PATERECCIO (o panareccio, panaracciolo; lat. panaritium, reduvia, vermis digitorum; gr. παρωνυχία; ted. Fingerwurm)
È il flemmone del connettivo delle dita e della mano, da infezione stafilococcica (in circa un terzo dei casi da streptococco; e questi sono più gravi).
Atrio d'ingresso all'infezione sono le frequenti scontinuità dei comuni tegumemi, per lo più piccolissime. La flogosi suole iniziarsi nel connettivo sottocutaneo e di qua diffondersi al tendine o alla sua sinoviale, all'osso e all'articolazione: di qui la possibilità di distinguere paterecci superficiali e profondi. È caratterizzato da enfiagione arrossata, tesa, calda, estremamente dolente, che limita la funzione motoria e mantiene i segmenti colpiti in atteggiamento semiflesso; s'accompagna con risentimento generale febbrile. È facile diagnosticare l'esatta localizzazione della flogosi delimitabile con la palpazione mediata; sempreché il sensorio del paziente non sia alterato dal carattere particolarmente settico dell'infezione. Fra le dita più di frequente è soggetto al patereccio il pollice (destro). Il patereccio superficiale è più frequente nell'estremità delle dita (v. paronichia). Il patereccio profondo, delle ossa, delle articolazioni, ma specialmente quello delle guaine sinoviali, tanto nelle dita quanto nella mano (e nel piede: raro), offre una particolare gravità; non solo nel periodo evolutivo, in rapporto con l'importanza dell'infezione, ma specialmente per le cospicue distruzioni necrotiche (processuali) che suole provocare, con permanenti conseguenze invalidanti. La profilassi del patereccio consiste nell'evitare le lesioni di continuo dei tegumenti o quanto meno nel proteggerle scrupolosamente da occasionali contaminazioni. Quando l'infezione si sia stabilita, la cura deve essere chirurgica (incisione), diretta a diminuire la tensione dei tessuti infiltrati e a dare esito al più presto alle raccolte marciose, al fine di evitare l'estendersi della flogosi e della necrosi.