PASIGRAFIA e PASILALIA (dal gr. πᾶσι "per tutti" γραϕή "scrittura" e λαλία "parlare")
Il termine di pasigrafia fu creato nel 1797 da Joseph de Maimieux (1753-1820) come quello di pasilalia creato nel 1801. Però i primi tentativi di formare un sistema di segni convenzionali che potessero essere compresi da persone di lingue diverse sono molto più antichi.
Vere e proprie pasigrafie sono i saggi di lingua universale di G. Dalgarno (1661) e J. Wilkins (1668); e in generale è difficile stabilire la differenza tra lingue artificiali e pasilalie (v. internazionali, lingue); si può dire, in generale, che il nome di pasilalia comunemente si applica a una pasigrafia, i cui segni, mediante regole determinate, possano trasformarsi in gruppi di suoni pronunziabili. L'idea della pasigrafia è stata suggerita dai numeri arabi, che ognuno legge nella propria lingua, e dalla constatazione fatta dai missionarî, che i caratteri cinesi sono compresi da popoli, come il giapponese, che hanno un'altra lingua.
In generale le pasigrafie sono numeriche, ma sono stati suggeriti anche altri segni; e mentre alcuni progetti hanno tentato una classificazione dei concetti, altri si sono limitati a numerare semplicemente il vocabolario di una lingua data, indicando con accorgimenti diversi le flessioni grammaticali. Il primo sistema pasigrafico completo è dovuto a J. J. Becher (v.) e fu pubblicato nel 1661: nella prima parte del suo libro egli numera consecutivamente 9432 parole latine disposte in ordine alfabetico; mentre nella seconda parte elenca e numera 172 flessioni: i numeri che indicano i concetti vanno separati da quelli che indicano le flessioni per mezzo di una virgola, le parole tra di loro per mezzo di due punti. Egli dà infine le regole per trasformare i numeri in segni grafici. Il Becher ebbe anche l'idea di ordinare metodicamente, in 8 classi, i concetti, e di sostituire ai numeri lettere dell'alfabeto, in modo da avere gruppi pronunziabili.
Pasigrafie simili a questa furono proposte dal poligrafo gesuita A. Kircher (Polygraphia nova, Roma 1663), da J. de Maimieux (Pasigraphie, Parigi 1797), G. F. Grotefend, il decifratore della scrittura cuneiforme (Commentatio de pasigraphia, Gottinga 1799), il glottologo J. S. Vater (Pasigraphie und Antipasigraphie, Weissenfels 1799), Zalkind Hourwitz (Polygraphie, Parigi 1801), J. Z. Näther (1805) con una pasigrafia geroglifica, J. M. Schmidt (1808).
Trascurando alcuni altri progetti, una menzione speciale merita la Genigrafia del francescano lucchese G. G. Matraia (Lucca 1831), consistente essenzialmente in un vocabolario di 14.000 voci, divise in serie numerate di 25 parole ciascuna; le flessioni s'indicano mediante numeri preposti a quelli che designano il posto della parola.
Delle molte altre pasigrafie e pasilalie proposte meritano menzione quella di A. Grosselin (Parigi 1836), A. Renzi, professore di lingua italiana (Parigi 1840), del croato M. Paić (Zemun 1859), del diplomatico spagnolo S. de Mas (Parigi 1863), del commerciante tedesco A. Bachmaier (Augusta 1868), di A. Schmitt (Magonza 1866), J. Damm (Lipsia 1876), M. N. Glubokovskij (Mosca 1880), S. I. Baranovskij (Charkov 1884), Vs. Češichin (Pietroburgo 1902), C. Haag (Stoccarda 1902 e 1930), J. Linzbach (Transcendent Algebra, Tallinn 1921), Thiemer (Timerio, Berlino 1921), V.L. Gordin (Ao, Mosca 1920-1924); e per chiudere questa lunga enumerazione, si citerà che nel 1924 F. R. Gilbert riesumava la vecchissima idea di adottare i caratteri cinesi come pasigrafia.
Di tutte queste proposte, e di molte altre, nessuna ha mai avuto un principio di attuazione pratica; e ciò si spiega, poiché una pasigrafia, tra l'altro, limitandosi a trascrivere le parole della lingua dello scrivente così come stanno, non eliminerebbe gl'idiotismi, e quindi il ricevente spesso non comprenderebbe niente.
Tuttavia, dei veri e proprî sistemi pasigrafici sono stati adottati e vengono largamente usati nella vita quotidiana: la classificazione decimale (v.), i codici telegrafici (v. cifrario), ecc.
Bibl.: Le storie della lingua universale, citate a internazionali, lingue. Inoltre: A. Wild, Über die Geschichte der Pasigraphie und ihre Fortschritte in der Neuzeit, in Chronik d. Gegenwart, I (1864); L. Einstein, Geschichte der weltsprachl. Versuche von Leibniz bis auf die Gegenwart, in Bayerische Lehrer-Zeitung, XIII (1885; trad. in esperanto: Al la historio de la provoj de lingvoj tutmondaj..., in L. L. Zamenhof, Fundamenta Krestomatio de la lingvo Esperanto, 8ª ed., Parigi s. a. [1920], pp. 256-68); H. Moser, Grundriss einer Geschichte der Weltsprache, Berlino e Neuwied 1888.