pasto
Il termine indica sia il " cibarsi ", " l'atto del mangiare " (la lupa dopo 'l pasto ha più fame che pria, If I 99; Ugolino la bocca sollevò dal fiero pasto [XXXIII 1], dal suo " pasteggiare... di fiera ", come dice il Mattalia), sia il " cibo " stesso: If VI 29 Qual è quel cane ch'abbaiando agogna, / e si racqueta poi che 'l pasto morde, e Pg XIX 66 Quale 'l falcon, che... si protende / per lo disio del pasto che là il tira, cioè la parte della preda riservata al falcone o il cibo che ad esso offre il falconiere, il che non possiamo stabilire con esattezza " perché non siamo più esperti dei piccoli episodi dell'educazione dei falchi alla caccia e della caccia stessa " (Porena).
In questa seconda accezione di " cibo ", p. compare anche nel senso figurato di " nutrimento spirituale ", " dottrina ": If XIV 92 io 'l pregai che mi largisse 'l pasto / di cui largito m'avëa il disio, cioè la " spiegazione ", " doctrinam rei, quae pasceret tamquam cibus sapidus animum meum ieiunum " (Benvenuto); così anche nell'immagine allegorica di Pg XXXII 120 una volpe [allegoria dell'eresia] / che d'ogne pasto buon parea digiuna, cioè nutrita di " false opinioni dove non è la catholica verità " (Landino, e così, in genere, gl'interpreti antichi e moderni). Con diversa metafora, in Pg XXV 138 con tal cura conviene e con tai pasti / che la piaga da sezzo si ricuscia, cioè " nutrimenti spirituali: gli esempi e la preghiera " (Sapegno), con cui i penitenti si liberano delle loro colpe.
Infine, ancora in contesto allegorico, in Rime CVI 112, dove si parla dei tentativi da parte di vertù di ‛ allettare ' l'avaro: Poi che girato l'ha chiamando molto, / gitta 'l pasto ver lui, " cioè, offre all'avaro una presente e concreta occasione per indurlo alla liberalità " (Barbi-Pernicone; e cfr. esca, al v. 110).