PATERA (patĕra)
Utensile adoperato dai Romani nei sacrifici, dalla forma simile a quella di una bassissima scodella, senza orlo distinto dal corpo, e senza anse (donde il diminutivo patella, da cui l'ital. padella). Come sagoma e come uso la patera corrisponde perciò alla ϕιάλη dei Greci. Assai sovente la patera portava nel centro un rialzo ombelicare, cavo nel lato opposto, che permetteva alla mano di afferrarla meglio durante la libazione: giacché innumerevoli monumenti figurati ci attestano che le libazioni si facevano appunto versando il vino dalla patera. Ne abbiamo degli esemplari in terracotta, grezza quanto verniciata; bellissime tanto sono quelle di fabbrica calena, che sono adorne di rilievi e tradiscono l'imitazione di prototipi metallici. Da un inventario del tempio di Apollo a Delo ricaviamo che al principio del sec. II a. C. il santuario ne possedeva ben milleseicento, tutte d'argento, e distinte per varî particolari di forma e di decorazione. Tutti i santuari dovevano rigurgitare di questa offerta assai comune; ma non è da stupire che a noi ben poco sia giunto di tanta ricchezza. Oggi si dà il nome di patera anche a scodelle della forma sopradescritta, ma munite di lungo manico, spesso in forma di figurina umana: se ne ritrovano frequentemente presso gli Etruschi, in bronzo, e, sia nell'Italia meridionale sia in Grecia in età ellenistica, anche in terracotta.
Bibl.: E. Pottier, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, s. v. Patera.