INDRIO, Pasquale
Nacque ad Altamura, presso Matera, il 3 genn. 1875, da Saverio e Angela Moramarco, primo di due figli. Iniziò gli studi nella città natale, li proseguì a Bari, conseguì il diploma di ragioniere a Melfi, laureandosi quindi alla Ca' Foscari di Venezia in "insegnamento della ragioneria".
Lo mantenne agli studi il padre, modesto commerciante ambulante di granaglie, legumi, vino nei borghi rurali lucani e in quelli più popolosi e floridi della Puglia; ma non mancò egli stesso di concorrere alle spese con entrate derivanti da saltuari impieghi come ragioniere.
Dopo un breve periodo dedicato all'insegnamento, l'assemblea dei soci della Banca mutua popolare cooperativa di Altamura, fondata nel 1888, lo scelse, nella seduta del 18 marzo 1899, come direttore contro il parere del consiglio di amministrazione, il cui presidente, T. Melodia, si dimise.
La scelta di un giovane promettente tecnico si rivelò felice per le sorti dell'istituto, che aveva conosciuto fino al 1895 un discreto sviluppo, seguito però da preoccupanti segni di declino. L'I. fronteggiò il delicato momento con l'adozione di misure risolute che riportarono la banca alle finalità istituzionali, risanandone i bilanci e ponendo le premesse per un rilancio, lucidamente teorizzato in un'ottica fondata sulla concezione della banca come impresa (cfr. Banca mutua popolare cooperativa di Altamura, Resoconto dell'anno 1900 e Atti dell'Assemblea generale dei soci tenuta il 24 marzo 1901, Altamura 1901, p. 14).
Negli anni altamurani maturò nell'I. un allargamento di orizzonti, con il passaggio da un livello tecnico-politico locale a un'analisi dei più ampi e significativi contesti economici nazionali. Probante, a riguardo, un suo intervento pubblicato nel 1901 nella Rivista popolare di Roma, diretta dal deputato repubblicano N. Colajanni.
L'I. entrava in polemica diretta con A. Salandra, politico ma anche grande proprietario terriero pugliese, contestando la funzione dello "Stato-banchiere" esercitata attraverso le casse postali, stigmatizzando la lievitazione continua del debito pubblico, condannando l'artificiosa difesa della cerealicoltura con l'adozione di provvedimenti protezionistici, assumendo posizioni in favore della proposta di M. Ferraris di incremento del credito all'economia agricola, augurandosi che il credito agrario potesse costituire un incentivo all'associazionismo. Significativamente, però, l'I. non si limitava a polemizzare con Salandra, ma auspicava una modifica dell'assetto della proprietà agricola pugliese per cui i proprietari divenissero "agricoltori" e abbandonassero posizioni di sterile provincialismo (La riforma agraria e le Puglie, Roma 1901: estr. dalla Rivista popolare, VII [1901], 5). Maturava così nell'I. un orientamento in qualche modo radicale ma a un tempo produttivista e liberoscambista, in un disegno generale di modernizzazione economica e finanziaria.
La collaborazione con la Popolare di Altamura si interruppe nell'ottobre 1901, quando l'I., per concorso, andò ad assumere l'incarico di ragioniere capo al Monte di pietà di Padova, dove organizzò la sezione bancaria ed ebbe l'opportunità di approfondire aspetti teorici della gestione. Sempre per concorso, alla fine del 1903, l'I. si trasferì in Abruzzo per dirigere, a Città Sant'Angelo, il Banco di sconto e, a un tempo, insegnare computisteria nella scuola tecnica locale. La vera svolta nella vita professionale dell'I. avvenne, però, nel 1907, con il suo trasferimento a Potenza e l'assunzione, ancora una volta per concorso, a decorrere dal 1° febbraio, come direttore della Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata.
