DELVAUX, Paul
Pittore belga, nato ad Antheit presso Huy, Liegi, il 23 settembre 1897. Compiuti studi classici, si iscrive all'Académie des Beaux-Arts di Bruxelles dove segue dapprima corsi di architettura e poi di pittura sotto la guida di C. Montald. Durante un viaggio a Parigi nel 1926 ha modo di conoscere opere di G. De Chirico. Nel 1934 visita la mostra Minotaure al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, organizzata da E.L.T. Mesens, rimanendo colpito dalla tematica surrealista. Con R. Magritte nel 1937 entra a far parte del gruppo belga Les Compagnons de l'art che comprende espressionisti e surrealisti; l'anno successivo partecipa all'Exposition Internationale du Surréalisme alla Galerie des Beaux-Arts a Parigi curata da A. Breton e P. Éluard. Sono anni di intense esperienze, tra cui particolare significato hanno i viaggi in Italia. Nel 1940 collabora per la prima volta a una rivista belga surrealista L'invention collective, di breve durata a causa dell'invasione tedesca. L'attività espositiva personale iniziata nel 1926 offre una prima sintesi importante nella retrospettiva del 1944 al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (per l'occasione il cineasta H. Storck realizza il film Le monde de Paul Delvaux, con musiche di A. Souris e commento di P. Éluard, vincitore del Festival di Venezia nel 1948); è poi presente in gallerie e musei europei e americani anche in rassegne internazionali oltre a quelle relative al Surrealismo. Tra il 1950 e il 1962 insegna pittura all'Ecole Nationale Supérieure d'architecture et des arts décoratifs de la Cambre di Bruxelles; nel 1965-66 è nominato presidente dell'Académie Royale des Beaux-Arts de Belgique e nel 1977 membro dell'Académie des Beaux-Arts de France. Nel 1980 si costituisce la Fondation Paul Delvaux e nel 1982 si apre il Museo Paul Delvaux a Saint-Idesbald.
Protagonista della pittura belga, dopo gli esordi accademici realisti e post-impressionisti che volgono ad una stilizzazione lineare e cromatica dell'immagine e a una successiva accentuazione espressionista, verso la metà degli anni Trenta, nella suggestione della visita al Museo Spitzner alla fiera di Bruxelles (1930) e soprattutto nella riflessione sul Surrealismo, sollecitata, dopo un'iniziale diffidenza, anche dalla conoscenza diretta di vari esponenti, D. ne formula una propria visione, permeata della spazialità metafisica di De Chirico. In un immaginario con ascendenze simboliste configura un'inquietante presenza femminile, di ambigua sensualità, talora in metamorfosi vegetali, che occupa immobile e languida nella sua incomunicabilità scenari classicheggianti di colonne e foreste, stazioni e spazi definiti in una luce ferma, come minerale. Pur nel dichiarato rifiuto della psicanalisi e nelle riserve sul Surrealismo, emergono enigmatici misteri in una dimensione senza tempo. Vedi tav. f. t.
Bibl.: R. Gaffé, Paul Delvaux ou les rêves eveillés, Bruxelles 1945; C. Spaak, Paul Delvaux, Anversa 1948; P. A. de Bock, Paul Delvaux: Der Mensch, der Maler, Amburgo 1965; Cahiers Paul Delvaux I: premières lithographies, Parigi 1969; Cahiers Paul Delvaux II: l'oeuvre gravé 1966-69, ivi 1969; A. Terrasse, Paul Delvaux, ivi 1972; M. Butor, J. Clair, S. Houbart-Wilkin, Paul Delvaux. Catalogue de l'oeuvre peint, Bruxelles 1975; M. Jacob, Paul Delvaux: oeuvre gravé, Parigi 1976; B. Emerson, Delvaux, Anversa 1985; Paul Delvaux, Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1986.