patriottismo
L’impegno profuso, su molteplici piani (politico, militare, intellettuale, ecc.) in nome della patria, per l’affermazione, la difesa o l’accrescimento dei valori che essa esprime. Nel corso dei secoli ha assunto forme diverse, uniformandosi di volta in volta alla specificità del contesto culturale, sociale e politico col quale si identificava o al quale intendeva aderire. Le prime manifestazioni di p. si rintracciano nel mondo antico, tra storia e leggenda, e furono in prevalenza espressione, sia in Grecia sia a Roma, di sentimento civico, di orgoglio e amore per la propria comunità politica (la polis, l’impero romano). Gli episodi più celebri del p. antico (l’eroismo di Leonida contro i persiani alle Termopili, 480 a.C.; la determinazione del romano Muzio Scevola al cospetto del nemico etrusco, 508 a.C. ecc.) hanno inoltre conferito vigore ideologico a numerose battaglie per la patria, combattute nelle età successive, assurgendo a modello (talora ampiamente rielaborato e strumentalmente rivisitato) di nuove concezioni patriottiche: per es. l’inaugurazione del monumento ad Arminio il Cherusco, che sconfisse i romani a Teutoburgo (9 d.C.), all’indomani dell’unificazione nazionale tedesca (1875), come emblema della supremazia militare prussiana. In Età medievale il sentimento patriottico si indirizzò eminentemente verso il proprio re o signore, oppure verso le molte «piccole patrie» (città, stati regionali) caratteristiche dell’universo comunale italiano. Il repertorio di eroi e martiri della patria si arricchì così di ulteriori figure, talora anche femminili (Giovanna D’Arco, 15° sec., paladina della riscossa francese contro gli eserciti inglesi, divenuta nel 20° sec. patrona di Francia). Come in Francia, anche nell’Inghilterra e nella Spagna moderna, il p. evolse fino a coincidere con la difesa di una monarchia nazionale, di un vasto stato unitario. Tuttavia non mancarono episodi e momenti in cui le ragioni di patria entrarono in forte conflitto col sentimento di lealtà dinastica. Tra 16° e 18° sec. numerosi sudditi affermarono di combattere per la patria nell’atto di rivolgere le armi contro il loro sovrano: i ribelli olandesi (1576-1648), i catalani e i portoghesi (1640) e infine i napoletani (1647) contro il re di Spagna, gli inglesi che sconfissero a Naseby (1645) Carlo I d’Inghilterra e che deposero Giacomo II (1688), come pure i coloni americani che rinnegarono Giorgio III (1775-83), oppure i francesi che ghigliottinarono Luigi XVI (1793). Nel 19° sec., età del trionfo dello Stato-nazione, il p. divenne un aspetto chiave della cultura e della propaganda politica (di stampo romantico, risorgimentale, libertario borghese) e aderì, caso per caso, a una specifica sintassi politico-ideologica (monarchico-costituzionalista, repubblicana, massonica, socialista, anarchica, irredentista), contribuendo a un nuovo processo di sacralizzazione dell’idea di patria (del binomio patria-nazione), ulteriormente maturato nel corso del secolo successivo. Il p. otto-novecentesco si basò sulla convinzione che l’appartenenza a una stessa patria fosse testimoniata dalla condivisione di attributi etnici, linguistici, spirituali, religiosi, e che l’affermazione di questo ideale di patria (la nascita della nazione), a opera dei diversi popoli, equivalesse al compimento di una missione (etica, morale o ispirata da Dio). Questi stessi valori sono divenuti, nella più recente Età contemporanea, elementi chiave dell’azione normativa e disciplinante dello stato nazionale (e dei regimi totalitari, in specie), al fine di trasformare il p. in uno strumento funzionale a superare le superstiti difformità culturali e linguistiche (anzitutto), e a incoraggiare la piena e durevole identificazione di ogni cittadino nella sua nazione. La crisi dello Stato-nazione, tematica particolarmente caratteristica degli ultimi decenni, può essere collegata anche al fiorire di nuove visioni patriottiche, soprattutto in Europa, che hanno tentato di recuperare un più antico (e più ristretto) concetto di patria (luogo di origine dei propri antenati, stato pre-unitario) o di superare altrimenti (con un’accezione più larga) la dimensione nazionale: promuovendo una più forte idea della patria europea o una più sentita adesione ai valori e ai principi costituzionali dei singoli Stati.