La Cassa era nata con un capitale di 2 milioni di lire, concesso dallo Stato, e con una dotazione di beni fondiari, ed era autorizzata a fare anticipazioni in denaro, scorte e attrezzi a Monti frumentari, casse e consorzi agrari della provincia. Era, quindi, escluso il prestito diretto, salvo le anticipazioni per scorte agricole e per migliorie stabili, fatte a società cooperative di produzione ed enfiteuti, e quelle a privati per la costruzione di case coloniche e stalle. Grazie all'azione incalzante dell'I., i limiti normativi vennero in parte superati con la legge 9 luglio 1908 n. 445, che autorizzava l'istituto a fare anticipazioni dirette agli agricoltori per altre migliorie agrarie. In pochi anni il credito erogato passò da lire 10.069 nel 1907 a 2.359.548 nel 1915. In questo già confortante panorama, emerse però la fragilità degli istituti intermedi comunali, per cui l'I. ne propose la liquidazione e la sostituzione con agenzie di credito territoriali, gestite direttamente dalla Cassa. In tal senso si mosse nel 1913 un progetto di legge, elaborato con l'avallo dell'allora ministro dell'Agricoltura F.S. Nitti, che, tuttavia, non andò in porto per il sopraggiungere della crisi politica e di nuove elezioni. La terribile siccità del 1913-14, che colpì soprattutto la zona orientale della provincia, la calamità delle arvicole nel 1916-17, la mobilitazione agraria del periodo bellico resero ancor più significativo il ruolo della Cassa e dell'I., che assommò in sé diverse cariche commissariali. Logica conseguenza di un'attività sempre più incisiva della Cassa fu un'espansione delle sue attribuzioni che portò all'apertura di numerose nuove agenzie sul territorio. Era il riconoscimento di un ruolo di primo piano nell'economia agricola della provincia, che la Cassa esercitò fino alla sua soppressione e che è confermato dai dati delle movimentazioni bancarie e dei depositi; soprattutto dopo il 1919, quando "più definito divenne il suo ruolo promozionale e previdenziale, quasi a livello di una microstruttura di programmazione" (cfr. Calice, 1984, p. 42).
I risultati più che apprezzabili ottenuti dalla Cassa non impedirono all'I. di partecipare al più ampio dibattito sui temi bancari e politico-economici. Anzi, in qualche modo, la sua azione in quanto banchiere pubblico non fu mai disgiunta dalla riflessione dello studioso. In tal senso va valutata la pubblicazione della Rivista di credito agrario, promossa dall'I. a Potenza dal 1908 (primo numero 15 aprile) fino al 1914.
Il mensile ebbe la collaborazione di prestigiosi tecnici bancari, ma anche di E. Azimonti, significativa figura di tecnico agrario cui molto deve la modernizzazione agricola lucana. L'impegno militante in favore del credito agrario sulla Rivista raggiunse forse il suo momento più alto con la pubblicazione della relazione introduttiva svolta dall'I., il 28 nov. 1910, al II Congresso agrario meridionale (Napoli, 26-30 nov. 1910), in cui si esplicitava l'opposizione al disegno di legge governativo di accentramento degli istituti di credito agrario meridionali, poi approvato, con l'avallo deciso di Salandra (legge 2 febbr. 1911, n. 70, con la quale si affidava la gestione delle casse provinciali di credito agrario, eccezion fatta per la Basilicata e la Calabria, alla Cassa di risparmio del Banco di Napoli e alla sezione di credito agrario del Banco di Sicilia).
Negli anni a seguire l'I. continuò a combattere una lunga e complessa lotta in difesa dell'autonomia del credito agrario a dimensione territoriale e a carattere speciale, che si accompagnò anche all'enucleazione delle sue radicate convinzioni di liberale e democratico "pratico", come amava definirsi: esaltazione della libertà economica, accentuazione produttivistica, promozione dell'imprenditorialità, vivace polemica per gli sprechi nella finanza pubblica, comprensione acuta dei vincoli posti allo sviluppo dai quadri ambientali. Sono le idee guida che permeano le pagine del suo contributo L'Opera nazionale per i combattenti e il programma agrario in Terra di Bari (Altamura 1919).
Il nuovo clima venutosi a creare con il disegno di "normalizzazione" del primo governo Mussolini (l'espansione del Banco di Napoli, una diffusa pratica antimeridionalistica e accentratrice), fu avvertito dall'I. che, a nome della Federazione agraria di Bari, nell'aprile 1923, presentò al ministro dell'Agricoltura, il liberale di destra G. De Capitani D'Arzago, una organica relazione, Il credito agrario per le provincie meridionali. Nota illustrativa di un progetto di legge (Bari 1923).
