RADBERTO, Pascasio (Paschasius Radbertus)
Teologo vissuto nell'epoca carolingica. È ignoto l'anno e il luogo della sua nascita. Ricevette educazione monastica a Soissons e passò quindi nel monastero di Corbie in Piccardia. Nell'anno 822 prese parte alla fondazione del monastero di Korvei. Nominato abate di Corbie fra l'842 e l'847 abbandonò spontaneamente la carica dopo circa un decennio per dedicarsi completamente agli studî.
Morì dopo l'856.
P. R. è certamente il più importante teologo del sec. IX. Fornito di larghissima e assimilata erudizione, classica ed ecclesiastica, buon conoscitore anche della teologia greca, egli è soprattutto noto per la sua opera De Corpore et sanguine Christi, nella quale sono esposti, per la prima volta con grande precisione i cardini della dottrina cattolica della transustanziazione (v.; e anche eucaristia). La sua opera, che è la prima trattazione sistematica dell'argomento (per quanto si presenti, più che come una sintesi, come un insieme di trattazioni staccate) risente fortemente gl'influssi così della teologia agostiniana come del misticismo cristologico dei padri greci, ma riflette altresì gli usi e le credenze della chiesa franca. L'opera, scritta fra l'831 e l'833, fu dedicata a Warino abate di Korvei e quindi, quando P. fu nominato abate, a Carlo il Calvo, al quale P. la inviò accompagnandola con una lettera e con una poesia. Fra le altre opere di P. si ricorda un Commentario al Vangelo di Matteo in nove librí scritti in due riprese: i primi quattro iniziarono con tutta probabilità la sua attività letteraria, il seguito fu composto verso l'856 al termine della sua vita. La vita di Adalardo abate di Korvei (scritta verso l'826) e quella del fratello di costui Wala (scritta verso l'836), quest'ultima nota col titolo di Epitaphium Arsenii, hanno, specialmente la seconda, un valore soprattutto letterario. P. scrisse inoltre tre trattatelli (i primi due indirizzati a Warino di Korvei, l'ultimo a Radberto di Corbie) De fide, De spe e De caritate, un Commento alle Lamentazioni di Geremia, lettere (in Monumenta Germaniae historica, Epistolae, VI, 1, Hannover 1902, p. 132 segg.), poesie (a cura di E. Dümmler, ibid., Poetae aevi Carolini, III, Hannover 1886, pp. 38 segg., 746 segg.). L'edizione più completa dei suoi scritti in Migne, Patrol. Lat., CXX.
Bibl.: E. Choisy, Paschase Radbert, tesi, Ginevra 1889; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, Monaco 1911, pp. 401-411, e, per l'importanza teologica, A. Harnack, Dogmengesch., 4ª ed., II, Tubinga 1910.