ADAM, Paul
Nato a Parigi il 7 dicembre 1862, fu nel 1883 costretto, anche da rovesci di fortuna, a gettarsi nella carriera letteraria. Il suo primo libro, Chair molle, nettamente naturalista, gli valse una condanna per immoralità. Fondatore di riviste d'avanguardia, fu attratto dal simbolismo (Être, 1888) e poi dalla politica, a fianco del Barrès boulangista. Dal 1890, si dedicò esclusivamente alla letteratura. Accanto ai romanzi parigini (Le vice filial), sociali (Mystère des foules, Les cœurs nouveaux; Robes rouges) stanno gli studî bizantini (Basile et Sophie, Irène et les eunuques), e La critique des mœurs. Ma la quadrilogia che salverà il nome dello scrittore è composta da La force (1899); L'enfant d'Austerlitz (1901); La ruse (1903); Au soleil de Juillet (1903): epopea della famiglia Adam (nell'opera designata come Héricourt). Seguono e si moltiplicano impressioni di viaggio, focose utopie, romanzi d'ogni genere, tra cui emergono le possenti "anticipazioni" del Trust, de La ville inconnue e un singolare racconto borghese: Stéphanie. La guerra che egli aveva precorsa, con La bataille d'Uhde, eccita ancora la sua fecondità di poligrafo, ma di questo periodo rileviamo solo Le lion d'Arras (1919) in cui è ripresa la storia degli Héricourt. Morì il 1° gennaio 1920. Le opere complete sono in corso di stampa presso l'editore Flammarion di Parigi. Scrittore vigoroso e a tratti affascinante, a cui la tana simbolista tolse talora chiarezza e diretta efficacia, l'A. dovette all'oscurità e nebulosità di certe sue concezioni e raffigurazioni di non poter essere denominato il Balzac del secolo ventesimo.
Bibl.: C. Mauclair, Paul Adam, Parigi 1921; E. Jean-Desthieux, Le dernier des encyclopédistes, Paul Adam, Parigi 1928.