PATRISTICA
. È quella fra le scienze teologiche, la quale fa oggetto di studio speciale i Padri della Chiesa (v.). Sorta come ramo distinto della teologia in ambiente luterano, dove si cominciò a distinguere la teologia biblica dalla patristica e dalla scolastica, nonché la teologia "simbolica" dalla "speculativa", comprendeva all'inizio anche le necessarie nozioni preliminari di carattere storico-filologico, ma rimase distinta dalla "patrologia" propriamente detta, che si limitava a dare nozioni di storia letteraria. Tuttavia nel considerare i Padri come scrittori si è constatata sempre più l'impossibilità di prescindere dal loro pensiero, e al tempo stesso di studiarli senza tener conto anche degli altri scrittori cristiani loro contemporanei, di modo che ora ogni libro di "patrologia" contiene sempre nozioni più o meno ampie di "patristica"; e, mentre il senso della distinzione tra le due discipline si va smarrendo, la patrologia tende sempre più a diventare storia delle antiche letterature cristiane (è conservata invece, anche nelle storie letterarie generali, la distinzione fra autori pagani e cristiani), e l'antica teologia patristica, in quanto raccoglie e discute le concezioni teologiche degli antichi scrittori ecclesiastici, tende a confondersi con la storia dei dogmi.
All'inizio degli studî di patrologia si può porre la famosa operetta di S. Girolamo, De viris inlustribus, scritta a imitazione dell'omonima di Svetonio, la quale ebbe continuatori nell'antichità quali Gennadio di Marsiglia, e nel Medioevo Isidoro di Siviglia, Ildefonso di Toledo, Sigeberto di Gembloux (Liber de scriptoribus ecclesiasticis), l'anonimo mellicense (dall'abbazia di Melk, in Austria), ecc.; mentre, tradotta in greco, l'operetta di S. Girolamo trovava in questa lingua la sua continuazione più importante nella celebre Biblioteca di Fozio.
Ma il grande impulso agli studî patristici fu dato dal Rinascimento, con il suo ideale del ritorno alle origini, sia cristiane sia profane; ed è appena il caso di ricordare le prime edizioni a stampa di testi patristici e il grande impulso che ad esse venne dai grandi umanisti, tra i quali nomineremo, uno per tutti, Erasmo da Rotterdam. Un impulso ulteriore venne dalla Riforma, con le controversie ch'essa scatenò in mezzo agli stessi riformati (e basterà rammentare l'opera di Ecolampadio sull'Eucaristia) e tra questi e i cattolici: polemiche continuate durante il periodo della Controriforma, che coincise d'altra parte con il grande sviluppo dell'erudizione filologica, la quale pure diede il suo contributo agli studî patristici.
È l'epoca dei grandi editori di testi, J.-B. Cotelier, E. Baluze, F. Combéfis, Fronton du Duc, J. Sirmond, D. Petau, J. Garnier, F. Chifflet, L. d'Achéry, A. Noël, D. Montfaucon, L. A. Muratori, ecc., e delle grandi collezioni o biblioteche: la Bibliotheca Sanctorum Patrum di M. de la Bigne (Binius, Parigi 1575-1579, voll. 8 e un'appendice), spesso ristampata e divenuta poi la Magna bibliotheca (Colonia 1618-22, voll. 14) e la Maxima bibliotheca (Lione 1677, voll. 27); più tardi sostituita dalla Bibliotheca sanctorum Patrum di A. Galland (Venezia 1765-88, voll. 14) che si poté servire dell'opera degli eruditi del sec. XVIII.
Di pari passo con le pubblicazioni di testi andavano le storie letterarie, tra cui ricorderemo solo il De scriptoribus ecclesiasticis di G. Tritemio, l'opera omonima di S. Rnoberto Bellarmino, la Nuovelle Bibliothèque des auteurs ecclésiastiques di Louis-Ellies Du Pin (1686 segg.), l'Histoire générale des auteurs sacrés et ecclésiastiques di R. Ceillier, l'Analysys operum Sanctorum Patrium di D. Schram (Augusta 1780-96, voll. 18), e le opere dei protestanti G. Cave (Historia litteraria scriptorum ecclesiasticorum, Londra 1688-1698, voll. 2) e G. Schoenemann (Bibliotheca historico-litteraria Patrum latinorum, Lipsia 1792-94, voll. 2). Infine, per ciò che riguarda le letterature cristiane orientali, e specie la siriaca, basterà citare il nome dei fratelli Assemani.
Nel sec. XIX, l'alleanza tra la patristica e la filologia si è venuta facendo sempre più stretta, e appare già evidente nell'opera di A. Mai (Scriptorum veterum nova collectio, Roma 1825-38, voll. 10; Spicilegium romanum, ivi 1839-44, voll. 10; Nova Patrum bibliotheca, ivi 1844-45) di J.-B. Pitra (soprattutto lo Spicilegium solesmense, Parigi 1852 segg., voll. 4) e di M. J. Routh (Reliquiae sacrae, Oxford 1814 segg.). Grandi benemerenze, come organizzatore d'una grande impresa editoriale s'è acquistato J.-B. Migne, con la sua Patrologia, distinta nelle due serie, greca e latina.
