PATRONIMICO (da un agg. greco, non attestato, πατρονυμικός "concernente il nome del padre")
S'indica col termine di patronimico quell'aggiunto al nome di persona che mira a precisarlo indicando la paternità dell'individuo di cui si tratta.
Esso appare frequentemente in sistemi onomastici di varî tempi e luoghi (v. onomastica), mentre il metronimico (o matronimico), cioè l'aggiunto tratto dal nome della madre e il tecnonimico, che precisa il nome con l'indicazione del nome del figlio sono molto più rari.
La forma più semplice è rappresentata dallo schema X figlio di Y, che si ha p. es. in latino (C. Iulius C. f. Caesar, in cui C. f. = "figlio di Gaio") o in arabo (Ibn ‛Abbās "figlio di ‛Abbās"), o, con l'ordine che è loro proprio, nelle lingue germaniche (Thomson; Petersen); oppure "figlio" si sottintende e si ha il semplice complemento di specificazione, come in greco (Δημοσϑένης Δημοσϑένους "Demostene di Demostene") o in italiano nello stile notarile o burocratico (Giovanni Ferri di Eusebio; cfr. anche fu Gustavo). Talora per indicare il patronimico si adibiscono particolari suffissi di carattere aggettivale o genitivale, come in greco (Πηλείδης "figlio di Peleo", Λαερτιάδης "figlio di Laerte"), in slavo (russo Ivan Ivanovič) o in spagnolo antico (Didaz, Diaz "figlio di Didaco [= Diego]").
Il cognome ha spesso origine da patronimici: Thomson, Petersen, Diaz non indicano più specificamente "figlio di Tommaso, di Pietro, di Diego", ma sono diventati nomi di famiglia.