MODIANO, Patrick
Scrittore francese, nato il 30 luglio 1945 a Boulogne-Billancourt, nei pressi di Parigi, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 2014.
Grazie all’intercessione dell’amico di famiglia Raymond Queneau, l’editore Gallimard decise di pubblicare, nel 1968, il libro d’esordio del giovane M., La place del’Étoile, con il quale l’autore ottenne il premio Roger Nimier. Già in questo primo romanzo si scorgono i motivi costanti che fanno da sfondo alle opere dell’autore: la Parigi degli anni Trenta-Quaranta, oppressa dall’occupazione tedesca, poi dalla crisi dell’immediato dopoguerra e dalle recrudescenze xenofobe. La tragedia del conflitto mondiale e dell’olocausto toccò, infatti, da vicino la vita dell’autore a tal punto che in molte opere è possibile individuare una certa inclinazione all’autobiografismo. Infatti, il padre di M., ebreo originario della Toscana, fu vittima delle persecuzioni razziali: arrestato nel 1943 sembra che riuscì a sfuggire alla deportazione diventando un collaborazionista. Nonostante le dolorose tematiche affrontate da M., alcuni critici hanno rilevato nei primi romanzi una certa ironia generata da un processo di graduale distanziamento dalla tragica dimensione storica che sfocia nella dissacrazione della realtà politica e culturale qui raccontata. Così, in La place de l’Étoile l’ossessiva ricerca di Raphael Schlemilovitch di sentirsi parte integrante della società degenera nel surreale e nel farsesco quando, tentando in tutti i modi di affrancarsi dalla sua identità di ebreo, egli arriva ad aderire al nazionalismo xenofobo immaginando di diventare uno sterminatore di giudei.
Al primo romanzo fecero seguito a breve distanza La ronde de nuit (1969) e Les boulevards de ceinture (1972; trad. it. I viali di circonvallazione, 1973). Qui, come in molte altre opere, M. sceglie di rappresentare personaggi controversi, figure inquiete che vivono una realtà difficile o che si muovono in spazi ai limiti dell’onirico cercando una rivalsa nei confronti della solitudine, dell’assenza e dell’oblio cui sembrano condannati. Questo è il caso delle storie raccontate in Villa triste (1975; trad. it. 1976), ma anche di Rue des Boutiques obscures (1978; trad. it. Via delle Botteghe oscure, 1979), romanzo con il quale vinse il premio Goncourt, De si braves garçons (1982), Quartier perdu(1984) e Un cirque passe (1992). La riappropriazione dell’identità attraverso la ricostruzione della memoria è la tematica al centro di Dora Bruder (1997; trad. it. 1998), romanzo che fece ottenere a M. il premio Bottari Lattes Grinzane nel 2012. Il tentativo di rintracciare le testimonianze della vita di Dora, ebrea deportata ad Auschwitz e il desiderio di ricomporre le tappe della sua esistenza diventano motore per la comparsa di ricordi personali dell’autore consapevole che il presente di ogni individuo acquista senso e si reifica solo attraverso le intermittenze del tempo e la determinazione del passato.
Anticipato da Des inconnues (1999; trad. it. Sconosciute, 2000), La petite bijou (2001; trad. it. Bijou, 2005) e Accident nocturne (2003), nel 2005 è uscito Un pedigree (trad. it. 2006), una delle opere più significative di M. nella quale la componente autobiografica ha ormai preso il sopravvento sull’invenzione narrativa. Di nuovo la ricostruzione memoriale è elemento funzionale all’acquisizione e formazione della propria storia e della propria individualità, in una persistente e dolorosa indagine intima nella quale il proprio presente si definisce solo grazie alla ricognizione del proprio passato. Nel 2007 M. ha pubblicato Dans le café de la jeunesse perdue (trad. it. Nel caffè della gioventù perduta, 2010) nel quale i personaggi, in fuga da ciò che li circonda e da loro stessi, si inventano una nuova identità per emanciparsi da una vita che li costringe in una condizione asfissiante, trovando, forse solo nella morte, la vera libertà. Dopo L’horizon (2010; trad. it. L’orizzonte, 2012) e L’herbe des nuits (2012; trad. it. L’erba delle notti, 2014), M. ha pubblicato Pour que tu ne te perdes pas dans le quartier (2014); sempre con uno stile secco, privo di superflui orpelli, M. ha aggiunto un ulteriore tassello a quel percorso di indagine memoriale avviato anni prima, scavando negli abissi del passato e salvando dall’oblio frammenti di esistenza.
M. ha anche scritto per il cinema, in particolare è stato lo sceneggiatore di Lacombe, Lucien, film di Louis Malle del 1974 sulla Francia negli anni del secondo conflitto mondiale. Sempre come sceneggiatore M. ha lavorato con Patrice Leconte, Jean-Paul Rappeneau, Pascal Aubier, Alain Nahum e Mikhael Hers.
Bibliografia: C.W. Nettelbeck, P.A. Hueston, Patrick Modiano, pièces d’identité. Écrire l’entretemps, Paris 1986; A. Dolfi, Patrick Modiano: ‘la ville morte’, l’identità, l’assenza, in Identità, alterità, doppio nella letteratura moderna, a cura di A. Dolfi, Roma 2001, pp. 425-58; D. Cosnard, Dans la peau de Patrick Modiano, Paris 2010; P. Zanotti, Dopo il primato. La letteratura francese dal 1968 a oggi, Roma-Bari 2011; M. Heck, R. Guidée, Patrick Modiano, Paris 2012.