In essa, pur nell'intento enunciato "di collaborare col Governo, nella piena consapevolezza dei nostri diritti e dei nostri doveri" (p. 11), si prendevano nettamente le distanze da un progetto governativo favorevole alla creazione di un'unica sezione di credito agrario presso il Banco di Napoli, in un disegno liquidatorio dell'autonomia delle Casse provinciali e in un progetto di restaurazione finanziaria improntata a un dirigismo che voleva sottrarre il credito all'imprenditoria meridionale, mortificandone le spinte innovative.
La voce dell'I. rimase inascoltata e gli indirizzi centralistici portarono a una profonda trasformazione del sistema bancario meridionale e alla sconfitta degli stessi presupposti teorici del lavoro dell'I.: per la Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata l'assorbimento nel Banco di Napoli giunse con decreto 29 luglio 1927.
Già dal gennaio 1926 era partita una ben orchestrata campagna di stampa contro l'I., condotta in nove articoli apparsi nel giornale napoletano Il Mezzogiorno, diretto da G. Preziosi, vicinissimo alle posizioni di R. Farinacci. Artefici dell'iniziativa, ripresa dal locale foglio La Tribuna, furono i Catalani, agricoltori di Vaglio, esponenti tra i più accesi dello squadrismo potentino. Le accuse rivolte all'I., oggetto di un'accurata ispezione ministeriale che si concluse con un giudizio largamente favorevole a lui e alla Cassa, caddero nel vuoto. L'I., per nulla intimidito dalla campagna denigratoria, continuò per la sua strada e si distinse per gli ultimi tenaci, e sfortunati, tentativi di difendere in ogni sede l'autonomia della Cassa.
Data l'altrettanto evidente mancanza di autonomia della sezione di credito agrario del Banco di Napoli, peggiorata dalla politicizzazione della sua dirigenza, l'I. rifiutò un incarico napoletano e ritornò ad Altamura. Volle comunque impegnarsi in un estremo tentativo di ritagliare una funzione autonoma all'imprenditoria agricola lucana, organizzando a Matera un convegno mirato alla costituzione di un consorzio agrario regionale che avrebbe dovuto ambiziosamente riunire quarantamila agricoltori. Ma, per l'evidente impossibilità di realizzare un tale progetto in un clima politico non favorevole, l'I. ripiegò su una nuova esperienza, decidendo di occuparsi professionalmente di bonifica. Avendo fatto parte, su indicazione di A. Serpieri, della commissione tecnica che aveva elaborato la proposta di legge sulla bonifica integrale, il 1° maggio 1928 accettò la carica di direttore amministrativo del Consorzio della bonifica di Metaponto, senza farsi molte illusioni sui margini di libertà, ma nella convinzione di poter allargare le prospettive "tecniche" in una più ampia visione "politica" della bonifica, intesa sempre come bonifica integrale.
Pur con qualche concessione alla retorica del tempo, la bonifica del Metapontino veniva collegata allo sviluppo di un più vasto territorio, attraverso l'enucleazione di un grandioso programma di opere pubbliche che venne esposto dall'I. nella Gazzetta del Mezzogiorno del 29 ag. 1928, e ne Il Mattino del 15 febbr. 1930, dopo l'approvazione della proposta, avvenuta il 15 nov. 1928. In un comprensorio di 42.000 ettari circa, si prevedeva la realizzazione di un'arteria da Metaponto al confine calabro, il rilancio del prosciugamento delle paludi e l'utilizzazione della terra bonificata, la costruzione di due grandi dighe sull'Agri e sul Sinni, la sistemazione di corsi d'acqua e di opere di irrigazione, la fornitura di acqua potabile, il miglioramento dei centri abitati esistenti e la creazione di nuovi. Il programma dell'I. trovò la sua più lucida e compiuta definizione nella relazione all'assemblea consortile del 14 dic. 1930, che veniva inclusa in una pubblicazione del Consorzio stesso: Il Comprensorio nella storia. Ambiente fisico, demografico ed economico. Progetti e primi passi (Bari 1931).
