Claudel, Paul
, Scrittore e diplomatico francese (Villeneuve-sur-Fère 1868 - Parigi 1955), lesse a vent'anni una traduzione della Commedia riportandone una così forte impressione che non volle più riaprirla: questo egli confessa in una lettera tuttora (1968) inedita, di proprietà degli eredi, indirizzata a L. Gillet e datata Brangues 25 giugno 1941, per ringraziarlo del dono del saggio che il Gillet gli aveva dedicato: Dante (Parigi 1941). Tra i libri che influirono sulla sua conversione, C. mette la Commedia e in particolare gli ultimi cinque canti del Purgatorio (cfr. lettera a F. Jammes e G. Frizeau, 20 gennaio 1904). Su D. scrisse l'Ode jubilaire pour le six-centième anniversaire de la mort de D. nel gennaio 1921, a Copenaghen, dove si trovava in qualità di ministro plenipotenziario; ode che venne pubblicata nel numero dell'aprile successivo del " Bulletin du Jubilé (Art catholique) " e poi a parte (Parigi 1921); infine raccolta in Feuilles de saints (ibid. 1925) e nel t. II delle Oeuvres complètes, Poésie II (ibid. 1952). Il componimento, diviso in venti stanze, richiama nel verso e nel ritmo, come altri componimenti claudeliani, il carattere dei Salmi. Il tema centrale dell'ode, che considera l'opera di D. quasi un testo sacro, è quello dell'esilio: C. vede che l'esilio dantesco, come il proprio, consiste nell'appartenenza al peccato, sicché le loro vie di redenzione risulterebbero parallele. Poeti cattolici, e perciò universali, tanto lui che D., avendo precluso il ritorno diretto a Dio, hanno rimesso il loro essere spoglio nelle mani di una donna, esecutrice privilegiata della volontà divina. Non si può pertanto parlare d'influsso diretto di D. su C. ma d'impressioni di lettura trasportate in poesia. Espressioni dantesche tradotte ricorrono nell'ode, che è opera molto elaborata e severa. Una Introduction à un poème sur D. rappresenta lo sviluppo di un discorso pronunciato da C. davanti al Comité Catholique de D. il 17 maggio 1921, appunto per introdurre la lettura dell'ode, e pubblicato poi nel primo volume di Positions et Propositions. Vi si afferma, fra l'altro, a proposito di Beatrice, che la donna è per D. l'amore nella nostra vita, l'elemento essenzialmente collocato fuori del nostro potere, gratuito, indipendente, e che, il più delle volte, interviene nel nostro piccolo mondo sistemato dalla nostra mediocre ragione, come elemento profondamente perturbatore. C. ricorda D. anche nella prima delle Cinq grandes Odes, quella intitolata Les Muses, e in alcune risposte a J. Amrouche in occasione di conversazioni radiofoniche nel 1951 e '52, dove fra l'altro afferma che D. accese in lui la grande ammirazione della sua vita, quella per Virgilio (Entretiens avec P.C., pubblicati col titolo Mémoires improvisés, Parigi 1954). Altri cenni a D. si trovano nella corrispondenza con J. Rivière, F. Jammes e G. Frizeau citati.
Bibl. - Correspondance P.C.-J. Rivière (1907-1914), introduzione di I. Rivière, Parigi 1926; J. Madaule, Le Drame de P.C., Bruges 1936; E. Francia, P.C., Brescia 1947; Correspondance P.C.-F. Jammes, G. Frizeau (1897-1938), prefazione e note di A. Blanchet, Parigi 1952; E. Beaumont, The theme of Beatrice in the Plays of C., Londra s.d. [1954] (trad. francese di H. Foster col titolo: Le Sens de l'amour dans le théâtre de C., Le thème de Béatrice, Parigi 1958); L. Chaigne, La vie de P.C. et la genèse de son oeuvre, Tours 1961; O. Vétö, C. et D.: l' " Ode Jubilaire " et l'" Introduction à un poème sur D. ", in " Revue Lettres Modernes ", serie Paul Claudel, n. 38, Parigi 1964, 101-103. Questo articolo fa parte di una tesi di dottorato, pressoché inedita (1968), di oltre 300 pp., depositata alla Sorbona, e che tratta ampiamente di questo argomento: C. et D. (1963).