Fejos, Paul (propr. Pál Fejös)
Regista cinematografico e antropologo ungherese, nato a Budapest il 24 gennaio 1897 e morto a New York il 23 aprile 1963. La sua avventurosa biografia offre l'immagine di un intellettuale eclettico, spinto da una ostinata volontà di ricerca e di superamento del limite, sia nella realizzazione di opere filmiche intensamente inventive, sia nelle spedizioni e nelle scoperte in campo antropologico (alle quali dedicò gli ultimi vent'anni della sua vita). Divenuto celebre tra la fine degli anni Venti e il decennio successivo grazie a Lonesome (1928; Primo amore), Big house (1930) e Menschen hinter Gittern (1931, rispettivamente versione francese e tedesca di The big house, 1930, Carcere, diretto da George Hill) e Tavaszi zápor (1932; Maria, leggenda ungherese), F. godette all'epoca di una fortuna critica che lo poneva sullo stesso piano di registi quali Friedrich Wilhelm Murnau, King Vidor, Frank Borzage o Charlie Chaplin; successivamente venne però dimenticato dai critici e dagli storici del cinema, e i suoi film smisero di circolare.
Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale e aver studiato medicina, si dedicò inizialmente al teatro, quindi al cinema, prima in Ungheria e poi negli Stati Uniti, dove si era trasferito nel 1923. Tra il 1920 e il 1940 realizzò una quarantina di film nei molti Paesi in cui aveva viaggiato e vissuto (Ungheria, Stati Uniti, Francia, Austria, Danimarca, Madagascar, Indonesia) passando dalla commedia al film musicale, al mélo, al film d'amore, al documentario, contaminando i linguaggi e mettendo ogni volta in discussione (a Hollywood, come nelle spedizioni in Africa o in Asia) la rigidità delle forme e delle tecniche. Il suo primo film hollywoodiano (The last moment, 1928) fu girato prendendo a noleggio per pochi minuti i set di diversi film in corso di produzione presso la Fine Art Studio. Grazie all'interessamento di Chaplin, che vide e amò il film, F. ottenne un contratto con la Universal Pictures che gli produsse Lonesome, capolavoro di semplicità narrativa e libertà inventiva, fatto di aperture e di fughe emotive continuamente dissolte e ricomposte attraverso un intervento molto raffinato sulla luce. Sullo sfondo di una metropoli il cui ritmo frastornante condanna all'isolamento le creature più indifese, il film racconta la delicata storia d'amore di due giovani. Un analogo intreccio avrebbe caratterizzato Sonnenstrahl (1933; Viva la vita!): girata in Austria con Gustav Fröhlich e Annabella, quest'opera dà ampio spazio all'espressione del desiderio e del sogno, con momenti di grande intensità lirica, come quando i due innamorati, scampati al suicidio, si abbandonano alla reinvenzione fantastica del mondo. L'anno precedente F. aveva girato in Francia Fantômas (Fantomas), stravagante ripresa del personaggio da feuilleton già protagonista dei film di Louis Feuillade degli anni Dieci, e in Ungheria il palpitante melodramma Tavaszi zápor, ricco di originali soluzioni visive.
Gli ultimi film realizzati da F. furono documentari scientifici, frutto di una serie di spedizioni di ricerca antropologica, da lui guidate prima in Madagascar, poi in Indonesia, nel Siam e infine in America Meridionale, dove scoprì diversi e importanti insediamenti inca nei pressi di Cuzco, in Perù. Nel 1941 abbandonò ogni attività cinematografica per stabilirsi a New York come ricercatore e poi presidente della Wenner-Gren Foundation for Anthropological Research, dedicandosi interamente alla ricerca antropologica.
Puck, Galleria, CXVIII ‒ Paul Fejos, in "Cinema", 1941, 118, p. 356.
P. Haudiquet, Fejos, in "Anthologie du cinéma", 1968, 87, suppl. a "L'avant-scène du cinéma", pp. 497-561.
C. Marabello, I generi della vita ‒ Come se i set non fossero mondi, in Taormina Arte '97 ‒ Cinema, Messina 1997 (catalogo della mostra), pp. 68-69.
B. Roberti, Sentieri dispersi, in "Filmcritica", 1997, 479, pp. 499-502.