patria
La terra dei padri
Il concetto di patria è affine a quello di nazione tanto che, spesso, i due termini sono utilizzati come sinonimi. La differenza tra i due concetti emerge dal contrasto tra le nozioni di patriottismo, che indica l’amore per la patria, le sue istituzioni e i suoi simboli, e di nazionalismo, inteso come sentimento della superiorità della propria nazione rispetto alle altre
Il termine patria deriva dal latino pater «padre» e indica in generale la terra natale, la terra dei padri, vale a dire il paese, il luogo e la collettività cui gli individui si sentono affettivamente legati per origine, storia, cultura e memorie. Soprattutto in passato, la parola veniva utilizzata in riferimento al villaggio, alla città e alla regione di appartenenza, in relazione cioè alle ‘piccole patrie’. A partire dal Settecento, il concetto di patria ha iniziato a sovrapporsi al concetto di nazione, anch’esso legato a un’idea di origine (dal latino nascor «nascere»), tanto che spesso i due termini sono stati e sono tuttora utilizzati come sinonimi.
Significativa, in questo senso, è la definizione del concetto di patria formulata dal sociologo tedesco Robert Michels negli anni Trenta del Novecento. A suo giudizio, infatti, la patria costituiva al tempo stesso una comunità di sangue, di razza o di stirpe, una comunità di lingua e di cultura, una comunità di destino, una comunità statale e, ancora, una comunità di volere. Si tratta degli stessi termini – etnici, storico-culturali, etico-politici – con i quali si è di volta in volta tradizionalmente definito il concetto di nazione.
Ferma restando questa più generale coincidenza, si deve osservare che il termine patria viene di regola impiegato, anche nel linguaggio comune, in un senso prevalentemente etico-politico rispetto al termine nazione, il quale continua invece a evocare prevalentemente significati etnico-culturali. Solitamente patria implica anche l’idea di una superiore partecipazione affettiva, di un legame più intimo tra individuo e comunità patria.
Se patria e nazione rimandano, sia pure con sfumature diverse, a una medesima realtà, vi sono però implicazioni differenti nei due concetti, che emergono con chiarezza dai loro due principali derivati, patriottismo e nazionalismo.
In alcuni casi, in verità, anche questi due termini sono stati e sono usati come sinonimi. Solitamente, tuttavia, essi indicano due cose molto diverse: il primo l’amore per la patria, in particolare per le sue istituzioni e per i suoi simboli, il secondo un sentimento di natura ben diversa, e cioè l’egoismo nazionale, di regola legato a visioni di potenza, al senso di superiorità della propria nazione rispetto alle altre nazioni e all’idea di un diritto all’espansione della prima ai danni delle seconde. E come gli apostoli del patriottismo e del sentimento di nazionalità condannavano in modo netto il nazionalismo, così i teorici del nazionalismo criticavano in modo altrettanto aspro il patriottismo.
Il patriottismo, del resto, ha una propria autonoma tradizione nella storia del pensiero politico, in primo luogo nelle teorie moderne del buon governo da Machiavelli ai padri costituenti americani. In questa tradizione di pensiero, il patriottismo è l’amore per la patria in un significato eminentemente politico: è cioè amore per il buon governo, inteso come governo delle leggi, come ordinamento politico fondato sulla ‘virtù civile’ e finalizzato alla realizzazione del ‘vivere libero’, dell’interesse generale e del bene comune. Nel dibattito contemporaneo si parla in un senso per molti aspetti simile, e in contrapposizione al nazionalismo, di patriottismo della costituzione.