MILILOTTI, Pasquale. –
Nacque a Napoli tra il 1720 e il 1730. Scarse le notizie biografiche, in gran parte desumibili dall’attività di librettista svolta dal M. a Napoli tra il 1755 e il 1782 per il teatro Nuovo e il teatro dei Fiorentini. Scrisse libretti di commedie per musica interamente o con parte dei dialoghi in dialetto napoletano. Cimaglia lo dice fratello di Giuseppe Maria Mililotti, con cui risulta spesso confuso e insieme con il quale avrebbe forse scritto il libretto della commedia per musica in un atto I sdegni per amore (D. Cimarosa; Nuovo, carnevale 1776). Il M. lavorò anche come rifacitore di libretti antecedenti di altri autori.
Era questa una pratica abbastanza comune a quel tempo; il revisore interveniva massicciamente sul testo con sostituzioni di arie o anche di interi atti, tagli e aggiunte minori, molto spesso musicati da un diverso compositore, di cui rendeva conto più o meno dettagliatamente in appositi avvertimenti introduttivi. Nell’avvertimento de Lo funnaco revotato (da F. Oliva; musica di G. Insanguine; Fiorentini, inverno 1756), libretto interamente in dialetto napoletano, assimilando il lavoro del rifacimento a quello di sartoria, il M. avvertiva i lettori che era stato necessario adattare il libretto ai cantanti a disposizione («ave avuto la necessetà d’essere stato acconciato ‘ncoppa a li perzunagge ch’avimmo»).
Il M. collaborò con i compositori più accreditati del tempo a Napoli; tra gli altri P.A. Guglielmi, Insanguine, G. Latilla, G. Paisiello, N. Piccinni, T. Traetta, M. Vento. Suo è il libretto de Le stravaganze del conte, la prima opera di Cimarosa, rappresentata al teatro dei Fiorentini nella stagione di carnevale 1772 con la farsetta Le magie di Zerlina e Zoroastro.
Per Cimarosa scrisse inoltre i libretti de La frascatana nobile (Nuovo, inverno 1776), Le stravaganze d’amore (Fiorentini, prima opera del 1778) e I matrimoni in ballo (Nuovo, carnevale 1776), farsetta andata in scena con I sdegni per amore: trasformata in La baronessa stramba, fu inserita ne Il credulo (Ibid., carnevale 1786), commedia in due atti di G.M. Diodati e musica dello stesso Cimarosa.
Seguendo la progressiva tendenza a ridurre gli atti della commedia per musica, sostituendo il terzo con una farsa o una burletta, spesso messa in scena dagli stessi personaggi attraverso l’espediente del metateatro, entrambe le farsette del M. fungono da atti conclusivi delle opere cui si accompagnano. In esse, come nella burletta La serva scaltra, posta a conclusione de Il finto sordo (P. Tarantini; Fiorentini, carnevale 1771), appaiono alcuni dei personaggi della commedia dell’arte sotto i nomi tradizionali di Arlecchino, Dottor Balanzone, Pulcinella, Tartaglia.
I lavori del M. rappresentano la varietà della librettistica del teatro napoletano dell’epoca con i suoi stereotipi, da quelli avventurosi di ambientazione orientale (L’arabo cortese; Paisiello, Nuovo, inverno 1769; Ibid., autunno 1776, con parti musicate da Cimarosa) e di carattere fantastico (Le magie di Merlina e Zoroastro), alla parodia delle «opere eroiche» su soggetti classici (Enea in Cuma; Piccinni, Fiorentini, primavera 1775), ai rifacimenti di libretti goldoniani: La cecchina maritata (Id., Nuovo, estate 1765), La finta semplice o sia Il tutore burlato (Insanguine, Nuovo, autunno 1769), I viaggiatori (Piccinni, Fiorentini, autunno 1775), Il re alla caccia (A. Tarchi, Nuovo, autunno 1780). La maggior parte dei libretti del M. tuttavia ha un’ambientazione borghese e popolare, per lo più esplicitamente napoletana, animata dall’ingegno di donne astute che finiscono per coronare i loro progetti amorosi.
Il vivace dialetto napoletano utilizzato dal M., con qualche incursione nel repertorio di canzoni popolari partenopeo (Scherillo, p. 463), sembra caratterizzare più un’identità geografica e di carattere teatrale piuttosto che un ceto sociale.
Netta è invece la differenziazione linguistica nel libretto de Il re alla caccia, rifacimento del dramma giocoso di C. Goldoni, tra l’italiano elevato dei nobili e quello, meno retorico, più vicino al parlato e il dialetto napoletano dei semplici e popolani. Quattro anni dopo l’ingresso ufficiale del re di Napoli al teatro Nuovo, il libretto del M. era una celebrazione della regalità e dell’ordine sociale garantito dal re: a conclusione dell’opera, la molinara e il guardia caccia, dopo aver coronato il loro sogno d’amore, provano ad atteggiarsi a nobili, pronti poi subito ad affermare che la nobiltà non fa per loro.
Seguendo le sorti delle opere di maggior successo, i libretti del M. furono stampati anche al di fuori di Napoli, in Italia e in Europa. I suoi libretti vantavano tra gli interpreti artisti di primo piano nella commedia per musica in dialetto napoletano, quali Antonio e Giuseppe Casaccia e Nicoletta e Raffaella Montorsi.