Negli ultimi anni del sec. XIX e nel seguente, si sono venute svolgendo grandi collezioni di testi, quali il Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum (C. S. E. L.) dell'Accademia di Vienna (Vienna 1866 segg.) e la raccolta dei Griechische christliche Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, che ha presto varcato gli stretti limiti cronologici originarî, dell'Accademia di Berlino (Lipsia 1897 segg.). A queste grandi collezioni fanno riscontro, per gli scrittori di lingue orientali, il Corpus scriptorum ecclesiasticorum orientalium, delle università cattoliche di Washington e Lovanio, la Patrologia orientalis diretta da R. Graffin e F. Nau e la Patrologia syriaca, di R. Graffin. Attorno a queste poderose imprese, sono sempre da ricordare le edizioni critiche di opere d'autori cristiani comprese nelle maggiori collezioni di classici latini e greci; o nella serie degli Scriptores antiquissimi dei Monumenta Germaniae Historica; alcune collezioni minori di testi, quali i Cambridge Patristic Texts, diretti da A. J. Mason (dal 1899) e il Florilegium patristicum di G. Rauschen (Bonn 1904 segg.), di cui la prima soprattutto contiene vere e proprie edizioni critiche, e non mere ristampe; inoltre le collezioni miste, di testi e monografie, quali l'importantissima serie Texte und Untersuchungen, cui sono legati soprattutto i nomi di A. von Harnack e O. Gebhardt, i Texts and Studies di Cambridge, i Kleine Texte diretti da H. Lietzmann. In Italia si possono ricordare due collezioni cessate, cioè la Bibliotheca sanctorum Patrum del Vizzini (Roma 1901) e gli Scrittori cristiani antichi (ivi 1921 segg.; spesso col testo sempre la trad. ital.) diretti di fatto da E. Buonaiuti, e i Testi cristiani (Firenze 1930) di G. Manacorda. Una collezione molto conveniente per la sua praticità è quella dei Textes et documents pour l'étude historique du christianisme, di H. Hemmer e P. Lejay (Parigi 1904 segg.). Possiamo infine ricordare le raccolte di semplici traduzioni, tra cui hanno maggiore importanza la tedesca Bibliothek der Kirchenväter (Kemptein 1830 segg.) e le collezioni inglesi: Library of the Holy catholic Church, di J. H. Newman e Pusey (Oxford 1832 segg.), la Ante-nicene Library (Edimburgo 1866-72 e Additional volume, 1897; ripubblicata a Buffalo, N. Y., 1884-86) e la Select library of Nicene and post-Nicene Fathers, di Ph. Schaff (New York 1886-1900). Qualche volume riferentesi all'epoca patristica contiene anche la raccolta degli Studi e testi della Biblioteca Vaticana.
È un fatto abbastanza curioso che il maggiore contributo alla conoscenza della letteratura cristiana antica nel secolo XIX e nei primi decennî del XX - nonostante numerose e pregevoli scoperte - non è venuto dalla papirologia, bensì piuttosto dall'esplorazione delle biblioteche e dall'indagine filologica. A questo genere di attività dobbiamo le più importanti "scoperte" di questo periodo, dai Philosophoumena d'Ippolito all'Apologia di Aristide, dal Libro di Eraclide di Nestorio alla Dimostrazione della predicazione apostolica d'Ireneo, dal Commento alle Epistole paoline di Pelagio alla Didachè. Basterà la menzione di queste ultime opere per dispensarci dall'addurre, nonché la lunghissima serie delle monografie speciali, anche soltanto i nomi dei principali studiosi.
Ci limiteremo soltanto a ricordare alcune fra le maggiori opere di consultazione, fra cui tengono il primo posto la Geschichte der altchristlichen Literatur bis Eusebius di A. von Harnack e la Geschicte der altkirchlichen Literatur di O. Bardenhewer; subito dopo le quali si possono porre l'Histoire de la littérature latine chrétienne, di P. de Labriolle (2ª ed., Parigi 1924), l'Histoire de la littérature grecque chrétienne di A. Puech (ivi 1928-30 voll. 3), l'Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne di P. Monceaux; le parti riferentisi alla patristica nelle opere di M. Schanz, Gesehichte der römischen Litteratur e di W. von Christ, Geschichte der griechischen Litteratur, dovute rispettivamente, nelle ultime edizioni, a G. Krüger e a O. Stahlin, la Geschichte der syrischen Litteratur, di A. Baumstark (Bonn 1922) e la Storia della letteratura latina cristiana, di U. Moricca (Torino 1925 segg.). Opere di valore diverso, e la cui importanza consiste soprattutto nella copia e nella precisione delle indicazioni di carattere bibliografico. Per contro, mentre per la valutazione dell'importanza dei singoli Padri della Chiesa nella storia del pensiero cristiano conviene rifarsi alle grandi opere di storia dei dogmi (v. dogma), per una loro valutazione propriamente letteraria, se si eccettuino pochi scrittori, si desidera ancora un'opera modernissima che sia all'altezza dell'Antike Kunstprosa di E. Norden, alla quale lo studioso dell'antica letteratura cristiana classica dovrà sempre, almeno per ora, rifarsi.