HINDEMITH, Paul
Compositore, nato a Hanau sul Meno il 16 novembre 1895. Studiò dapprima a Darmstadt con A. Mendelssohn, indi con B. Sekles al Conservatorio di Francoforte. Dal 1915 al 1923 fu primo violino dell'orchestra dell'Opera di Francoforte; nel 1923 fondò, insieme con il violinista L. Amar, un quartetto d'archi assai pregiato che tuttora vive, ma dal quale H., che ne era il violista, s'è ritirato nel 1930. Nel 1927 fu nominato professore di composizione alla scuola superiore di musica di Berlino.
H. è considerato l'esponente più rappresentativo delle moderne tendenze della musica in Germania. Nelle sue composizioni, a cominciare dal gruppo di sei sonate per strumenti ad arco che compongono l'op. 11 (1920-23), si concretano in espressione personale i tentativi, oggi sempre più numerosi, di opporre al postremo romanticismo una nuova saldezza costruttiva; e tutto quello che la scuola di A. Schönberg ha dato come risultati, per così dire, linguistici e lessicali, vi si traduce in stile. L'atonalismo di H. deriva da quello di Schönberg, ma la forma hindemithiana lo domina sì che le due personalità ci appaiono addirittura come antagonistiche. Contro il decadentismo romantico e lo psicologismo dello Schönberg, la poetica hindemitiana ci richiama per il suo carattere di musica "pura", ai classici tedeschi del Sei e del Settecento, ai maestri del contrappunto strumentale, che Max Reger aveva tentato, prima della guerra, di richiamare in vita, senza riuscirvi a pieno per causa del suo scolasticismo. Ma nell'opera di H. vibra una vitalità che impedisce alle pagine di raggelarsi nello schema formalistico: una vivacità, a volte un'irrequietezza ch'è propria del nostro tempo, informa lo sviluppo della composizione, insieme con una precisione di movimento che a volte fa pensare alla logica inflessibile della macchina. Non, quindi, abbandoni al canto o all'estasi lirica, ma energia e durezza: l'impeto del creatore non sa arrestarsi e in questo estremo dinamismo è racchiuso il senso poetico delle migliori fra le già numerosissime opere hindemitiane.
Basterà ricordare, fra la musica strumentale, ch'è allo stesso tempo la più significativa, i quattro quartetti, le quattro sonate dell'op. 25, le tre sonate dell'op. 31, le 4 Kammermusik dell'op. 36 (concerti per pianoforte, violoncello; violino e viola), il Concerto op. 38 per orchestra, la Konzertmusik op. 41 per orchestra di fiati, le due Kammermusik dell'op. 46 (per viola d'amore e per organo), le Konzertmusik (1930) per viola e orchestra da camera, per orchestra d'archi e strumenti a fiato, e per pianoforte, fiati e arpe; parecchie liriche vocali (fra cui Die Junge Magd, op. 23, Die Serenaden, op. 35 e il ciclo Das Marienleben ch'è tra le cose sue migliori), l'oratorio per soli, coro e orchestra Das Unaufhörliche (1931). Per il teatro H. ha scritto le brevi opere Mörder,Hoffnung der Frauen (1921), Das Nusch-Nuschi (id.) e Sancta Susanna (id.), il dramma in tre atti Cardillac (1926), l'opera da camera Hin und zurück (1927), l'opera leggiera in due atti Neues vom Tage (1929) e ha tentato un nuovo genere, l'opera per la scuola, nel grazioso Wir bauen eine Stadt (1930).
Bibl.: H. Strobel, P. H., 2a ed., Magonza 1931; G. Pannain, P. H., in La Rassegna Musicale, febbraio 1928; A. Machabey, P. H. musicien allemand, in La Revue Musicale, ottobre 1930.