LANDI, Pasquale
Nacque a Porrona, piccolo centro oggi appartenente al Comune di Cinigiano, presso Grosseto, l'11 nov. 1817 da Pietro e da Rosa Bardi, in una famiglia di umili condizioni: il padre, contadino, e la madre, materassaia, erano entrambi al servizio della famiglia Bruchi, allora proprietaria di quelle tenute. Dotato di vivace ingegno, il L. poté completare la scuola secondaria presso il seminario di Montalcino, ove, assecondando il desiderio paterno, aveva inizialmente intrapreso la via del sacerdozio. Ma la fierezza del suo carattere, avverso alla formale disciplina ecclesiastica, gli rese insopportabile la vita in quell'ambiente: fuggì quindi dal seminario e si trasferì a Siena, ove si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia.
In aperta rottura con la famiglia, il L. affrontò notevoli difficoltà economiche e per mantenersi agli studi impartì ripetizioni di materie classiche; nell'ateneo senese si distinse come uno dei migliori studenti, eccellendo soprattutto nell'apprendimento dell'anatomia umana alla scuola di G.B. Vaselli e, superate le materie propedeutiche, in quello delle discipline chirurgiche sotto la guida di Z. Pecchioli. Nell'ambiente universitario cominciarono a maturare anche i suoi ideali risorgimentali.
Conseguita la laurea il 2 luglio 1841, il L. si trasferì a Firenze, ove nel 1843 superò l'esame di abilitazione all'esercizio della professione presso la Scuola pratica. Non essendo allora per lui possibile, a causa delle sue condizioni economiche, proseguire gli studi teorico-pratici per una eventuale carriera universitaria, divenne medico condotto in varie località e infine chirurgo nell'ospedale di Montepulciano, ove ebbe modo di mettere in luce una non comune abilità operatoria eseguendo interventi anche non semplici. Dette testimonianza della sua attività in questo periodo nella pubblicazione Rendiconto statistico di alcune operazioni di alta chirurgia nell'ospedale di Montepulciano (Firenze 1848).
Nel 1848-49 il L. prese parte ai moti risorgimentali che portarono alla caduta del governo granducale: il L. fu eletto nel collegio di Pitigliano deputato al Consiglio generale di Toscana. Dopo la restaurazione si stabilì a Firenze, tentando invano di ottenere la nomina ad assistente chirurgo presso la clinica chirurgica secondo la proposta del titolare A. Ranzi; fu ammesso a esercitare per breve tempo presso l'ospedale militare di Cestello: qui prodigò le sue cure anche ai soldati austriaci di occupazione, fornendo un dettagliato resoconto di una forma di infiammazione oculare che imperversava allora tra gli uomini di quell'armata (Della ottalmia catarrale epidemica nelle milizie austriache stanziate in Firenze, Firenze 1850). Ancora impegnato politicamente, fu redattore insieme con Agostino Bertani dei periodici Gazzetta medica federativa per la Toscana e Il Progresso. A Firenze fu anche chirurgo nell'arcispedale di S. Maria Nuova, continuando a dedicarsi agli studi.
Visitò gli ospedali di Parigi e di Londra in un viaggio di istruzione che illustrò in Gli spedali e gli ospizj di Parigi e di Londra visitati nella primavera dell'anno 1852 (Firenze 1853). In occasione della grave epidemia di colera che si manifestò in Toscana nel 1855 il L. fu chiamato a dirigere il lazzaretto di Firenze: di questo evento dette notizia in Un frammento storico del colera che dominò in Toscana nel 1854-55 (Fano 1865).
