SARACENO, Pasquale
Economista, nato a Morbegno (Sondrio) il 14 giugno 1903, morto a Roma il 13 maggio 1991. Diplomatosi in ragioneria, iniziò precocemente a lavorare alla Banca Commerciale Italiana frequentando nel contempo l'università Bocconi, dove si laureò nel 1929 con G. Zappa di cui fu poi assistente, occupandosi di ragioneria e di tecnica bancaria. Chiamato da D. Menichella a Roma alla fondazione dell'IRI (1933), ha continuato a svolgervi attività di consigliere economico sino alla fine della vita. Docente di Tecnica bancaria all'università Bocconi (1936), divenne professore straordinario di Tecnica industriale e commerciale all'Università Cattolica (1943), della cui facoltà di Economia e Commercio fu anche preside, per passare poi all'università di Venezia Ca' Foscari, dove rimase fino al 1977. Per un sessantennio S. è stato, sia pure in diversa posizione, protagonista della vita economica italiana come consigliere, diretto o indiretto, delle scelte governative o del Parlamento: dalla nascita dell'IRI alla legge bancaria (1936), alla politica di ricostruzione postbellica, alla nascita della Cassa per il Mezzogiorno (1950), allo schema Vanoni (in realtà, appunto, da ricordare come lo schema Vanoni-Saraceno), alla cosiddetta ''Nota La Malfa'' (1962), alla politica di programmazione degli anni Sessanta, alle diverse revisioni della politica per il Mezzogiorno, o a quella delle imprese a partecipazione statale.
Come accademico S. lascia, più che una ''scuola'' in senso stretto, una vera e propria eredità culturale, che ha generato negli anni Settanta una svolta radicale negli studi di economia industriale. Attraverso la sua opera e il suo insegnamento gli studi di economia industriale in Italia hanno proficuamente innestato nella tradizione aziendalistica italiana non soltanto le problematiche della gestione dei complessi produttivi dei nostri giorni, ma anche gli scenari e i temi della politica economica nazionale e internazionale. Nella sua attività di organizzatore culturale, ha svolto un'opera continua in fatto di suggerimenti e di proposizione di politiche economiche generali. La fecondità della sua riflessione nasce da un'accurata ricostruzione delle vicende del capitalismo italiano e dal suo amore per il Mezzogiorno, che lo ha portato a essere uno degli esponenti di punta del cosiddetto ''nuovo meridionalismo'', affermatosi dopo il 1950, che ha visto nello strumento della Cassa per il Mezzogiorno e nella scelta industrialistica i suoi momenti centrali per lo sviluppo del Sud durante tutti gli anni Sessanta. Dotato di un pragmatismo di tipico stampo lombardo, S. è sempre stato convinto che l'Italia ha avuto e continua ad avere un capitalismo con molti capitalisti e pochi capitali disposti a essere indirizzati al rischio imprenditoriale. Fondandosi sulla conoscenza dei meriti del mercato come lo strumento meno imperfetto per allocare le risorse nazionali e garantirne l'uso più efficiente possibile, S. ha elaborato schemi di politica economica riconducibili alla cosiddetta ''economia mista'', nella quale ha una significativa presenza un'impresa pubblica condotta sotto il ''vincolo di bilancio'' ma che compie investimenti ad alto rischio, lungo ciclo di ritorno e in aree in cui economie esterne meno favorevoli la rendono, almeno per un certo periodo di tempo, non competitiva. Sulla necessità di colmare questo divario di costi e di efficienza, S. ha fondato la teoria dei cosiddetti ''oneri impropri'' che non possono non ricadere sull'intera collettività nel presupposto che l'eliminazione, per es., del divario Nord-Sud è l'unico modo per realizzare un sistema produttivo nazionale efficiente, competitivo e non fragile. Per garantire continuità di proposta e un attivo aggiornamento delle politiche meridionalistiche, S. fondò nel dicembre 1946 la SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo Industriale del Mezzogiorno), di cui è stato per quarantacinque anni l'animatore.
Autore di parecchi volumi e moltissimi saggi, S. ha partecipato ad alcuni fra i più accesi dibattiti della vita economica italiana fra il 1950 e il 1990; il suo sforzo tenace di realizzare in Italia un modello di economia che contemperasse lo stato e il mercato, l'efficienza e l'equità resta un punto non eludibile. La sua bibliografia, ricchissima, è raccolta in Studi in onore di Pasquale Saraceno (1973), con l'aggiornamento negli Studi SVIMEZ, 1 (1987). Fra le opere principali si ricordano: Ricostruzione e pianificazione 1943-1948 (1969; 19742); Il meridionalismo dopo la ricostruzione 1948-1957 (1974); Il sistema delle imprese a partecipazioni statali nell'esperienza italiana (1975); Gli anni dello schema Vanoni 1953-1959 (1982).
Bibl.: AA.VV., Giornata in onore di Pasquale Saraceno, Milano 1989; Economia italiana, 3 (1991), numero dedicato a S.; AA.VV., Il governo delle imprese industriali. Pasquale Saraceno e la produzione industriale, Padova 1992; M. Cavazza Rossi, P.L. Porta, C. Spagnolo, Biografie parallele. Pasquale Saraceno visto da Angelo Saraceno, in Economia pubblica, 3 (1994).