passaggio
Compare solo nella Commedia e nel Fiore, in accezioni corrispondenti a valori attestati per il verbo ‛ passare '.
Nel senso più generale indica l'atto di percorrere uno spazio; in quest' accezione ricorre con riferimento alle parole pronunciate da Guido da Montefeltro, che assumono senso compiuto solo poscia ch'ebber colto lor vïaggio / su per la punta della fiamma in cui Guido è chiuso, dandole quel guizzo / che dato avea la lingua in lor passaggio (If XXVII 18).
Con un valore consueto alla lingua del tempo, indica un viaggio per mare (in particolare p. valeva anche " crociata "). Quando D. gli domanda perché sia giunto al Purgatorio solo allora, Casella si limita a rispondere che l'angelo più volte gli ha negato il passaggio dalla foce del Tevere all'isoletta (Pg II 96). Il sostantivo è del tutto proprio perché allude a un traghetto, e implica un'allusione alle parole rivolte da Caronte a D. (If III 91-92 Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia, non qui, per passare), ribadendone l'implicita profezia di salvazione.
Ha senso concreto e vale " apertura per dove si passa ", in Fiore CXXXI 4 Malabocca... / troppo ben guardava su' passaggio, " sorvegliava la porta del castello ". Così in LXXI 9.