Ben presto, però, sopraggiunsero le difficoltà economiche, le ostilità personali, gli ostracismi politici nazionali, le accuse di "inazione" mosse da più parti, l'avversione della direzione amministrativa dell'Associazione tra i consorzi di bonifica, mentre nulla aveva da dire la direzione tecnica. La contestazione montò nel 1932 con una sequela di rilievi per le spese eccessive, per un uso improprio di automobili, per l'esuberanza di personale. In verità, come ha ben argomentato L. Sacco, l'I. pagava un rapporto deficitario col fascismo (soltanto nell'ottobre 1932 si era deciso, non senza qualche riluttanza, a prendere la tessera del Partito nazionale fascista [PNF]) e l'abbandono a livello nazionale di un disegno complesso e costoso di bonifica integrale. La rottura fu inevitabile e giunse nel 1933, assumendo un valore paradigmatico: "L'interruzione forzata delle esperienze di un tecnico delle qualità di Pasquale Indrio, con le iniziative creditizie e consortili alle quali aveva dato notevoli contributi, si può dire […] che si iscriva nell'azione di rottura di una tradizione che faticosamente era cominciata a sorgere, fra l'età giolittiana e il fascismo, anche nella piccola Basilicata. Era la tradizione di un movimento che promuoveva e in tanti modi cercava di favorire lo sviluppo autonomo - tutt'altro che assistenziale o corporativo - dei ceti produttivi delle nostre province" (L. Sacco, 1991, p. 91). Prima di lasciare il suo incarico, l'I. ebbe comunque la soddisfazione di veder inaugurata la strada litoranea Metaponto-Nova Siri, lunga 40 km, con cinque ponti sui fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni, un lavoro di grande respiro per l'epoca, che aveva visto coinvolte imprese come la Società Ferrobeton di Roma e la Federazione delle cooperative della provincia di Ravenna.
Dopo l'esperienza della bonifica, l'I. si ritirò definitivamente ad Altamura e si dedicò prevalentemente agli otto figli avuti da Maria De Gioia, sposata il 24 marzo 1906. Non abbandonò, comunque, il lavoro, guidando la Società agricola commerciale, costituita con il figlio Mario, e per qualche anno dirigendo una nuova banca agricola locale.
L'I. morì in Altamura il 10 luglio 1947.
Tra le opere dell'I. si ricordano, oltre a quelle già citate nel testo e senza pretesa di esaustività, in quanto una ricerca bibliografica approfondita non è ancora possibile per il mancato spoglio delle rassegne e riviste in cui l'I. scrisse e per la rarità degli opuscoli, stampati spesso in pochissime copie: Minorazioni e depositi nella nostra Banca (Conferenza tenuta la sera del 18 sett. 1899 per invito delle Società di miglioramento fra operai e di mutuo soccorso fra calzolai), Altamura 1900; Il preventivo nei Monti di pietà, Roma 1903 (estr. dalla Rivista di ragioneria [Roma], II, n. 3); Banco di sconto (Società anonima) - Sede in Città Sant'Angelo, Rendiconto dell'anno 1904, Città Sant'Angelo 1905; Relazione sulla situazione contabile della Banca cooperativa agraria di Gravina in Puglia a 31 dic. 1905 fatta dal dott. prof. P. Indrio per cura della Commissione di vigilanza, Bari 1906; Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, Proposte di riforme legislative, Potenza 1910; Il credito agrario nel Mezzogiorno, ibid. 1912; Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, Per la siccità e il migliore funzionamento. Proposte, ibid. 1914; La mobilitazione agraria in Basilicata, ibid. 1919; Il credito ai miglioramenti agrari e l'ipoteca privilegiata (estr. dalla Rivista di diritto agrario [Firenze], II [1923], 4); Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, Per la battaglia del grano, Potenza 1925; Id., Inaugurando l'agenzia di Rionero in Vulture - 6 marzo 1927, ibid. 1927.
Fonti e Bibl.: Per i dati biografici si è fatto ricorso all'Archivio storico del Comune di Altamura, alle informazioni fornite gentilmente dalla figlia Teresa, nonché al volume autobiografico di U. Indrio, Da "Roma fascista" al "Corriere della sera". Cinquant'anni di storia italiana nelle memorie di un giornalista, Roma 1987, pp. 29-33. Utili dati biografici anche in Puglia d'oro, I, Bari 1936, pp. 149 s.; molte notizie sono state desunte dagli scritti dell'I., o a lui attribuibili. La vicenda della campagna denigratoria nei confronti dell'I. è stata ricostruita grazie alla documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Potenza, Prefettura, Gabinetto, cat. XXIV, b. 458, f. 161.
