pasolinismo
s. m. Rappresentazione stereotipica, spesso inadeguata e fuorviante, del pensiero di Pier Paolo Pasolini.
• [tit.] Nuovi borgatari e vecchi borghesi / L’autore vince la scommessa e non cade nel pasolinismo [testo] [...] è una delle tante storie con cui Walter Siti vince la difficile scommessa del cadere nel pasolinismo. Lo fa costruendo un romanzo che poggia su vari e differenti registri stilistici: (Ermanno Paccagnini, Corriere della sera, 8 luglio 2008, p. 43, Commenti) • L’unico in grado di descrivere il suo scisma esistenziale è Checco Zalone, che di Nichi [Vendola] fa una parodia più vera del vero, con quella sua oratoria barocca e sghemba, con quel ritratto del nuovo intellettuale della Magna Grecia, riverniciato da un pasolinismo politicamente corretto. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 4 marzo 2012, p. 1, Prima pagina) • «È diventato impossibile continuare a parlare di Pier Paolo Pasolini se prima non si distingue l’autore dal racconto tossico che ne è stato fatto. Perché un conto è Pasolini, un altro è il pasolinismo». Muove da questa premessa il lavoro di demistificazione che Nicola Mirenzi ‒ giornalista di La7 e dell’Huffington Post ‒ compie nel saggio «Pasolini contro Pasolini», invitando a ritornare all’opera dell’intellettuale «più citato e meno letto d’Italia», per liberarsi del suo mito. (Sara Grattoggi, Repubblica, 24 aprile 2016, p. 44, RCult).
- Derivato dal nome proprio (Pier Paolo) Pasolini con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Repubblica del 19 settembre 1985, p. 20, Cultura (Enrico Filippini).