente «una lezione strettamente influenzata da Gandolfino da Roreto» (Baiocco, 2002, p. 110), alcuni affreschi in S. Giovanni Battista a Ruffia e due scomparti di un trittico, di ubicazione ignota, raffiguranti i Ss. Martino, Defendente, Costanzo, Chiaffredo e donatore (Bartoletti, 1999) di probabile provenienza saluzzese (Caldera, 2008, p. 247 n. 136).
Fonti e Bibl.: C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1883, pp. 445, 803, 840; A.M. Brizio, La pittura in Piemonte dall’età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 248 s.; N. Gabrielli, Un nuovo P. O., in Bollettino della Società piemontese di archeologia e di belle arti, n.s., III (1949), pp. 165 s.; G.V. Castelnovi, L’ancona di S. Caterina nella parrocchiale di Finalborgo, in Rivista Ingauna e Intemelia, n.s., V (1950), 2, pp. 29-33; I dipinti del Museo d’arte antica. Catalogo, a cura di L. Mallé, Torino 1963, p. 144; Schede Vesme, III, Torino 1968, pp. 781 s.; A. Griseri, Itinerario di una Provincia, Cuneo 1974, pp. 91 s.; G. Murialdo, Il pagamento ad O. P. dell’ancona di S. Caterina di Finalborgo, in Rivista Ingauna e Intemelia, n.s., XXXI-XXXIII (1976-78), 1-4, pp. 162 s.; G.V. Castelnovi, I dipinti, in La chiesa e il convento di S. Caterina in Finalborgo, Genova 1982, pp. 61-63; Id., Il Quattro e il primo Cinquecento, in La pittura a Genova e in Liguria, I, Genova 1987, pp. 135, 158; M. Perosino, O. P., in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988, p. 786; A. Griseri, I grandi altari di Ranverso e Staffarda, in Theatrum Mauritianum. Viaggio attraverso i beni artistici dell’Ordine Mauriziano. S. Antonio di Ranverso - Abbazia di Staffarda, Milano 1992A, pp. 108-112; Id., Una predella di P. O., in Studi piemontesi, XXI (1992B), pp. 131 s.; G. Galante Garrone, Attorno a una Madonna. Il restauro degli affreschi dedicati a s. Giovanni Evangelista a Centallo, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 1994, vol. 111, p. 26 n. 11; S. Baiocco, Profilo di Gandolfino da Roreto, in Gandolfino da Roreto e il Rinascimento nel Basso Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1998, pp. 263-265; M. Bartoletti, O. P., in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Recco 1999, p. 401; S. Baiocco, O. P. e l’eredità di Gandolfino da Roreto nel Piemonte meridionale, in Intorno a Macrino d’Alba. Aspetti e problemi di cultura figurativa del Rinascimento in Piemonte. Atti della Giornata di studi, Alba… 2001, Savigliano 2002, pp. 103-116; S. Baiocco - P. Manchinu, Arte in Piemonte. Il Rinascimento, Ivrea 2004, pp. 102, 108 s.; M. Caldera, «Ad radicem Vesulli, terra Salutiarum, vicis et castellis satis frequens»: percorsi figurativi nel marchesato fra Quattro e Cinquecento, in Arte nel territorio della diocesi di Saluzzo, a cura di R. Allemano - S. Damiano - G. Galante Garrone, Savigliano 2008, pp. 245-249.