Non è certa la data di morte del M., avvenuta presumibilmente a Napoli dopo il 1782, anno di rappresentazione dell’ultimo dei suoi libretti conosciuti; Della Corte (p. 230) la fa risalire al 1784.
Oltre a quelle citate, si segnalano le seguenti opere comiche, tutte, dove non diversamente indicato, commedie per musica in 3 atti rappresentate per la prima volta a Napoli: L’amore alla moda (con A. Palomba; G. Sellitto, Fiorentini, carnevale 1755); L’incredulo, opera buffa in 2 atti (T. Traetta, ibid., autunno 1755); La zita correvata (da G.A. Federico; G. Sciroli, ibid., 1756); La sposa bizzarra (G. Gabellone, Nuovo, autunno 1757); La marina de Chiaia (da B. Saddumene; Sciroli, Fiorentini, carnevale 1757); I due sediarj (F. Fenaroli, ibid., carnevale 1759); La francese brillante (P.A. Guglielmi, ibid., estate 1763); I francesi brillanti (da La francese brillante; G. Paisiello, Bologna, teatro Marsigli Rossi, primavera 1764); I tre amanti burlati (G. Masi, Fiorentini, primavera 1766); La vedova di bel genio (Paisiello, Nuovo, primavera 1766); Le ’mbroglie de le bajasse (Id., Fiorentini, carnevale 1767); Le tre comedie in una (F. Buonanni, Ibid., carnevale 1768); La serva fatta padrona (rifacimento di Le ’mbroglie de le bajasse; Paisiello, Ibid., estate 1769); I sposi perseguitati (N. Piccinni, Nuovo, autunno 1769; Ibid., 1782, trad. in toscano); La caffettiera di garbo (P. Tarantini, Ibid., carnevale 1770); La pastorella incognita (C. De Franchis, Fiorentini, primavera 1770); La somiglianza de’ nomi (Paisiello, Nuovo, primavera 1771); La donna di bell’umore (Piccinni, Fiorentini, primavera 1771: cfr. libretto del 1778); Il vagabondo fortunato (Id., Ibid., autunno 1773); Gli inganni amorosi (G. Latilla, Ibid., carnevale 1774); L’ignorante astuto (Piccinni, Ibid., carnevale 1775); Gli amanti mascherati (Id., Ibid., primavera 1776); I sciocchi prosuntuosi (V. Curcio, Ibid., carnevale 1776); Le astuzie per amore (Insanguine, Fiorentini, carnevale 1777); I sposi incogniti (Latilla, Nuovo, seconda opera del 1779); I commedianti fortunati (A. Amicone, Nuovo, terza opera del 1779); La scaltra in amore, dramma giocoso (G. Curci, Fondo di separazione dei lucri, carnevale 1780); Il trionfo de’ pupilli oppressi (S. Rispoli, Fiorentini, quarta opera del 1782).
I seguenti libretti, che alcune fonti bibliografiche attribuiscono al M., sono invece del fratello Giuseppe Maria: I sdegni per amore, opera buffa in 1 atto (Cimarosa, Nuovo, carnevale 1776); I viluppi amorosi, commedia per musica, 2 atti (Tarchi, Ibid., primavera 1778); La francese di spirito (G. Tritto, Ibid., carnevale 1781).
Fonti e Bibl.: V. Cimaglia, Saggi teatrali analitici, Napoli 1817, p. 385; P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874 (rist. anast., Bologna 1973), pp. 305 s.; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, I-IV, Napoli 1881-83, II, p. 259; B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Napoli 1916, pp. 235, 238; M. Scherillo, L’opera buffa napoletana durante il Settecento: storia letteraria, Palermo 1916, pp. 186, 283, 292, 447, 453 s., 463, 482; A. Della Corte, L’opera comica italiana nel ’700. Studi e appunti, Bari 1923, I, p. 233; II, pp. 212, 230 n.; F. De Filippis - N. Mangini, Il teatro «Nuovo» di Napoli, Napoli 1967, pp. 32, 38, 41, 45-47; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 364, 370, 423; F. Degrada, I teatri napoletani nel Settecento, in Storia dell’opera, a cura di G. Barblan - A. Basso, I, L’opera in Italia, 1, Torino 1977, pp. 288, 310, 314; A. Lanfranchi, La librettistica per l’opera buffa napoletana, ibid., III, Aspetti e problemi dell’opera, 2, pp. 103, 108, 119; F. Stieger, Opernlexikon, III, Librettisten, 2, Tutzing 1980, p. 620; D. Goldin Folena, Aspetti della librettistica italiana fra 1770 e 1830, in Analecta musicologica, XXI (1982), pp. 128-191; P. Simonelli, Lingua e dialetto nel teatro musicale napoletano del ’700, in Musica e cultura a Napoli dal XV al XIX secolo, a cura di L. Bianconi - R. Bossa, Firenze 1983, pp. 225-237; F. Melisi, Catalogo dei libretti d’opera in musica della Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Majella (XVII-XVIII sec.), Lucca 1985, ad ind.; Ch.H. Parsons, Opera librettists and their works, M-Z, Lewiston, NY, 1987, p. 516 (The Mellen Opera Reference Index, VI); D. Cimarosa, La baronessa stramba (CD con note di C. Marinelli), Roma 1991; N. Rossi, D. Cimarosa: his life and his operas, Westport, CT, 1999, ad ind.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 293; The New Grove Dict. of opera, III, sub voce.
D. Macchione