Nel 1859 ebbe finalmente inizio la carriera universitaria del L.: ottenuto l'incarico di addetto alle esercitazioni pratiche di chirurgia e nominato aiuto del Ranzi, supplì nell'insegnamento di clinica chirurgica presso l'istituto fiorentino F. Zanetti, che aveva seguito l'esercito garibaldino. Dopo la caduta del governo granducale, il L. fu nominato nel 1860 professore di clinica chirurgica e di medicina operatoria nell'Università di Siena: in questa sede si affermò subito come brillante chirurgo e valente didatta. Pubblicò La clinica chirurgica nello spedale di S. Maria della Scala di Siena, I-II (Siena 1863-64). Nel 1865, chiamato dalla facoltà medica dell'Università di Bologna a succedere nella direzione della clinica chirurgica a F. Rizzoli, dette inizio al suo magistero con la prolusione Verità nella scienza e moralità nell'arte: prelezione all'insegnamento della clinica chirurgica e della medicina operatoria letta nell'anfiteatro di anatomia umana della R. Università di Bologna il 15 marzo 1865 (Bologna 1865). A testimonianza dell'attività svolta nell'ateneo bolognese, in relazione soprattutto agli interventi di particolare complessità, pubblicò, inoltre: Lezioni di chirurgia operatoria date nella R. Università di Bologna. (Operazioni che si praticano sulle arterie e sulle vene: amputazioni e disarticolazioni), I-II (ibid. 1866-67); I malati della clinica chirurgica di Bologna, nell'anno accademico 1865-66, rammentati ai suoi scolari, in L'Ippocratico, s. 3, XI (1867), pp. 9-20, 52-63, 97-115, 201-216; Una lezione sulla trasfusione del sangue, ibid., XII (1867), pp. 17-41. Dal 1868, infine, accolse l'invito dell'Università di Pisa ad assumere la direzione della cattedra di clinica chirurgica, rifiutando una pari proposta formulatagli dall'ateneo fiorentino.
A Pisa consolidò definitivamente la sua fama di provetto chirurgo nel 1868, quando eseguì un intervento di ovariectomia, allora di particolare ardimento per l'inadeguatezza dei mezzi e degli ambienti disponibili (Di una ovariotomia praticata nell'ospedale di Pisa il 26 sett. 1868, Pisa 1869; ibid. 1872): era quella la nona operazione del genere praticata sino ad allora in Italia e la prima a non concludersi con la morte della paziente.
Nei 25 anni trascorsi nella clinica di Pisa il L. si cimentò in tutti i rami della chirurgia: ebbe modo di praticare la rinoplastica, come ricordò in una relazione un suo studente (A. Merli, Di una rinoplastica con il metodo indiano per lesioni d'arme da fuoco. Relazione storica…, in Rivista clinica di Bologna, VII [1868], pp. 1-12); il L. praticò anche la galvanocaustica, tecnica introdotta in chirurgia da pochi anni (Di alcune operazioni praticate con la galvano-caustica, in Il Galvani, II [1874], pp. 269-283; Amputazione parziale della lingua per ulcera epiteliale eseguita con la galvano-caustica, ibid., pp. 477-495); si occupò dell'apparato urinario (Di alcune malattie dell'apparecchio urinario maschile e femminile. Ricordi clinici e statistici, Pisa 1885) e delle neoplasie mammarie (Di alcuni tumori della mammella. Ricordi clinici e statistici, ibid. 1892); operò in vari settori delle cliniche ostetrico-ginecologica e ortopedica.
Socio di numerose accademie scientifiche italiane e straniere, fu chiamato da M. Bufalini a collaborare al periodico Lo Sperimentale.
Morì nella sua villa di San Benedetto a Settimo, presso Pisa, il 14 ag. 1895.
Fonti e Bibl.: Necr., in L'Unione universitaria, II (1895), pp. 361-369 e in Lo Sperimentale, XLIX (1895), sezione clinica, p. 480; D. Barduzzi, Prof. comm. P. L., cenno necrologico, Siena 1895; A. Corradi, Dell'ostetricia in Italia, Bologna 1874, p. 1477; Id., L'ovariotomia in Italia, in Annali universali di medicina e chirurgia, CCXLV (1878), pp. 463-475; A. Ceci, I progressi della chirurgia: P. L., in Clinica moderna, I (1895), pp. 9 s.; G. Bilancioni, P. L., in Il Valsalva, IV (1928), pp. 635-639; G. Ferrarini, La tradizione e la gloria dell'insegnamento della chirurgia nell'Università di Pisa, in Boll. dell'Istituto storico italiano dell'arte sanitaria, VIII (1928), p. 88; D. Giordano, Chirurgia, I, Milano 1938, p. 27; I. Ghibellini - M. Landi, Ricordi su P. L., patriota e deputato, Pistoia 1951; E. Bozzi, Un frammento storico del colera che dominò in Toscana nel 1854-1855 del prof. P. L., in Minerva medica, LXII (1971), pp. 3250-3254; M. Fabiani, P. L.: "Maestà in questo momento il re d'Italia sono io!", in Fatti nostri, 6 marzo 2004; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, III, p. 660; Enc. Italiana, XX, p. 492.