PATRIMONIO DELL’UMANITÀ
La United nations educational, scientific and cultural organization (UNESCO) è un’organizzazione dell’ONU che ha il compito di identificare, proteggere e trasmettere alle generazioni future i patrimoni naturali e culturali di tutto il mondo. L’UNESCO ha adottato, nel 1972, la Convention concerning the protection of the world cultural and natural heritage, più nota come World heritage convention, un trattato che stabiliva un unico strumento internazionale per riconoscere e proteggere il patrimonio naturale e culturale considerato di «eccezionale valore per l’umanità». Come nota Henry Cleere (2006), i primi anni successivi all’adozione della Convenzione furono caratterizzati da grande entusiasmo, ma anche dalla mancanza di politiche coerenti (che si basavano sul solo criterio dell’eccezionale valore universale, molto difficile da definire, cosicché vennero individuati dieci criteri specifici). Mechtild Rössler (2000) sottolinea che, nel 1992, le interazioni significative tra uomo e ambiente naturale furono riconosciute quali paesaggi culturali e, a partire dal dicembre di quell’anno, vennero introdotte tre categorie del patrimonio culturale (più difficile da sistematizzare anche con criteri specifici): il paesaggio progettato e realizzato dall’uomo; il paesaggio che si è evoluto organicamente (ossia con e in risposta allo sviluppo dell’ambiente naturale); il paesaggio culturale associativo. Nel 1994, la crescita incontrollata del numero di patrimoni inseriti nella lista stilata dall’UNESCO indusse a un ripensamento delle modalità di riconoscimento, che si tradusse in una nuova «strategia globale». Quest’ultima consisteva in una serie di nuovi criteri adottati per gestire, presentare e promuovere i siti: come spiega ancora Cleere (2006, p. XXII), nessuna proprietà poteva essere iscritta se non era accompagnata da un adeguato piano di gestione, finalizzato a spiegare come l’eccezionale valore universale potesse essere preservato. Al settembre 2015 l’UNESCO ha iscritto nella lista 1031 siti (802 culturali, 197 naturali e 32 misti), presenti in 163 Paesi del mondo. L’Italia è la nazione che ne detiene il maggior numero (51 siti, 47 culturali e 4 naturali), iscritti a partire dall’anno successivo alla ratifica della Convenzione (1979) fino a oggi. Nel primo decennio del nuovo millennio, l’UNESCO ha adottato la Convention for the protection of underwater cultural heritage (2001), per proteggere il patrimonio sottomarino (resti archeologici, relitti, manufatti) e la Convention for the safeguard of intangibile cultural heritage (2003), per la tutela di patrimoni immateriali (musica, danza, arti figurative, cucina), ossia tutte le forme di cultura tradizionale e popolare o folk originate in una data comunità e basate sulla tradizione.
Bibliografia: M. Rössler, World heritage cultural landscapes, «The George Wright forum», 2000, 17, 1, pp. 27-34; H. Cleere, Foreword, in Managing world heritage sites, ed. A. Leask, A. Fyall, Oxford 2006, pp. XXI-XXII; B.S. Frey, L. Steiner, World heritage list: does it make sense?, «Journal of cultural policy»,2011, 17, 5, pp. 555-73; L.M. King, A. Halpenny, Communicating the world heritage brand: visitor a wareness of UNESCO’s world heritage symbol and the implications for sites, stake holders and sustainable management, «Journal of sustainable tourism», 2014, 22, 3, pp. 768-86.