Fondamentale, per la ricostruzione delle vicende della Cassa provinciale di credito agrario, è la collezione delle relazioni annuali, curate dall'I.: Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, Relazioni sugli anni 1908-1925, Potenza 1909-26; e, ancora, per le vicende del Consorzio della bonifica di Metaponto, la relazione Ilcomprensorionella storia…, cit.
Manca a oggi una ricostruzione critica della biografia dell'Indrio. Indispensabili, tuttavia, i pregevoli saggi di L. Sacco: P. I. banchiere pubblico, in Basilicata, 1988, n. 7-9, pp. 16-24; La stretta del regime su associazionismo e bonifica, ibid., n. 10-12, pp. 38-47; La difficile modernizzazione in Basilicata. Il ruolo della Cassa di credito agrario e del suo direttore P. I., in Rass. dell'economia lucana, 1991, n. 3-4, pp. 65-91. Indispensabile anche N. Calice, Banche e Mezzogiorno negli anni della grande crisi, Matera 1984; di qualche utilità la consultazione della documentazione dell'Archivio di Stato di Potenza, Prefettura, Atti amministrativi 1913-1932, bb. 142, 320, 321. Per una collocazione della vicenda della Cassa nello scenario del credito agrario nazionale si vedano: L. De Rosa, Una storia dolente: le faticose origini del credito agrario, in Riv. stor. italiana, LXXVI (1964), pp. 1027-1049; A.L. Denitto, La legislazione speciale per il credito agrario nel Mezzogiorno (1901-1911), Lecce 1983; G. Muzzioli, Banche e agricoltura. Il credito all'agricoltura italiana dal 1861 al 1940, Bologna 1983; Id., Il credito agrario, in Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di P. Bevilacqua, III, Mercati e istituzioni, Venezia 1991, pp. 253-294.
Utili, ma spesso fugaci richiami all'azione dell'I. si rinvengono in molti scritti di meridionalisti, o in studi classici sulla questione meridionale. Fra i primi: G. Arias, La questione meridionale, I-II, Bologna 1921; U. Zanotti Bianco, La Basilicata, Roma 1926; F. Vöchting, La questione meridionale, Napoli 1955; E. Azimonti, Il Mezzogiorno agrario quale è, relazioni e scritti raccolti da G. Fortunato, Bari 1919 (2ª ed. aumentata, ibid. 1921); dell'Azimonti è da segnalare anche Per una più larga diffusione del credito agrario in Basilicata, in N. Calice, Banche e Mezzogiorno…, cit., pp. 109-112; infine, G. Fortunato, Carteggio 1923-1926, a cura di E. Gentile, Roma-Bari 1981, pp. 198 s.
Fra gli altri si vedano almeno: S. Jovino, La Cassa agraria provinciale di Basilicata come fattore della colonizzazione di Val di Bradano, Matera 1922; Federazioni provinciali dei Sindacati fascisti agricoltori di Potenza e Matera, Per l'autonomia della Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, Potenza 1927.
Per una contestualizzazione della figura dell'I. nel panorama socioeconomico lucano si vedano: N. Calice, Lotte politiche e sociali in Basilicata. 1898-1922, Roma 1974; Inchiesta Zanardelli sulla Basilicata, a cura di P. Corti, Torino 1976; D. Sacco, Socialismo riformista e Mezzogiorno. Questione agraria, istruzioni e sviluppo urbano in Basilicata in età giolittiana, Manduria 1987; il fondamentale saggio di A. Sinisi, Economia, istituzioni agrarie e gruppi sociali in Basilicata (1861-1914), Napoli 1989 (con ricca bibl.); Strategie familiari e imprenditoriali fra '800 e '900. Il caso Basilicata, Rionero in Vulture 1992. Per lo scenario regionale, in cui va collocata l'azione dell'I. come bonificatore si vedano almeno: N. Calice, La politica agraria fascista in Basilicata, in Studi storici, XIX (1978), pp. 397-421; A. Pontrandolfi, Storia della bonifica metapontina, Matera-Roma 1999; per l'ambito nazionale: G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell'Italia contemporanea, Torino 1986.