Gauguin, Paul
L'artista in fuga dalla civiltà
Il nome del pittore francese Paul Gauguin è legato al mito dell'artista ribelle e vagabondo e alle sue fughe in Polinesia. Nell'arte del Novecento è anche il simbolo di un nuovo modo di dipingere: rapido, sintetico, libero da schemi e regole. Non imita la natura, ma cerca di cogliere le emozioni che essa suscita nell'artista
Per tutta la vita Gauguin ha viaggiato, spinto non tanto da un bisogno di evadere verso luoghi incontaminati quanto dal desiderio di ritrovare sé stesso e la propria arte in uno stato primitivo di unione con la natura. Le vicissitudini della sua esistenza hanno creato il mito del pittore maledetto e incompreso, ispirando racconti e film. Nato a Parigi nel 1848, trascorre l'infanzia in Perù e la giovinezza da marinaio. È un avviato agente di cambio e padre di famiglia quando si avvicina alla pittura e conosce gli impressionisti (impressionismo), i pittori che dipingevano en plein air ("all'aperto") e che rifiutavano le regole della tradizione.
È proprio uno di loro, Camille Pissarro, che lo incoraggia a prendere il pennello. Ma Gauguin è insoddisfatto dell'arte impressionista perché raffigura solo ciò che si vede. Per lui invece "l'arte è un'astrazione", che bisogna trarre "dalla natura sognando di fronte a essa". Seguita a girovagare, alla ricerca di una natura più selvaggia a cui ispirarsi. Crede di averla trovata in Bretagna, dove si reca più volte, attratto dalla semplicità rustica di quella terra. Qui il suo stile matura, allontanandosi dalla realtà. È rimasto famoso il consiglio che egli diede all'amico Paul Sérusier: dipingi gli alberi come li vedi, anche se ti appaiono blu o gialli.
Ancora insoddisfatto, Gauguin nel 1887 parte per Panama. Poiché non accetta compromessi, pur di non dipingere ritratti commerciali per vivere lavora come sterratore nella costruzione del canale. Successivamente riparte per la Martinica e si innamora del paesaggio tropicale. Malato e senza un soldo in tasca torna in patria. Ma il rifiuto per la civiltà lo porta a nuove fughe.
Così liquida tutto il passato, famiglia compresa, e parte per i Mari del Sud. A Tahiti compie due lunghi soggiorni (1891-93 e 1895-1901), poi raggiunge l'ultima tappa delle sue peregrinazioni: le Isole Marchesi, in Polinesia, dove vive fino alla morte, avvenuta nel 1903.
Il percorso di Paul Gauguin è come un viaggio indietro, verso le origini e gli istinti primitivi dell'uomo. Questo processo in pittura si traduce in uno stile volontariamente rudimentale. Uno stile dove le forme sono semplificate, delimitate da linee nette. I colori sono accesi e senza sfumature, stesi con pennellate piatte. Lo spazio è quasi bidimensionale, reso con elementi decorativi, che richiamano l'arabesco. Nei dipinti polinesiani il pittore esprime le sue idee con più determinazione, arrivando a una composizione più astratta, ossia più lontana dalla realtà. Semplifica al massimo la natura e la collega al mondo dell'immaginario.
La vita degli abitanti di Tahiti era, al tempo di Gauguin, già contaminata dall'arrivo dei coloni, ma il pittore la idealizza nei suoi dipinti arricchendola di riferimenti a miti e leggende, ripresi dai romanzi in voga all'epoca. L'intento è quello di mostrare le isole dell'Oceano Pacifico come piccoli angoli di paradiso terrestre dove si vive una perfetta armonia tra uomini e natura.
Ma era davvero così? O non era piuttosto Gauguin che desiderava esportare le proprie visioni paradisiache? Forse questi dipinti avevano anche lo scopo di alimentare il sogno esotico di un pubblico borghese europeo.
In Bretagna, a Pont-Aven, Gauguin scopre il fascino delle vetrate gotiche e degli smalti medievali. Questi sono fatti con una tecnica chiamata cloisonné, che consiste nel far colare una pasta vitrea dentro piccoli spazi (alveoli) racchiusi da listelli di metallo. Con il suo amico Émile Bernard trasporta in pittura questa tecnica, delimitando ampie zone di colore piatto con contorni scuri e netti. Con questo stile, che i critici dell'epoca definiscono cloisonnisme, Gauguin cerca di dare vita a ciò che resta di primitivo e di puro nel mondo.